La sera di venerdì 29 luglio scorso, i giovani della GMG hanno vissuto col Papa la via Crucis, momento particolarmente emozionante dove le immagini trasmesse sullo schermo che rappresentavano le varie stazioni presentate attraverso il ballo, la recitazione e la musica coinvolgevano in modo particolare. Forte è stata l’emozione di vivere nel silenzio e nella riflessione questa tappa del cammino che ci ha accompagnato verso la grande veglia di sabato. Ad ogni stazione era associata un opera di misericordia ad imitazione della misericordia di Dio. Sono passati davanti ai nostri occhi tutte le difficoltà e le miserie del nostro tempo e ognuno si è potuto confrontare con se stesso e sulle difficoltà di riconoscere e vivere le opere di misericordia. “Esse – ha sottolineato il Papa – ci aiutano ad aprirci alla misericordia di Dio, a chiedere la grazia di capire che senza misericordia la persona non può fare niente, senza la misericordia io, tu, noi tutti non possiamo fare niente. Guardiamo anzitutto alle sette opere di misericordia corporale: dar da mangiare agli affamati, dar da bere agli assetati, vestire chi è nudo, dare alloggio ai pellegrini, visitare gli ammalati, visitare i carcerati, seppellire i morti. Gratuitamente abbiamo ricevuto, gratuitamente diamo. Siamo chiamati a servire Gesù crocifisso in ogni persona emarginata, a toccare la sua carne benedetta in chi è escluso, ha fame, ha sete, è nudo, carcerato, ammalato, disoccupato, perseguitato, profugo, migrante. Lì troviamo il nostro Dio, lì tocchiamo il Signore. Ce l’ha detto Gesù stesso, spiegando quale sarà il “protocollo” in base al quale saremo giudicati: ogni volta che avremo fatto questo al più piccolo dei nostri fratelli, l’avremo fatto a Lui.” Ma non meno incisive le opere di misericordia spirituale: consigliare i dubbiosi, insegnare agli ignoranti, ammonire i peccatori, consolare gli afflitti, perdonare le offese, sopportare pazientemente le persone moleste, pregare Dio per i vivi e per i morti. Il Papa ci ha fatto riflettere che non sono realtà lontane da noi. “Nell’accoglienza dell’emarginato che è ferito nel corpo, e nell’accoglienza del peccatore che è ferito nell’anima, si gioca la nostra credibilità come cristiani. Non nelle idee, lì!” . Essere davvero cristiani significa essere servi ad imitazione di Cristo: “un cristiano che vive senza servire, non serve per vivere“. Noi giovani dobbiamo imparare a donare senza ricevere nulla in cambio, gratuitamente. Solo in questo modo riusciamo a diventare un “tutt’uno” con Dio e definirci davvero cristiani. Per questo cercheremo di portare a frutto le parole del Papa e diventare più misericordiosi. Sicuramente la via Crucis e tutte le altre tappe di questa GMG ci hanno segnato profondamente, hanno cambiato il nostro modo di concepire la cristianità e soprattutto ci hanno aiutato a capire quali sono i valori importanti della vita a cui dobbiamo aspirare.
Olimpia Palumbo
5