Raccogliere uova pasquali per poi consegnarle a chi “ha bisogno di un sorriso”. Questa l’esperienza entusiasmante che ha visto protagonista la comunità parrocchiale della Beata Maria Vergine Immacolata di Lourdes del Rione La Loggetta, guidata da don Vitale Luongo. Durante la domenica della Palme è stata lanciata una raccolta di beneficenza di uova di cioccolato. La risposta dei fedeli è stata immediata. Ne sono state donate circa 200, che sono state distribuite dai ragazzi del Gruppo giovani in case famiglia, centri per disabili, case di riposo, per rispondere all’invito del Papa, ad “uscire verso le periferie esistenziali”.
Incontrare tanti bambini, parlare con tante mamme che hanno deciso di portare avanti la gravidanza nonostante fossero sole e le difficoltà economiche, ascoltare le storie di vita di molti anziani, ha rappresentato per i giovani un “vero e proprio inno alla vita”. Sono tornati nelle loro case consapevoli c’è davvero tanto “bene” da poter fare, che tante persone hanno bisogno anche solo di un abbraccio o di una parola di conforto e che, dopo questa avventura, si può costruire un “esercito della carità”.
“Quando la Chiesa è chiusa si ammala. La Chiesa deve uscire verso le periferie esistenziali”. È con queste parole che il Santo Padre si è rivolto ai fedeli durante la Veglia di Pentecoste di alcuni anni fa, parole che pesano come macigni e che vanno dritte al cuore di ogni cristiano. Partendo da questo semplice insegnamento, il Gruppo giovani della parrocchia Beata Maria Vergine Immacolata di Lourdes, ha deciso di avviare, dalla domenica delle Palme al giorno di Pasqua, una raccolta di beneficenza per portare un uovo di cioccolata a coloro che vivono quotidianamente la realtà della “periferia esistenziale”.
La comunità parrocchiale ha risposto a questa iniziativa dimostrando una grande sensibilità caritatevole, che ha permesso di raccogliere circa 200 uova, che poi sono state distribuite in varie realtà.
La prima tappa è stata il “Centro Laila Onlus”, un’associazione di volontariato che da più di trent’anni opera nell’hinterland casertano, nei pressi di Castel Volturno, aiutando bambini italiani e stranieri con difficoltà economiche e familiari. Per lo più si tratta di minori tra i 2 e 14 anni con un solo genitore, quasi sempre la madre, che vivono il disagio di trovarsi in un paese diverso da quello in cui sono nati, senza possibilità di sostentamento e abbandonati a loro stessi. Regalare un uovo a questi bimbi e trascorrere una mattinata di gioco con loro, è stato qualcosa di più del semplice atto di carità, ha dato loro la consapevolezza che non sono soli e che devono credere nella possibilità di un futuro migliore, di una società in cui aiutare il prossimo, i più deboli, è un dovere.
La tappa successiva è stata l’associazione “Lega del filo d’oro” la quale si occupa di assistere, educare, riabilitare e reinserire nella famiglia e nella società le persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali. L’entusiasmo, la voglia di vivere, di divertirsi e tenere duro sono stati i tratti distintivi che i ragazzi del gruppo giovani hanno potuto ammirare in queste persone, capaci nonostante le difficoltà fisiche, di suonare strumenti musicali, creare artigianalmente cestini di vimini, di andare in palestra, viaggiare e uscire con gli straordinari volontari e responsabili dell’associazione.
Nella giornata del Giovedì Santo invece, il gruppo giovani ha portato alcune uova agli utenti della Fondazione Massimo Leone, operante nel centro storico di Napoli. L’ente si propone di seguire le persone che si trovano a vivere in uno stato di marginalità sociale a seguito di eventi stressanti che hanno provocato anche la perdita di una propria dimensione abitativa. Ciò viene attuato attraverso assistenza sanitaria ambulatoriale, un centro di ascolto ed un servizio residenziale. L’incontro con questa fondazione ha permesso ai ragazzi di conoscere una realtà non presente nell’ambito del territorio parrocchiale e di capirne profondamente le origini e le motivazioni.
Nella giornata seguente è stata fatta visita al “Centro di Aiuto alla Vita” presente nella zona Rione Alto di Napoli. Si tratta di un servizio di volontariato a disposizione della donna che vive la gravidanza e la maternità in situazioni di disagio, come ad esempio una gravidanza inattesa o portata avanti in solitudine.
Conoscere queste mamme e i loro bambini ha rappresentato per tutto il gruppo giovani un vero e proprio inno alla vita, ha mostrato loro il coraggio di donne che non si sono lasciate abbattere dallo sconforto e dall’isolamento e che con l’aiuto dei volontari hanno avuto la possibilità di godere a pieno del dono che ci fa nostro Signore con la nascita di un figlio.
La giornata di sabato invece ha visto come protagonisti della nostra iniziativa la casa di riposo “Villa Flegrea” e la casa famiglia della cooperativa “Il girasole” di Quarto. Nella prima i ragazzi hanno portato circa 30 uova ad anziani per lo più allettati o soli, i quali non hanno potuto trattenere l’emozione nel ricevere un dono pasquale da parte di tanti giovani della parrocchia. Alcuni hanno condiviso le loro storie, altri le proprie fragilità e debolezze, tutti cercavano un modo per ringraziare come un’anziana signora, cantante lirica, che ha voluto dedicare una canzone.
Nel pomeriggio il gruppo giovani ha incontrato i ragazzi della casa famiglia “Il girasole” ed ha trascorso con loro un pomeriggio davvero piacevole giocando a calcio e a carte.
Infine, l’iniziativa si è conclusa con la consegna intorno a Piazzale Tecchio di uova di cioccolata ai senza tetto e ai bisognosi del quartiere Fuorigrotta, grazie al supporto e all’aiuto di alcuni volontari dell’associazione “Ronda del cuore”. Estremamente toccante è stato parlare con queste persone, conoscere le loro storie di difficoltà, di disagio, ma soprattutto di resistenza. Persone che nonostante tutto hanno una fede incrollabile e vanno avanti nella speranza che un giorno saranno riabilitate e troveranno fortuna.
A poco servono le parole per descrivere le emozioni e le sensazioni che abbiamo vissuto nello svolgimento di questa opera di carità. Portiamo a casa una grande esperienza, tante amicizie e relazioni costruite, ma soprattutto la consapevolezza che c’è tanto “Bene” da poter fare e tante persone che hanno bisogno anche di un semplice sorriso, di un abbraccio o di una parola di conforto. Per noi, la conclusione di questa iniziativa non è un punto di fine, ma l’inizio di qualcosa di grande, di un’avventura che non vuole rimanere chiusa tra le mura della parrocchia o all’interno del gruppo giovani, ma che vuole aprirsi alle comunità della forania e della diocesi, per dare vita ad un vero e proprio ‘Esercito della Carità’.