Si è conclusa positivamente la prima esperienza missionaria organizzata dalla diocesi di Pozzuoli in Albania. È durata nove giorni, fatti di incontri, di sguardi, di abbracci, che hanno segnato la vita dei ragazzi, i quali hanno imparato l’importanza della collaborazione non solo tra loro ma anche con i ragazzi stranieri. Sin da subito si è respirato un clima di famiglia. Nel pullman, che portava i ragazzi a Bari per raggiungere Durazzo, le due realtà partite da Napoli, l’oratorio salesiano “San Domenico Savio” della parrocchia dei Santi Apostoli Pietro e Paolo di Soccavo e l’oratorio della chiesa Medaglia Miracolosa del rione Traiano, sono diventate un tutt’uno, come si conoscessero da tempo nonostante fosse la prima volta che si erano incontrati.
In Albania, i ragazzi hanno evangelizzato con gioia e senso di responsabilità: tutti insieme, italiani e albanesi, senza distinzioni di lingua, di pelle, di cultura. Sono stati ospitati nel villaggio Boriç-Vrake, curato da padre Gianni e padre Jarek, della congregazione dei padri Dehoniani, e da suor Francesca e suor Benedetta, dell’ordine delle Basiliane.
Ogni mattina, i nostri animatori, seguivano circa un’ottantina di bambini albanesi, provenienti dai villaggi poveri limitrofi, per l’esperienza “Estate ragazzi”. Più di quattro ore per riportate il sorriso sul viso dei bambini albanesi e la gioia degli stessi animatori albanesi di poter crescere e collaborare. A turno i ragazzi hanno fatto esperienza in strutture che accolgono disabili e presso famiglie povere.
Per quanto riguarda i disabili, a gruppi di 10, i ragazzi sono andati nella Casa di Madre Teresa di Calcutta, che ospita 58 disabili dai 6 anni a salire, disabili non accettati dalle famiglie, che le suore sono andate a prelevare casa per casa, per dargli affetto ma soprattutto una casa. I nostri ragazzi li hanno fatti giocare, mangiare, divertire. I più grandi hanno portato a passeggio in carrozzina per Scutari alcuni ragazzi e raccontano di aver vissuto un’esperienza unica, in ognuno di essi hanno trovato il volto del Signore, che incuteva loro speranza ma anche tanto coraggio per accudirli. Forte anche l’esperienza vissuta dai ragazzi che hanno portato le spese alle famiglie più bisognose, in case senza pavimento, senza corrente, dove l’acqua, se fortunati, arrivava una volta al giorno per un’ora. Case fatte di povertà ma di altrettanta dignità; ogni famiglia, infatti, donava qualcosa in cambio per avere ricevuto dei beni: chi donava frutti dei propri alberi, chi cocomeri, chi da bere. Mai nessuno degli animatori è uscito a mani vuote. Questi comportamenti non hanno alimentato solo il corpo ma anche lo spirito, tutti i ragazzi hanno trovato la gioia d’incontrare Dio come Padre e come amore, ed ora il loro compito è di continuare la missione nelle nostre comunità.
L’auspicio di don Enzo Cimarelli, direttore della pastorale giovanile diocesana e di padre Gianni è quello di inserire come appuntamento fisso, ogni anno, un campo missionario in Albania.