Pozzuoli celebra il suo legame con il grande Nino Taranto, riportando “La Caccavella” nei giardinetti di Lucrino, a pochi passi dalla villa dove il celebre attore e cantante trascorreva le sue estati. L’opera in ceramica, realizzata dai maestri vietresi, raffigura un giovane scugnizzo intento a suonare il putipù, lo strumento musicale simbolo della tradizione napoletana, conosciuto anche come caccavella.
La statua rappresenta un autoritratto giovanile dello stesso Taranto, con indosso la caratteristica paglietta, il cappello che contribuì a rendere inconfondibile la sua immagine. Un aneddoto racconta che, nel 1940, Nino Taranto decise di modificare la paglietta per creare qualcosa di unico: tagliò le estremità del cappello, creando le iconiche “punte” che divennero parte integrante della sua figura scenica.
Nino Taranto è ricordato soprattutto per il suo straordinario sodalizio artistico con Antonio De Curtis, in arte Totò. Insieme hanno condiviso il palcoscenico e il grande schermo in numerose pellicole che hanno fatto la storia del cinema italiano. Tra i film più celebri della coppia spiccano Totòtruffa ’62 (1961), Totò contro Maciste (1962), Totò contro i quattro (1963). La loro intesa comica era perfetta: Totò portava in scena la sua ironia surreale e irresistibile, mentre Taranto aggiungeva la sua bonaria eleganza e il suo acume partenopeo. Il pubblico li adorava, riconoscendo in loro l’essenza della napoletanità autentica.
Ma il loro legame andava oltre il set. I due attori erano amici nella vita privata e condividevano momenti di relax proprio a Lucrino, dove Taranto trascorreva le sue estati.
La villa di Lucrino in via Tripergola, dove in origine era ubicata la statua, ribattezzata “La Caccavella”, fu il rifugio estivo della famiglia Taranto per decenni. Il professore Francesco De Blasio, nipote dell’attore, racconta che la famiglia si trasferiva lì da giugno a settembre, portando con sé un pezzo di Napoli e diventando un punto di riferimento per la comunità locale: «Amava stare con la gente – ricorda – e non si sottraeva mai ai suoi ammiratori». La villa, dotata di uno dei primi televisori e di un cinema all’aperto, attirava molti curiosi e vicini che partecipavano alle serate organizzate dall’attore. La famiglia Taranto assistette da quella casa ad eventi storici come il passaggio della fiaccola olimpica nel 1960 e lo sbarco sulla Luna nel 1969.
Negli anni ’70, con l’epidemia di colera, la villa venne abbandonata e Nino Taranto, sempre legato al mare, trovò una nuova residenza a Pinetamare, grazie ai costruttori Coppola, che gli permisero di costruire una villa in quel che allora era un luogo d’élite.
La nuova installazione della statua è un omaggio al grande artista, che ha lasciato un’impronta indelebile nella cultura napoletana. Il moderno impianto di illuminazione che accompagna l’opera rende l’atmosfera suggestiva, trasformando i giardinetti di Lucrino in un vero e proprio angolo di memoria e tradizione.