Assemblea nazionale Confesercenti, Schiavo: «Al nuovo Governo chiediamo meno tasse per le aziende e più potere di spesa per le famiglie»





I dati emersi dall’incontro annuale: in 10 anni scomparsi 108mila negozi e 639mila imprenditori. Dal turismo i numeri più confortanti, il presidente Interregionale (Campania e Molise) Vincenzo Schiavo: “Un lavoratore su 7 impegnato nel turismo, non sprechiamo questa opportunità, soprattutto in Campania. Servono meno tributi e meno burocrazia per far girare l’economia”

Si è tenuta questa mattina l’Assemblea 2018 di Confesercenti. L’incontro è avvenuto in contemporanea, come di consueto, a Roma, Milano e Napoli: le sedi delle tre città hanno dialogato con collegamenti video condividendo temi e ospiti. L’evento è stato aperto, da Roma, dalla Relazione della Presidente nazionale di Confesercenti Patrizia De Luise. E’ intervenuto, sempre dalla Capitale, il Ministro dell’Interno Matteo Salvini.
A Napoli, nella sala Newton di Città della Scienza, i lavori sono stati sviluppati dal Presidente Interregionale (Campania e Molise), nonché membro della Giunta Nazionale, Vincenzo Schiavo, che ha riferito: «L’assemblea annuale ci consente di confrontarci con chi ci governa. Da anni chiediamo alla politica di fare poche cose ma concrete, vere e tangibili: una delle prime è di abbassare le tasse e di dare più soldi in tasca agli impiegati. Il nostro mantra è semplice: maggiore potere di spesa per le famiglie e riduzione delle tasse per le piccole e medie imprese. La crisi si supera solo se chi spende ha più soldi in tasca e chi incassa ha meno tasse. Sembra una banalità, ma è una cosa che nessun Governo è riuscito a fare, auspichiamo che quello formatosi da poco ci riesca. E’ impensabile, ad esempio, che chi assume un lavoratore paga il 70% di tasse dirette e indirette. Bisognerebbe tagliare parte dei tributi al fine di aumentare gli stipendi dei lavoratori, in modo da far ripartire l’economia».
Schiavo, nel confronto di stamane, sottolinea: «I dati degli ultimi 10 anni fanno accapponare la pelle: 108mila imprese chiuse, 640 imprenditori spariti, numeri che avrebbero portato alla rivoluzione in altri Paesi. In Italia invece si fanno solo promesse. Ci auguriamo che gli attuali amministratori abbiano la capacità di assumersi questa responsabilità e di dare risposta concrete». Una speranza, innanzitutto per la Campania, c’è ed è l’incremento del turismo: «L’Italia, e la nostra Campania tra le prime regioni, ha numeri eccezionali nel turismo: 3 milioni impiegati, un lavoratore su 7. Numeri che il resto del mondo ci invidia, non sprechiamo questa grande opportunità, che è di rilancio non solo per la nostra regione ma per l’intera nazione, non può essere persa. E in questo senso lo Stato deve abbassare la pressione fiscale, al momento attestatasi oltre il 60%, in modo che gli imprenditori reinvestano il denaro incassato in strutture e servizi. Solo così possiamo dare risposte e opportunità di lavoro vere alle nuove generazioni».

Infine il dato della burocrazia che ostacola l’economia: «Gli imprenditori muoiono anche per la burocrazia, non ci sono risposte adeguate alle richieste di finanziamento. Gli sportelli creati dalla Confesercenti erogano a 12mila imprese l’anno finanziamenti a tassi agevolati. La richiesta che perviene a noi è tuttavia di 45mila imprese, il che vuol dire che solo un terzo viene finanziato. Le altre non accedono al credito perché non hanno i parametri secondo le leggi vigenti che evidentemente vanno cambiate. Finanziare le altre 30mila imprese vuol dire mettere in moto un’economia che diversamente andrebbe persa. Mi fa infine piacere che il Ministro Salvini abbia detto, in questa assemblea, che vuole abolire l’Imu per i negozi sfitti, e valutare la cedolare secca anche nel settore commerciale. Sono proposte che noi abbiamo fatto 4 anni fa, se attuate gioverebbero all’economia. Come sarebbe giusto  – conclude Vincenzo Schiavo – regolare il commercio online. Molte aziende che operano in Italia hanno sedi all’estero, con vantaggio evidenti sia fiscali che burocratici, potendo aprire e chiudere imprese in 14-16 ore senza controlli. E’ ora che si stabilisca che le regole di chi vende, online o al dettaglio, siano uguali per tutti».

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I DATI DELLA CRISI E DEGLI OSTACOLI PER LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

Nel corso dell’assemblea sono stati anche presentati i dati sui costi sostenuti a causa dell’instabilità, sugli effetti attesi delle riforme fiscali e sul valore aggiunto che la ripresa della concertazione potrebbe portare alla crescita del Paese, segnalando gli ostacoli che ancora bloccano il mondo delle Pmi. Nello specifico:
Dati nazionali della crisi: L’economia è ripartita ma la ripresa è ancora lontana. Sono ben 639mila gli imprenditori, i professionisti e gli occupati indipendenti spariti negli ultimi dieci anni. 12,7 miliardi di euro il reddito degli imprenditori bruciato durante la crisi. E’ calato di 1500 euro la spesa media delle famiglie, rispetto a livelli pre-crisi. Sono infine ben 108mila i negozi scomparsi dal 2007 ad oggi.

Dati nazionali abusivismo: Dalla crisi all’abusivismo: oltre 100mila gli abusivi sulle nostre strade. Più di 225 milioni le presenze turistiche fuori dalla ricettività ufficiale. 22 miliardi il giro d’affari generato dall’abusivismo commerciale e turistico. 700milioni dall’abusivismo online.

Dati nazionali dissesto idrogeologico: 3.5 miliardi di euro di spesa all’anno per fronteggiare i danni. 32mila imprese coinvolte negli ultimi 5 anni, molte costrette a chiudere in via definitiva
Dati nazionali valore concertazione. Il valore aggiunto della concertazione: +13 miliardi di euro l’aumento di PIL in 5 anni dovuto alla stabilizzazione delle aspettative; +31 miliardi l’incremento di PIL grazie all’aumento di produttività. +41 miliardi  l’accelerazione del prodotto interno dovuta alla riduzione degli sprechi.
Dati nazionali relativi all’ultimo anno: Perdita di PIL: -0.3% (-5 mld). Perdita consumi delle famiglie: -0.4% (-3,9 mld). Perdita investimenti: 0.6% (-1.6 mld); perdita domanda interna: -5,5 mld; perdita esportazioni: -0.2% (-0,9 mld). Maggiore inflazione: +0.3%. Peggioramento saldo bilancio pubblico: 0.4 punti di PIL: 7.3 mld





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