In questi giorni di pandemia, chiusi nelle nostre case, in obbedienza d’amore verso noi e il prossimo, immagini contrastanti ci sono giunte dai media. Da un lato c’è la consapevolezza di essere stati messi tutti in ginocchio, da un virus invisibile e sconosciuto. Noi che pensavamo di possedere ed essere padroni di tutto, regolatori del mondo e dell’universo, ci siamo ritrovati sconfitti dalla più piccola ed invisibile delle particelle virali di questo nostro mondo. Dall’altro, questa chiusura, questo stop mondiale di uomini, macchine e industrie, ha fatto riemergere una natura dimenticata, maltrattata, offesa, che sta riprendendo spazi e luoghi che aveva abbandonato per l’inquinamento o per l’occupazione insensata e ingiustificata dell’uomo che si era fatto padrone del loro habitat. Così, abbiamo visto aquile reali volare a piazza del duomo di Milano, complice il silenzio inusuale. Abbiamo visto squali, tonni e delfini nel golfo di Napoli e Pozzuoli. Vediamo mari puliti, aria rinnovata, inquinamento ai minimi.
Insomma, immagini contrastanti che lanciano un monito tragico e che necessariamente siamo chiamati a cogliere, per non uscire sconfitti da questa lezione che la quarantena mondiale ci sta dando: curare il creato per curare noi stessi, ritornare ad essere custodi e non padroni di un ecosistema che il Signore ci ha affidato.
Ecco il senso delle parole di Papa Francesco per il rispetto della Terra, nell’Enciclica Laudato si’: «Questa sorella protesta per il male che le provochiamo, a causa dell’uso irresponsabile e dell’abuso dei beni che Dio ha posto in lei».
L’autore del libro della Genesi, in riferimento alla creazione scrive: “Dio vide che era cosa buona”. Lo stesso autore ricorda che, creato l’uomo, Dio vide “che era cosa molto buona”, più di ogni altra cosa creata. Non è forse questo il peccato dei peccati: essere passati dal “molto buono” ad altro?
In questo i giovani, hanno da dirci e insegnarci tanto. Loro, che stanno dimostrando una sensibilità altra sui temi dell’ambiente e del creato. Loro che, come sottolinea Papa Francesco, hanno “un’anima green e hanno qualcosa da insegnare agli adulti in tema di cura del creato”. Possiamo imparare dai ragazzi che sono all’avanguardia per tutto ciò che riguarda la protezione della natura.
Cari ragazzi e care ragazze, vedo in voi una fiducia coraggiosa. Sì, la fiducia e il coraggio di un progetto di miglioramento ambientale e sociale che si fa concreto; un progetto che possa lasciare un’impronta. Avete fatto una scelta giusta: avete distolto lo sguardo dallo schermo del cellulare e vi siete rimboccati le maniche per mettervi al servizio della comunità. E avete messo anche i cellulari al servizio di questo impegno. La creatività e la fantasia hanno reso le vostre iniziative ancora più interessanti. Avete dimostrato che la sola intelligenza artificiale non è in grado di dare quel calore umano di cui tutti abbiamo bisogno.
Mario Russo
Don Mario Russo è direttore dell’Ufficio per la pastorale giovanile della Diocesi di Pozzuoli e parroco della chiesa Sacro Cuore di Gesù ai Gerolomini sul lungomare puteolano.
(foto di Simona D’Orso)