Come parlare di bradisismo alle nuove generazioni, che del tipico sollevamento dei Campi Flegrei hanno solo sentito parlare, magari attraverso i drammatici racconti di nonni e genitori, spettatori dei drammatici eventi del 1970 e del 1982-84?
Un confronto, che si potrebbe definire interattivo, vista la grande capacità degli allievi dell’IMS Virgilio di chiedere chiarimenti, è stato organizzato nell’Auditorium del Seminario della Diocesi di Pozzuoli, dove – su iniziativa dello stesso Istituto e della redazione di Segni dei Tempi – gli studenti hanno incontrato Giuseppe Luongo, professore emerito di fisica del vulcanesimo della Federico II. Anima dell’incontro il docente di matematica Biagio Coppola, coadiuvato tra gli altri dall’insegnante Andreana Moio. Presenti alcuni giornalisti, si trattava di informare i giovani (o, meglio: comunicare) sul fenomeno naturale presente nel nostro territorio, spogliando l’argomento di contenuti allarmistici e di conseguenza smentire le “bufale” che soprattutto sul web non smettono di proliferare.
Con l’introduzione della dirigente scolastica Renata Scala è stato sottolineato come Luongo sia una figura fondamentale per dare notizie certe, degno di fiducia per competenza e professionalità.
Il bradisismo, spiega il professore, è un fenomeno che interessa tutta la zona rossa dell’area occidentale napoletana. A metà del 700 destò la curiosità dei Borbone, dal cui interesse maturò la collaborazione necessaria tra scienza ed architettura come testimoniano le colonne del Serapeo, riscoperta che permise da quel momento di considerare il Macellum di Puteoli come testimone eccellente dei movimenti del suolo. Il sollevamento, assieme alla sismicità e alle attività idrotermali, rappresenta i cosiddetti fenomeni precursori (per maggiori dettagli si veda il numero di marzo di sdt, le numerose pubblicazioni del professor Luongo, oppure si consulti http://www.campiflegrei.eu/bradisismo-archivio-virtuale-.html).
Un lavoro, quello del vulcanologo, spinto dalla passione ma non senza difficoltà; lo studio a lungo e breve termine non sempre permette di determinare con precisione quando e con quale intensità si presenterà il fenomeno. Con un sospiro di sollievo in sala, Luongo però sottolinea come da agosto scorso il suolo sia stabile, poiché interessato da un movimento lento, e di conseguenza come il fenomeno risulta totalmente sotto controllo: il sollevamento attuale del suolo è infatti di soli 4 cm all’anno, rispetto ai 5 cm al mese nel “periodo rosso”. Dopotutto, storicamente i Campi Flegrei sono a “rischio accettabile”,e cioè i rischi sono relativamente inferiori rispetto ai vantaggi che il territorio offre.
L’interesse è palpabile ed i ragazzi incuriositi cominciano a porre quesiti al professore. E’ Vincenzo a chiedere se il Vesuvio sia collegato ai Campi Flegrei. In realtà le due sorgenti sono distinte, ma in profondità il magma dell’area napoletana comprende anche Ischia. Daniele incalza, e chiede informazioni su possibili eruzioni del “supervulcano” flegreo, altro allarme che ogni tanto spunta sul web… Ancora una volta il professore tranquillizza i presenti definendo il suddetto “un vulcano di grosse dimensioni”, che sì, potrebbe eruttare ma le cui possibilità sono attualmente molto basse.
Giovanni, studente con l’hobby della pesca, chiede chiarimenti su alcune stranezze notate a mare, come l’accorrere dei cefali sotto costa dove l’acqua appare ben più calda. Ed è l’occasione per ricordare come via Napoli ospitava un tempo tanti stabilimenti termali – e dunque sorgenti – i cui scarichi sono stati spostati dai colossali lavori seguiti alla trasformazione della stessa zona. Il monitoraggio del mare, comunque, è costante anche se pochi cittadini ne sono a conoscenza. Sulla stessa scia il chiarimento chiesto da Anna sulle fumarole dell’entroterra (o di Alessia sulla lava): conoscerne l’attività, spiega Luongo, significa tenere sempre sotto controllo il territorio.
Spunto di riflessione è la domanda di Giulia sui piani di evacuzione. Il professore ricorda una data: il 4 ottobre del ’83, quando il piano fu “in divenire”, con la gigantesca evacuazione dalle case fatiscenti del centro storico, e in particolare della Zona A, con la coraggiosa e significativa decisione di non chiudere le fabbriche perché la vita a Pozzuoli doveva continuare… Tanti gli spunti, insomma, che fanno allargare il discorso al comportamento della comunità e alle ricadute economiche. C’è spazio anche per i «dubbi sulle trivellazioni» (Teresa, ex amministratore presente all’incontro). Il professore esclude attinenze, se non per piccole aree già interessate dal fenomeno. A dargli man forte, Eleonora Puntillo, cronista del “disumano” sgombero del Rione Terra nel ’70 con l’esodo di 40mila persone impaurite ed impreparate: «Trivellazioni? Una siringa nel cuore di una montagna…». E facendo riferimento all’Islanda, invita a una riflessione sullo sviluppo economico che il territorio flegreo potrebbe offrire.
Simona Giacobbe