Campi Flegrei, si riparte con il Parco Archeologico. Un’occasione unica per valorizzare il grande patrimonio





 

Campi Flegrei e turismo: svolta in vista. Un cambiamento irreversibile che destinerà il giacimento culturale e naturale del territorio alla fruizione turistica: è la finalità naturale – e obbligata – di nuovi progetti e finanziamenti a cui i Comuni e la attività imprenditoriali sono tenuti a rispettare. Ad aiutare il processo è la costituzione a fine giugno del Parco Archeologico dei Campi Flegrei. In altre parole l’area conta adesso su un istituto con autonomia speciale e considerato di rilevante interesse nazionale direttamente sottoposto alla Direzione Generale dei Musei. Un’idea nata da Dario Franceschini, ministro dei beni culturali. Per intenderci cinque sono i parchi archeologici in Italia: Appia Antica, Ercolano, Ostia Antica, Paestum e appunto Campi Flegrei. Con le stesse facoltà istituzionali nell’elenco di trenta enti nazionali si trovano gli Uffizi di Firenze, il Museo Archeologico di Napoli, la Reggia di Caserta e la Pinacoteca di Brera a Milano. Il Parco flegreo è quello più ampio, insieme a quello dell’Appia Antica; si riferisce ad un territorio complesso e non è racchiuso in pochi chilometri quadrati come Paestum o in un edificio museale. Ricopre il ruolo di direttore l’archeologa Adele Campanelli. Ma il 1° gennaio dovrebbe fare posto al nuovo direttore scelto in base ad un concorso pubblico che già si è svolto. Venticinque i siti assegnati al Parco: dall’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli all’area archeologica di Baia. Nell’elenco c’è anche Liternum, nella zona di lago Patria, nel comune di Giugliano. Ma l’elenco potrebbe essere aggiornato a breve. Il direttore ha già fatto richiesta di “annessione” del parco archeologico del Pausilypon e dei siti dell’isola di Procida-Vivara.

Si tratta quindi di una svolta epocale che dovrebbe mettere fine alle condizioni non proprio esaltanti dell’intero patrimonio che, anche se soggetto a finanziamenti importanti negli scorsi anni, continua ad essere poco conosciuto. Il compito del Parco è la valorizzazione in collaborazione con le Sovrintendenze, le amministrazioni e la cittadinanza. Un esempio di mancanza di valorizzazione è il Museo Archeologico nel Castello di Baia. Inaugurato il 2 dicembre del 2008 alla presenza del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, nel 2009 ottenne il premio museo dell’anno dalla Direzione Generale del Ministero. Poi subito la crisi: mancanza di personale, apertura a singhiozzi, orari di visita ridotti, sale aperte a rotazione. Oggi le difficoltà di raggiungere la struttura sono tante. Poche le indicazioni. Nulla la promozione. E oltre la metà degli spazi sono completamente chiusi al pubblico come l’ex edificio religioso sulla enorme piazza d’armi che offre uno spettacolo mozzafiato sul golfo di Pozzuoli e su Miseno e come l’ex polveriera, l’edificio mai aperto ai visitatori che ospita i resti archeologici provenienti da Liternum. Risultato: attualmente il Museo conta 26mila visitatori all’anno, di cui la stragrande maggioranza scolaresche e quindi non paganti. Una cifra ridicola rispetto alla enormi potenzialità del sito.

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Parlano i sindaci: stop ai campanili, collaborare si può

Un patto tra sindaci e Ministero dei beni culturali per stabilire priorità e linee di intervento per utilizzare in maniera efficace i fondi europei e ministeriali. A maggio di quest’anno la firma del protocollo a cui hanno fatto seguito una serie di tavoli tecnici in cui è stato messo a punto un Master Plan in cui vengono individuati obiettivi e interventi per migliorare la fruizione dei beni culturali flegrei. A firmarlo i primi cittadini di Pozzuoli, Bacoli, Monte di Procida e Giugliano e il sottosegretario Antimo Cesaro. «C’è una grande attenzione per il nostro territorio da parte del Ministero e della Regione Campania – ha spiegato Vincenzo Figliolia, sindaco di Pozzuoli – fino a poco fa le decisioni venivano calate dall’alto mentre adesso si procede utilizzando le strade della concertazione e della partecipazione. Questo fa bene ai nostri Comuni e ci rende più vicini al Parco Archeologico il quale è un vero e proprio braccio operativo del Ministero nell’utilizzo delle risorse». Dello stesso avviso il commissario prefettizio di Bacoli, Gabriella D’Orso: «Il campanilismo non ha mai portato risultati. La collaborazione è essenziale perché non si può pensare allo sviluppo turistico di Pozzuoli senza Bacoli e viceversa». «Monte di Procida ha un solo grande sito archeologico – ha detto Giuseppe Pugliese, fascia tricolore montese – la Necropoli di Cappella segna il confine con Bacoli. Al di là dell’archeologia la cittadina è parte integrante del territorio anche perché è la “terrazza” dei Campi Flegrei e offre un panorama su tutto il territorio. Lo si può notare anche dalla grande quantità di cicloturisti che stanno imparando ad apprezzare Monte di Procida».

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Beni archeologici: tocca ai cittadini

«Fino ad oggi le aree archeologiche sono state risparmiate al cemento per il rispetto di un vincolo passivo. Ora devono essere ripensate per essere un’opportunità e dare speranza a questo paradiso». Adele Campanelli sceglie un incontro pubblico nel Rione Terra di Pozzuoli per presentare le sue idee da direttore del neo Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Nel pomeriggio del 21 settembre si è tenuto un incontro (nella foto) per far conoscere i finanziamenti del bando “Cultura Crea” destinati ai privati e alle associazioni (cfr servizio a pag. 13).

È stata un’occasione per discutere del nuovo assetto istituzionale del territorio e per far conoscere il nuovo ente che supera – senza annullarle del tutto – le Sovrintendenze. «L’archeologia è un territorio esclusivo, vincolata a chi già la conosce, chiusa, inaccessibile dal territorio e autoreferenziale. I nostri siti sono senza parcheggi, segnalazioni, biglietterie» è questa l’analisi impietosa del direttore che riconosce alle Sovrintendenze – enti spesso visti come ostacoli allo sviluppo – come organismi che hanno garantito la conservazione del patrimonio puteolano e flegreo che rappresenta, subito dopo la capitale, il giacimento archeologico romano più importante d’Italia e quindi del mondo. Una sfida nuova che vede protagonista anche la comunità locale che non è più soggetto passivo ma assume un ruolo di protagonista nel disegnare il proprio futuro. Campanelli aggiunge: «Il compito del Parco è valorizzare quello che abbiamo e oggi; grazie alle nuove normative e ai nuovi finanziamenti abbiamo l’opportunità, attraverso la concertazione e la collaborazione con le amministrazioni locali, di agire in maniera diversa». Le proposte già sono state finanziate ma l’obiettivo è il coinvolgimento della popolazione e degli imprenditori locali una volta ultimati i lavori. «Bisogna capire che i siti sono un luogo in cui trascorrere il tempo, darsi appuntamento, prendere un caffè con gli altri. In fondo gli antichi utilizzavano l’area flegrea per questo: per la cultura, per l’ozio, la riflessione, per l’acqua e il clima ottimi e per lo straordinario paesaggio. Ora bisogna dare seguito a quello che speravano gli antichi in maniera contemporanea e moderna. Non imitando ma reinterpretando: non possiamo copiare i tufelli (il famoso opus reticolatum, n.d.r.) di duemila anni fa perché siamo donne e uomini d’oggi». Per la direttrice bisogna ripensare i luoghi: «In questo ci deve venire in aiuto l’architettura che deve pensare all’archeologia in un luogo pregiato ma di tutti, con un arredo che ci mette a nostro agio e un personale accogliente che invita ad entrare anche se mancano pochi minuti alla chiusura. E se non ci sono finanziamenti sufficienti bisogna valorizzare quello che già abbiamo per poi richiedere ulteriori fondi». Un ruolo centrale è l’intero Rione Terra nei cui fabbricati sono state individuate anche le location per destinare spazi per bambini e un moderno centro congressuale. Per l’Anfiteatro Flavio si realizzerà un progetto per ricavare duemila posti nel luogo in cui si esibì anche Nerone.

Ciro Biondi

 

(foto di Raffaele Esposito)





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