Concluso a Benevento l’incontro, durato due giorni, dei Vescovi delle “Aree interne”, zone che nel Sud e nel Nord Italia fanno i conti con lo spopolamento e con una crisi che sembra inesorabile. Si tratta di territori distanti dall’insieme dei servizi essenziali e spesso penalizzati nell’assegnazione delle risorse; territori esposti a un processo di decremento progressivo della popolazione, che rischia di comprometterne le ricchezze ambientali e culturali
Elaborare proposte concrete, questo l’obiettivo dei vescovi dei territori interessati, che si sono ritrovati il 10 e l’11 luglio, nel “Centro La Pace” (nella foto), nel solco di un cammino avviato a maggio 2019 e proseguito con diverse iniziative. Lo sguardo dei Pastori ha unito il punto di vista del tessuto sociale con le problematiche e le opportunità pastorali. All’invito dell’arcivescovo di Benevento, monsignor Felice Accrocca, hanno risposto oltre 30 vescovi provenienti da Sardegna, Piemonte, Liguria, Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Puglia, Basilicata, Calabria, Emilia Romagna e Toscana.
I lavori si sono aperti il 10 luglio con la condivisione delle esperienze dei vescovi partecipanti e l’introduzione del cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei, che si è fatto voce della necessità di investimenti e infrastrutture che contribuiscano a contrastare le difficoltà legate allo spopolamento delle aree interne. Nell’offrire la disponibilità e l’impegno della Chiesa, ha invitato anche i Comuni a superare ogni campanilismo e a lavorare insieme secondo una logica di rete. A livello pastorale, le aree interne possono diventare un indicatore che anticipa i problemi e chiede di ripensare la ministerialità in quelle comunità rimaste senza la presenza stabile di un parroco.
Nel pomeriggio, monsignor Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, ha tenuto la relazione dal titolo “Voltare pagina? L’esercizio del ministero ordinato nelle zone interne: per una riflessione teologico-pastorale”. L’attenzione si è concentrata sulle prospettive con cui oggi affrontare nuove forme di presenza e di servizio ecclesiale in zone per molti versi disagiate, immaginando anche nuove ministerialità laicali. È stata condivisa la preoccupazione sui rischi connessi alle proposte di autonomia differenziata: il timore è che possa indebolire i legami di solidarietà che promuovono la persona e rendono coesa la comunità nazionale.
La mattinata dell’11 luglio è stata dedicata al dialogo assembleare. Le conclusioni sono state affidate a monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e segretario generale della Cei: “Serve – ha auspicato Baturi – una nuova spinta creativa che, alla luce della mobilità odierna, attivi pensieri, percorsi ed esperienze all’insegna della comunione e della solidarietà”.