Con la testa tra le nuvole. Il vento soffia forte? Occhio a non sostare sotto ai pini





Il vento è una delle fonti di energia su cui si concentra il maggiore interesse degli ambientalisti: è pulita, rinnovabile e la materia prima è a costo zero. Per millenni il vento è stato utilizzato per spingere le vele delle imbarcazioni e le pale dei mulini a vento; solo a partire dagli anni ’70 del secolo scorso lo sfruttamento dei venti ha avuto un nuovo impulso con la costruzione di centrali eoliche per la produzione di energia elettrica.

Ma un vento forte può causare danni alle strutture che investe e per dare un’idea della sua energia è utile misurarne la cosiddetta pressione dinamica. Da semplici calcoli si dimostra che un vento di 50 km/h esercita una pressione di circa 13 kg/m2: questo significa, per esempio, che la chioma di un albero con un raggio di 3 m sopporterà un effetto vela pari a una spinta di circa 400 kg che, se sufficientemente prolungata nel tempo, può determinare la caduta improvvisa dell’albero.

Poiché i venti forti sono facilmente prevedibili, per evitare possibili vittime, è necessario che le autorità  avvertano in tempo utile le popolazioni a non sostare nelle vicinanze di alcuni alberi quali i pini (ormai quasi del tutto assenti nelle città del Nord e Centro Europa perché considerati veri e propri pericoli con tronchi alti anche 20 metri, con chiome capaci di determinare un potente effetto vela e con radici cosiddette a zampe di gallina che non si approfondiscono adeguatamente nel terreno), a evitare muri fatiscenti e a diminuire la velocità degli autoveicoli sui viadotti autostradali: avvisi che non sono mancati, come si è visto, nei bollettini dei Comuni di Napoli e Pozzuoli all’inizio di questa primavera.

Adriano Mazzarella

 





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