Venerdì 21 giugno, alle ore 10, nella sala conferenze del Castello Aragonese di Baia, si terrà la XVI edizione de “Le isole si accendono”. Come ogni anno, la giornata del 21 giugno viene dedicata alla poesia in tutte le piccole isole del Mediterraneo e non solo. “Le isole si accendono” coinvolge molti luoghi del Mondo per festeggiare il Solstizio d’estate e consiste nell’accendere un fuoco (anche una candela) e leggere, alle ore 21 precise, in simultanea, un identico testo di poesia, accompagnato da musica adatta per l’occasione. Per una sera le isole (le persone) si accendono con la luce della poesia, della letteratura e della musica, come specificato sul sito evensi.it.
Il testo ufficiale di questa edizione è “La sura del monte” di Nidaa Khoury, venuta a Pozzuoli nel 2018. Nidaa (significa “invocazione”) è palestinese, cristiana, insegna letterature all’Università Ben Gurion ed è molto attiva nel suo paese per i diritti umani. «Crediamo – ha sottolineato il curatore dell’evento, Mimmo Grasso – che sia una delle più “forti” poetesse del Medio Oriente. Questo testo, edito in “Le stagioni dell’olio e del melograno” (collana “I poeti di Vico Freddo”, 2011), è scritto in ebraico antico (quello della Bibbia) e viene proposto dalla Khoury come “sura” del Corano. È ambientato tra il Vesuvio ed Ercolano, durante una passeggiata alla Valle del Diavolo. L’inferno di uno stato di quiete è sempre sul punto di esplodere e costringe tre poeti a “mantenere le distanze” tra loro. Come da rito, chi vuole può leggerlo, da solo o in compagnia, festeggiando il solstizio d’estate. Noi saremo al Castello di Baia alle 10. Proietteremo un video (“Il pensiero poetante”, realizzato e diretto dal poeta Ciro De Novellis) ed ascolteremo poesie e canzoni di Ariele D’Ambrosio. Seguirà una visita guidata al Museo Archeologico dei Campi Flegrei curata dall’Associazione Gruppo Archeologico Kyme».
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LA SURA DEL MONTE di Nidaa Khoury
Salire al monte nel settimo giorno
Ronny Someck, Gilad ed io,
un’araba e due israeliani;
saliamo la Valle del Diavolo
nell’ultimo giorno del convegno
“il pazzo non sa di essere pazzo – diciamo –
noi, non ci vedono mai insieme”.
Qui possiamo,almeno in fotografia,
con lo sfondo del monte e la città distrutta.
Ercolano e Vesuvio. Da llora
non ci hanno più visti insieme,nemmeno in una foto.
Dall’alto non si poteva fotografare il monte,
solo la città,
dal basso non si poteva fotografare lacittà,
solo il monte.
Solo agli occhi del cielo
essi erano insieme.
“E bello esssere qui, insieme e ognuno da solo”
(ricordiamoci che siamo su un vulcano,
manteniamo le distanze).
Ercolano, Dicembre 2008