Durante l’annuale incontro residenziale, nel Sereno Soggiorno Salesiano, il vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella, riprende le esortazioni di Papa Francesco.
I partecipanti ripercorrono il momento della loro ordinazione, con la preghiera e la riflessione.
Sabato 23 e domenica 24 luglio, nel Sereno Soggiorno Salesiano a Pacognano (Vico Equense), si è tenuto l’annuale incontro residenziale dei diaconi permanenti della diocesi, presieduto dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, insieme al delegato diocesano responsabile, monsignor Franco Bartolino.
Come sempre è stata vissuta una due giorni molto intensa, impregnata di forte desiderio di fare comunione, in un clima di sincera cordialità e familiarità, ma soprattutto in uno stile di serio raccoglimento spirituale e azione liturgica. Sono stati anche realizzati momenti felici di convivialità e di benefico riposo del corpo e della mente, come distacco dai ritmi delle nostre attività quotidiane, sia nel ministero che negli impegni di famiglia e di lavoro. Quest’anno non sono riusciti a partecipare tutti i diaconi della diocesi, ma la maggioranza di quelli presenti erano in compagnia delle consorti e qualcuno ha portato anche i figli, contribuendo così a dare un carattere familiare all’incontro. E’ stato molto forte il rammarico per la mancanza di alcuni diaconi, soprattutto perché alcuni non hanno potuto partecipare per motivi di salute. Così, sollecitati dal vescovo, abbiamo sentito l’esigenza di partecipare a tutti le esperienze e le emozioni, scrivendo un resoconto di quanto vissuto, con il sincero desiderio di “sentirci un unico corpo”.
Grazie soprattutto ai momenti di riflessione curati dal vescovo, ci siamo posti delle serie domande, per interrogarci profondamente sullo stato del nostro ministero e sulla validità della nostra vocazione. Chi sono e dove vanno i diaconi della diocesi di Pozzuoli? Quale ruolo occupano nella dimensione ecclesiale ma soprattutto qual è la genesi della loro azione e cosa li “spinge” a operare per la realizzazione del regno di Dio?
Con la grazia e l’amore paterno che lo distingue, il nostro vescovo ci ha portato, con le sue meditazioni, a riflettere seriamente sugli interrogativi presentati. Riprendendo le esortazioni di Papa Francesco ai diaconi, ha fatto comprendere quale sia il punto d’inizio per essere “servo” della Chiesa. Innanzitutto assumere tre atteggiamenti: disponibilità, mitezza e umiltà, che uniti in costante dialogo con Gesù, ci danno il coraggio, dice il pontefice, “di accarezzare la carne del Signore nei poveri di oggi”.
Il vescovo è andato ancora più nel profondo, citando in diverse occasioni la preghiera dell’ordinazione e gli impegni presi da noi diaconi in quella occasione: esercitare il ministero del diaconato con umiltà e carità, in aiuto dell’ordine sacerdotale, al servizio del popolo cristiano; essere fondato e radicato nella fede, irreprensibile e senza macchia davanti a Dio e agli uomini; sincero nella carità, premuroso verso i poveri e i deboli, umile nel suo servizio, retto e puro di cuore, vigilante e fedele nello Spirito.
E’ stato molto bello ricordare quanto la Chiesa ci ha detto nel momento della sacra ordinazione.
Di fronte a tutto questo possiamo avvertire un senso di paura, perché ci sentiamo indegni di tanta santità e spesso perdiamo quel rapporto di libertà con il Signore che in virtù del suo Spirito ci consente, nella nostra indegnità, di essere fedele alla sua Parola.
”Metterci alla sequela di Cristo, sulla via della croce, che è il luogo dove il Signore ha vissuto pienamente e concretamente la sua diaconia”. Questa è la strada affinché i ministeri non si trasformino in titoli, come ha sottolineato il vescovo, rileggendo le parole della bella lettera indirizzata da don Tonino Bello al suo primo diacono permanente alla vigilia dell’ordinazione: “Ricordate che la dalmatica è il grembiule usato per servire e che ogni cristiano, in particolare gli ordinati alla diaconia, sono chiamati a rimuovere i tabernacoli scomodi dei poveri e dei sofferenti”.
Sarebbe troppo lungo riportare tutta la ricchezza delle riflessioni oggetto delle meditazioni, ma è bene sottolineare che il vescovo ha voluto dare all’incontro anche una dimensione di prassi concreta, ascoltando i nostri interventi nei due momenti di condivisione, soprattutto riguardo alle relazioni interpersonali e ai nostri servizi pastorali. Monsignor Pascarella, facendo riferimento al questionario che ci era stato proposto per un’analisi della prospettiva socio pastorale del ministero diaconale nella diocesi, ha invitato tutti i diaconi a prendere coscienza e impegno in due aree di fondamentale importanza nel nostro servizio:
1) nella diaconia della carità, con impegni abituali nelle opere di carità a livello parrocchiale o diocesano;
2) nella diaconia dell’accoglienza, con impegni, unitamente alle proprie consorti, nelle aree connesse alla pastorale della famiglia e nell’ottica di un’autentica “diaconia della famiglia”.
La celebrazione eucaristica, nel giorno del Signore, è stato infine il degno coronamento di un tempo vissuto intensamente con Dio e tra noi.
diac. Alberto Iannone