CON LA TESTA TRA LE NUVOLE. Il calendario romano nacque con l’agricoltura. E gennaio viene da Giano…





L’antico calendario romano aveva lo scopo di regolamentare i lavori agricoli che iniziavano con la buona stagione meteorologica e finivano con l’inizio dell’inverno. Esso aveva solo dieci mesi e trascurava i due più freddi durante i quali non si svolgevano i lavori nei campi. L’anno cominciava con  martius (sacro a Marte, dio della guerra che normalmente veniva dichiarata in questo mese) a cui seguiva aprilis (dal latino aperire=aprire, per l’aprirsi della terra ai frutti), maius (sacro a Maia, propiziatrice della fecondità della terra), junius (sacro a Giunone, dea dell’abbondanza e del raccolto) e quintilius (quinto mese) che sarà cambiato in iulius (luglio), in onore di Giulio Cesare nato in quel mese, e sextilis (sesto mese) che sarà cambiato in augustus in onore dell’imperatore Augusto; seguivano, poi, september, october, november e december che erano rispettivamente il settimo, l’ottavo, il nono e il decimo mese dell’anno. Il re Numa Pompilio, nel VII secolo a.C., aveva aggiunto al vecchio calendario i due mesi mancanti che chiamò januarius (in onore di Giano), che divenne l’undicesimo mese, e februarius (da februus=purificante) che fu dunque l’ultimo mese del nuovo calendario. Nel II secolo a.C., per motivi di organizzazione militare, l’undicesimo e il dodicesimo mese divennero rispettivamente il primo e il secondo mese dell’anno, anche perché il mese di gennaio, dedicato al dio Giano bifronte, era il più adatto a chiudere la porta del vecchio anno e ad aprire quella del nuovo.

Adriano Mazzarella





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