In questo articolo di SdT analizziamo gli obiettivi alla base dell’innovativa iniziativa per addentrarci successivamente nei dati raccolti e nell’attuazione di un sistema di controllo del territorio che sta riscuotendo forti consensi a livello nazionale.
A quattro anni dal Decreto – Legge 20 febbraio 2017 n.14 convertito con modificazioni dalla legge 18 aprile 2017 n.48, è stata delineata l’articolata strategia per innalzare il livello di sicurezza delle città.
Il provvedimento sostanzialmente ha incentrato la questione sulla rimozione di quei fattori suscettibili di trasformazione in terreno d’incubazione di fenomeni di criminalità, indicando un insieme di direttrici d’azione che Stato ed Enti Locali devono sviluppare, dando vita a stabili sinergie e forme di collaborazione, nel rispetto delle competenze e responsabilità riservate a ciascuno dall’ordinamento.
La risposta a fenomeni illeciti, quindi, viene affidata non ad un singolo soggetto istituzionale, bensì ad un sistema convergente che tutti i soggetti a vario titolo coinvolti, sono chiamati a sviluppare e garantire.
Sono stati individuati due piani di intervento, quello della Sicurezza Urbana e quello della Sicurezza Integrata che trovano ognuna puntuale definizione in due articoli del Decreto.
L’articolo 4 definisce la Sicurezza Urbana come il bene pubblico che afferisce alla vivibilità ed al decoro dell’ambiente urbano, da perseguire attraverso una serie di interventi che più avanti si elencheranno.
L’articolo 1 invece, precisa che alla tutela di quanto previsto dall’articolo 4, debbano concorrere Stato ed Enti Locali, ciascuno nel rispetto delle specifiche competenze nell’ambito delle rispettive prerogative, attraverso un sistema unitario ed integrato.
In esecuzione delle linee generali essi devono concludere accordi per la promozione della Sicurezza Integrata e ciò per disciplinare e facilitare anche la collaborazione della Polizia Locale alla quale, devono essere destinati interventi per sostenere la formazione e l’aggiornamento professionale del personale.
In sintesi, per salvaguardare il bene pubblico con riguardo alla vivibilità ed al decoro delle città (art. 4, comma 1) vanno perseguiti i seguenti obiettivi:
- riqualificazione e recupero delle aree o dei siti più degradati;
- eliminazione dei fattori di marginalità e di esclusione sociale;
- prevenzione della criminalità, in particolare di tipo predatorio;
- promozione del rispetto della legalità;
- affermazione di più elevati livelli di coesione sociale e convivenza civile.
Per perseguire gli obiettivi appena elencati Stato ed Enti locali devono collaborare attraverso (Art.1):
- lo scambio informativo tra polizia locale e forze di polizia presenti sul territorio;
- l’interconnessione, a livello territoriale, tra le sale operative della polizia locale e quelle delle forze di polizia, nonché la regolamentazione dell’utilizzo in comune di sistemi di sicurezza tecnologica per il controllo delle aree e attività soggette a rischio;
- l’aggiornamento professionale integrato per gli operatori.
È evidente che tale schema, oltre ad aspetti amministrativi, presume soprattutto aspetti operativi e pratici.
Nell’anno appena trascorso molti Enti Locali hanno sottoscritto con lo Stato (Prefetture) gli accordi previsti dal Decreto, i c.d Patti per la Sicurezza, avviando di fatto un processo di trasformazione da concetto a pratica in termini di politiche della sicurezza ma che potrà essere vincente, solo se rifuggirà alle precedenti logiche emergenziali, orientate al consenso a breve termine e carenti di disegni organizzativi di più ampio respiro, orientandosi per contro verso un sistema organico e strutturato, ispirato a principi di efficacia, efficienza ed economicità.
Siamo all’alba di un processo di rivoluzione del concetto di Sicurezza Urbana e i Patti per la Sicurezza sono il primo tassello di un mosaico molto più complesso che si spera da qui in avanti potremo vedere realizzato. Al momento, infatti, all’interno degli accordi Stato Enti Locali è possibile trovare riportati i principi del provvedimento e le prime iniziative operative che generalmente riguardano l’adeguamento di strumenti preesistenti come la videosorveglianza la quale però, non è certo la panacea per garantire la sicurezza delle città.
Da qualche anno in tutto il mondo sono in atto numerose sperimentazioni di strumenti tecnologici innovativi anche per la sicurezza delle città che potrebbero dare una spinta in più al processo di evoluzione della Sicurezza Urbana e Sicurezza Integrata. In Italia ad esempio alcune attività di Ricerca e Sviluppo di fronte ad un andamento preoccupante della criminalità predatoria urbana tenuto conto anche dell’emergenza COVID che potrebbe alimentare in futuro fenomeni criminali in danno dei cittadini soprattutto quelli appartenenti a fasce più deboli come anziani, donne e minori, si sono poste come obiettivo, un cambio di paradigma della Sicurezza, per poter controllare il territorio più efficacemente in considerazione soprattutto delle maggiori possibilità di analisi ed uso integrato delle informazioni che solo la tecnologia può offrire.
Tra queste rientrano le soluzioni di Polizia Predittiva con l’impiego di modelli d’Intelligenza Artificiale la cui sperimentazione per il controllo del territorio in numerose città, ha rivoluzionato il concetto di sicurezza spostando il costrutto strategico dell’azione di controllo da una visione riparatoria del danno ad una visione probabilistica del rischio, quindi da una logica di rincorsa dei problemi e degli effetti che essi generano tipica della permanente emergenza, ad una che lavora sugli schemi della prevenzione.
In molte parti del mondo la Polizia Predittiva ha già fatto parlare di sé ma sembra che solo in Italia, grazie al citato progetto, si sia raggiunto il massimo livello di maturità tecnologica e di consenso non solo da parte degli addetti ai lavori ma anche del mondo accademico, giuridico e dell’opinione pubblica.
Da sempre si sa che il sogno dell’uomo sia quello di arrivare a prevedere il futuro ma si sa anche che è molto difficile arrivare a prevedere eventi avversi come terremoti, alluvioni ecc, Per quanto riguarda la Sicurezza Urbana invece, la possibilità di prevedere rapine, scippi, furti, borseggi, accattonaggio, prostituzione, spaccio di stupefacenti, abusi di ogni tipo, incidenti stradali anche quelli per guida in stato di ebrezza, danneggiamenti, disturbo della quiete ecc. sia più che reale.
Il presupposto infatti è che questi illeciti hanno caratteristiche di ciclicità e stanzialità e tendono a ripetersi nel tempo e nello spazio secondo logiche che seguono anche le dinamiche socioeconomiche del luogo in cui avvengono pertanto, è possibile arrivare a prevederli qualora si sia in grado di implementare un metodo di previsione appropriato.
In questo l’Intelligenza Artificiale che permette in primis di analizzare velocemente le informazioni, si è dimostrata estremamente efficace per interpretare le dinamiche alla base di ogni singolo illecito e prevedere modelli criminali suggerendo al controllore, la migliore strategia per prevenirli prima che essi accadano.
Una rivoluzione quindi rispetto al metodo tradizionale perché come poc’anzi scritto, con il supporto della tecnologia, è stato possibile passare da una logica di rincorsa dei problemi alla loro esatta premonizione e prevenzione che va ricordato è la prima attività che le forze dell’ordine devono garantire al cittadino. L’impiego di questi strumenti non solo potrebbe migliorare la Sicurezza delle città perseguendo gli obiettivi di cui all’art. 4 del Decreto ma allo stesso tempo potrebbe facilitare la Sicurezza Integrata di cui all’art. 1 perché grazie alla tecnologia IOT, le informazioni, possono circolare velocemente ed essere condivise interconnettendo tutti gli attori i quali normalmente invece, lavorano sull’emergenza ed ognuno per conto proprio.
Inoltre, secondo la stessa logica, possono essere ottimizzati ed esaltati anche altri strumenti normalmente limitati come ad esempio la videosorveglianza, in quanto le aree urbane possono essere sottoposte ad un controllo rigoroso secondo un piano di rischio scientifico sempre attuale e verosimile evitando così di affidarsi alla sola percezione umana certamente più limitata rispetto alla tecnologia.
Quando si parla di sicurezza urbana è assolutamente indispensabile considerare la percezione di sicurezza dei cittadini.
Negli ultimi cinquant’anni l’Istat ha svolto quattro volte una indagine sul sentimento di sicurezza dei cittadini: 1997, 1998, 2002 e 2010, e quest’ultima era relativa al periodo 2008-2009.
L’indagine si prefigge di stimare il “sommerso” di un gran numero di crimini e di identificare i gruppi di popolazione più a rischio e offrire il quadro della percezione soggettiva della sicurezza, del rischio percepito della criminalità nella zona in cui si vive, del rapporto con le forze dell’ordine e delle strategie messe in atto da individui e famiglie per difendersi.
Si tratta, quindi, di uno studio imponente e molto accurato che ancora oggi nel 2021, viene spesso citato per discutere sulle politiche di sicurezza attuali.
È evidente che tale strumento non è più attuale poiché la situazione in cui versa oggi il paese, è indubbiamente diversa da quella del 2008-2009. Una rilevazione così importante invece, dovrebbe essere aggiornata continuamente.
La tecnologia oggi viene incontro proprio a questa esigenza perché grazie all’uso di smartphone, personal computer e tablet è possibile permettere ai cittadini di collegarsi con le forze dell’ordine. Un esempio che va già in questa direzione e l’APP YouPol https://play.google.com/store/apps/details?id=it.poliziadistato.youpol&hl=it&gl=US la quale permette a qualunque cittadino di segnalare alla Polizia di Stato situazioni di rischio che riguardano casi di bullismo, abusi di ogni genere, violenze domestiche ed altro.
Tuttavia, tali preziose informazioni che viaggiano in un’unica direzione, presumono ancora un’attenzione istantanea da parte delle forze dell’ordine e non vi è possibilità ancora di rendere edotti i cittadini del rischio e quindi di farli partecipare direttamente ad attività collettive per la mitigazione.
Si tratta di un limite che potrebbe essere sorpassato solo attraverso l’ampliamento delle funzioni tecnologiche ma anche attraverso politiche diverse per incentivare la partecipazione diretta dei cittadini alle attività di salvaguardia del bene pubblico.
I patti per la sicurezza, ancorché i finanziamenti richiesti per realizzare gli interventi soprattutto quelli integrati ed inseriti all’interno degli accordi Stato Enti Locali, sono sicuramente indispensabili per il processo di trasformazione da concetto in pratica ma ciò che può essere determinate per colmare il deficit ante decreto soddisfacendo in pieno l’intento del legislatore, è anche l’impiego di strumenti innovativi.
Ci troviamo di fronte ad una rivoluzione del concetto di Sicurezza Urbana ma oltre a nuovi concetti ed alla frenetica duplicazione di atti amministrativi, è necessario considerare soprattutto strumenti innovativi perché se lo scopo del legislatore è stato quello di avviare una rivoluzione per migliorare la sicurezza delle città, solo soluzioni rivoluzionarie possono evitare di commettere gli errori del passato altrimenti il rischio che si correrebbe è quello di rendere l’obiettivo assunto con il provvedimento legislativo, difficilmente raggiungibile.