«La visita papale è stata letta e interpretata con categorie sociologiche e politiche che hanno fortemente decentrato il significato ecclesiologico dell’avvenimento. È sembrato quasi che la presenza di Giovanni Paolo II dovesse soprattutto rivelare la trama lacerata delle comunità campane e le responsabilità degli uomini e delle istituzioni della nostra regione. Ha fatto bene il Papa a farlo, facendosi voce di un popolo inascoltato e tradito, ma il senso vero ed ultimo della presenza del vescovo di Roma nelle Chiese della nostra terra va individuato nel richiamo rivolto al popolo di Dio, peregrinante a Napoli o a Pozzuoli, a rimanere fedele alle proprie radici cristiane e nell’incoraggiamento a non abbandonare la speranza cristiana…
Come Paolo nella conclusione della sua lettera ai Romani, anche il Papa si rivolge direttamente a tutti i fedeli con espressioni molto forti: “Carissimi, cercate di reagire con coraggio, senza abbandonarvi alla passiva rassegnazione, che spegne ogni possibile risorsa interiore. Non date per scontato che la situazione non possa essere cambiata. Pensate, soprattutto, ai giovani e al loro avvenire; esigete in tutti i modi legittimi che le Autorità responsabili non vi abbandonino. E siate coscienti che solo con il contributo generoso di ognuno si può costruire una città a dimensione d’uomo”».
Queste sono le lucide parole con le quali il compianto monsignor Luigi Saccone descriveva le ragioni e il significato profondo della visita di Giovanni Paolo II alla Diocesi di Pozzuoli, in un articolo pubblicato nell’edizione speciale di Proculus e riprese nel numero di novembre 2010 di Segni dei tempi (è possibile scaricare le pagine in pdf).
Nel giornale si ricordano le sensazioni vissute dalle autorità, dai giornalisti, dai cittadini presenti all’evento del 12 novembre 1990. In tanti possiamo dire con entusiasmo “Io c’ero”. E chiunque ha vissuto quei momenti, posizionato a Monterusciello o lungo le strade percorse dalla macchina del Papa, non potrà mai dimenticarli. Un Papa che ha spesso disatteso alle regole del protocollo, come quando ha voluto riunire tutti coloro che erano presenti nel palazzo vescovile nel Villaggio del Fanciullo, dove aveva pranzato e riposato giusto qualche minuto, perché non poteva andare via senza salutare tutti coloro che si erano preoccupati di organizzare la sua accoglienza (ho un ricordo personale, perché ci volle salutare uno per uno).
Una grande emozione che è stata ricordata anche dal cardinale di Napoli, Crescenzio Sepe: «Conservo un ricordo vivo e bello della visita che il compianto Pontefice Giovanni Paolo II fece a Pozzuoli, dopo essere stato a Napoli. Ero anch’io con lui, ma già nei giorni precedenti, prima della partenza dal Vaticano, il santo Padre manifestava una emozione particolare al pensiero di vedere Pozzuoli, riandando, con la mente e intima gioia, allo storico approdo del grande apostolo Paolo.
Posso dire che questo stesso sentimento, vissuto dal santo Padre con l’entusiasmo e la contentezza di un giovane pellegrino, lo potemmo cogliere sul suo volto, noi del seguito e, penso, l’intera comunità puteolana, all’arrivo nella città paolina e negli incontri con il Vescovo, il clero, i religiosi e le religiose, i cittadini e le Autorità locali.
Evidentemente – come poi ebbe modo di confidare al rientro a Roma – si affollavano e si sommavano, dentro di lui, la ricchezza umana dell’accoglienza ricevuta e della conoscenza di persone e luoghi, unitamente al ricordo degli studi e delle meditazioni sugli scritti paolini».