Gli anticorpi della solidarietà. La Caritas Italiana presenta il Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale





Papa Francesco ha sottolineato come, “oltre all’urgenza di trovare la cura per un virus, che sta mettendo in ginocchio il mondo intero”, è necessario attivarci tutti “per curare un grande virus, quello dell’ingiustizia sociale, della disuguaglianza di opportunità, della emarginazione e della mancanza di protezione dei più deboli”. Occorre andare alle radici della povertà, “per essere parte attiva nella riabilitazione e nel sostegno delle società ferite”. Queste parole del pontefice (pronunciate durante l’Udienza generale del 19 agosto scorso) hanno ispirato il titolo del Rapporto 2020 su povertà ed esclusione sociale in Italia, “Gli anticorpi della solidarietà”, presentato oggi (17 ottobre) nella Giornata mondiale della povertà.

Il dossier, diviso in tre macro aree, parte dalla lettura dei dati, presenta esperienze concrete in atto e traccia anche traiettorie d’intervento sociali e politiche.

La prima parte, “Leggere la povertà attraverso i dati della statistica pubblica”, analizza la situazione in Italia e in Europa, con una foto dello scenario socio-economico, attraverso i dati della statistica pubblica. Si delinea l’arrivo di una “grave recessione economica” e la nascita conseguente di nuove forme di povertà (come avvenuto dopo la crisi del 2008).

Gli assistiti nei Centri di Ascolto Caritas sono aumentati del 12,7% rispetto all’anno scorso (il record si è registrato nei giorni del lockdown: 450 mila persone tra marzo e maggio) e ora si stanno prospettando nuove chiusure anche se circoscritte in alcune zone. I nuovi poveri che nel 2020 si sono presentati per la prima volta ai centri di ascolto sono passati dal 31% al 45%. In prevalenza sono italiani (che hanno registrato un incremento passando al 52%, rispetto al 47,9% dello scorso anno); sempre di più sono famiglie con minori, donne, giovani, passati dal precariato alla disoccupazione.

Nel Rapporto viene data grande attenzione all’impatto sociale e psicologico che la pandemia e il lockdown hanno determinato sia sui beneficiari che sugli operatori Caritas.

Sono state realizzate delle interviste, grazie alle quali è stato possibile costruire una sorta di mappa emotiva, classificando 4 gruppi di persone che hanno vissuto la pandemia con approcci psicologici diversi: sgomenti, preoccupati, attoniti, riflessivi. In questi ultimi è “prevalsa la consapevolezza di avere avuto la possibilità di fermarsi e di riflettere sulle cose importanti, sulle relazioni che hanno acquisito maggiore centralità nella loro vita”.

Nella terza parte, il dossier offre spunti di analisi e ipotesi di lavoro per attivare politiche di contrasto alle povertà, “tra presente e futuro”. Un capitolo viene dedicato alle misure emergenziali per affrontare la pandemia.

Un focus tematico chiude la pubblicazione, soffermandosi sulla questione abitativa, offrendo sempre un’analisi del fenomeno e contestualmente possibili risposte, nello spirito del Rapporto sulla povertà, elaborato ogni anno dalla Caritas Italia.

Il direttore della Caritas Italiana, don Francesco Soddu, ha tracciato la strada da perseguire: «Mettere al centro la coesione sociale, la promozione delle capacità delle persone, i processi di infrastrutturazione sociale, “facendo fruttare le potenzialità di ogni regione e assicurando così un’equità sostenibile”, come richiamato da Papa Francesco nell’enciclica Fratelli Tutti (134)».

 

È possibile scaricare il Rapporto (pdf) nella versione integrale e in una sintesi.

 

 

 

 

 

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Approfondimenti dal Rapporto

 

Nel Rapporto 2020 sulla povertà e l’esclusione sociale viene presentata una fotografia della situazione socio-economica dell’Italia: il nostro Paese registra nel secondo trimestre del 2020 una marcata flessione del Pil; l’occupazione registra un calo di 841mila occupati rispetto al 2019; diminuisce, inoltre, il tasso di disoccupazione a favore però di una vistosa impennata degli inattivi, cioè delle sempre più numerose persone che smettono di cercare lavoro. Sembra dunque profilarsi il tempo di una grave recessione economica che diventa terreno fertile per la nascita di nuove forme di povertà, proprio come avvenuto dopo la crisi del 2008. A fare la differenza, tuttavia, rispetto allo shock economico di allora è il punto dal quale si parte: nell’Italia del pre-pandemia (2019) il numero di poveri assoluti è più che doppio rispetto al 2007, alla vigilia del crollo di Lehman Brothers.

Per cercare di avere un quadro complessivo dell’attività svolta e tentare di descrivere l’impatto economico e sociale della pandemia, sono stati realizzati tre monitoraggi nazionali: uno ad aprile in pieno lockdown, il secondo a giugno, dopo la riapertura dei confini regionali e il terzo a settembre dopo il periodo estivo. I dati raccolti testimoniano due grandi fasi attraversate finora, che corrispondono in parte ai diversi step di avvio delle misure e dei provvedimenti governativi: la prima, della “dura emergenza” coincidente con il blocco totale delle attività e con i 69 giorni nei quali gli italiani sono rimasti a casa, durante la quale si è pagato il prezzo più alto in termini di vite umane, sul fronte dei contagi e dell’impatto economico; la seconda, vissuta nei mesi estivi, nella quale si è avviata una lenta ripartenza, dai contorni e confini incerti.

Quello che il Covid-19 ha messo in evidenza è il carattere mutevole della povertà e stiamo ora entrando in una nuova fase nel nostro Paese.  Di fronte a una situazione “inedita”, occorrono strumenti di analisi e di intervento adeguati al mutato contesto. In particolare ci sarà dunque bisogno di:

-mettere in relazione i dati sulla povertà (assoluta e relativa) con dati sui percettori delle misure di contrasto;

-realizzare analisi di lungo periodo per monitorare come cambiano le condizioni di vita delle persone in povertà e se e come su di esse incidano le misure pubbliche;

-concepire le misure nazionali di contrasto alla povertà come un “work in progress”, che, a partire da un attento e sistematico lavoro di monitoraggio e valutazione del loro funzionamento e del loro impatto sulle vite delle persone vengano periodicamente “aggiustate” per poter adeguarsi e meglio rispondere alle trasformazioni in corso e per affrontare l’incertezza;

-intercettare le cause della povertà, come dice Papa Francesco: “lottare contro le cause strutturali della povertà, la disuguaglianza, la mancanza di lavoro, della casa, la negazione dei diritti sociali e lavorativi” (3 ottobre 2020). Solo in questo modo invece di accettare passivamente e in blocco il presente, si forniscono elementi a partire dai quali proiettarsi in un futuro di concreto cambiamento.





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