Dallo scorso mese di marzo Segni dei Tempi ha promosso una campagna di informazione sui rischi dell’allarmismo sul tema bradisismo nei Campi Flegrei. Dilagano, infatti, sul web, ma anche su testate di rilievo nazionale, notizie a dir poco tendenziose, spesso da parte di non addetti ai lavori che scrivono senza essere suffragati da dati scientifici. Dopo gli articoli pubblicati a marzo e aprile, anche il numero di maggio di sdt (in stampa) si occuperà della querelle. Intanto, a seguito dell’ultimo clamoroso (nel senso che, appunto, desta clamore) servizio apparso su La Repubblica on-line, abbiamo chiesto l’intervento del vulcanologo Giuseppe Luongo (Università Federico II, esperto come pochi del territorio e della storia dei fenomeni vulcanici nelle aree flegrea e vesuviana) e della ricercatrice della Stanford University Tiziana Vanorio.
Non c’è speranza per un’analisi corretta del fenomeno bradisismico e del vulcanismo e relativa valutazione del rischio se viene meno l’utilizzo del metodo scientifico che consente di separare le soluzioni attendibili dalle bufale. I giornalisti hanno un peso rilevante nel determinare nei lettori e in quanti seguono le informazioni sul video e sui social networks modelli concettuali sui fenomeni naturali pericolosi per la sicurezza delle comunità esposte, come quella napoletana per il timore di un’eruzione catastrofica dal Vesuvio e dai Campi Flegrei. Purtroppo, alcuni giornalisti tendono al catastrofismo estremo (una sorte di Iliade funesta), anche quando i dati acquisiti dagli istituti scientifici impegnati nel monitoraggio delle aree a rischio non forniscono alcun elemento che possa produrre un’interpretazione negativa del fenomeno in atto. Talvolta il disastro della cattiva informazione si esalta allorché il catastrofismo di maniera trova alleati giornalista e ricercatore. La soluzione è in quanto ho riportato sopra: il confronto tra opposte soluzioni va svolto secondo il metodo scientifico; vale a dire che le affermazioni vanno provate. (Giuseppe Luongo)
La dottoressa Tiziana Vanorio – ricercatrice di fama mondiale (ha avuto nel 2015 la copertina su Science per le sue scoperte sul bradisismo che le hanno anche fatto ottenere il Premio Civitas 2016) – ci ha risposto con un post pubblico su Facebook: https://www.facebook.com/profile.php?id=222791&fref=ts
Articolo degno della sceneggiatura di un film catastrofista anni 50. Si prende spunto da un fenomeno serio e meritevole di attenzione e si realizza un pastrocchio confuso che mescola tante cose in una sintesi superficiale ed inquietante. Ci mancano solo Godzilla e gli alieni e poi il destino dei puteolani, fatti passare come popolo di ignavi ed indifferenti, è segnato per sempre.
Nella stessa pagina Facebook, la dottoressa Vanorio ha anche pubblicato un post sulla notizia del lago di magma, anche in quell’occasione da noi segnalata. Eccone alcuni stralci:
Il fenomeno del bradisismo dei Campi Flegrei merita attenzione. Nessuno lo mette in dubbio. Ma, a maggior ragione, è necessario un linguaggio preciso e adeguato. Qui invece si parla di laghi di magma che “crescono”… come le pizze, come si dice a Napoli…
Un articolo scritto con l`intento di informare, si preoccuperebbe di precisare che il concetto dei “laghi di magma” è solo un modello. Si tratta di modelli ipotetici che tentano di spiegare le osservazioni e, come tali, non sono univoci ed hanno dei limiti. Invece nell’articolo se ne parla come se domani i puteolani rischiassero di trovarsi la lava nello scantinato di casa. Non è così. Questo gridare “Al lupo, al lupo!” senza dati incontrovertibili, ultimamente sembra essere diventata una costante pericolosa quando si parla di Pozzuoli. Non so che tipo di vantaggi si spera di ricavarne, al di là di una manciata di click. Ma è un gioco molto rischioso, che se nell’immediato alza la soglia dell’attenzione, nel lungo termine rischia di alimentare una pericolosa assuefazione verso il fenomeno…
Da puteolana, mi sento indignata. Forse, la giornalista teme che i puteolani, in caso di evacuazione, possano scappare facendosi largo a colpi di pistola? Io c’ero nell’83. Io c’ero, quando noi puteolani fummo costretti ad abbandonare le nostre case. Io c’ero e ricordo solo il dolore e lo smarrimento, ma non ricordo colpi di pistola. E` deprimente leggere certe cose. E` ancora più deprimente prevedere con matematica precisione che l’appuntamento con questa storia è solo rimandato di qualche mese, quando ci verrà propinato un nuovo articolo sul supervulcano dei Campi Flegrei, i laghi di magma, le cascate di cenere, i fiumi di lapilli e frotte di puteolani armati. Mo’ è il caso di dire: “Avanti, c’è posto…”
E infatti puntuali sono riapparsi nuovi articoli. E c’è da chiedersi: cui prodest?
A fare definitivamente chiarezza sul clima di allarmismo di questi giorni, ecco la dottoressa Francesca Bianco, direttrice dell’Osservatorio Vesuviano, con alcune dichiarazioni al Mattino.
Articolo Francesca Bianco – Il Mattino 21 aprile 2017