I sacerdoti della diocesi di Pozzuoli in campo per la solidarietà. Domenica 15 dicembre, stadio “Giarrusso”





Prende il via la prima sfida calcistica tra la squadra dei sacerdoti della diocesi di Pozzuoli e una rappresentativa del Quartograd. Per i tifosi e per i parrocchiani dei preti calciatori, appuntamento domenica 15 dicembre, alle ore 16, nello stadio comunale Giarrusso a Quarto (via Dante Alighieri, 6).

I sacerdoti, insieme ad alcuni seminaristi, scendono in campo per sostenere l’orfanatrofio delle Suore della Famiglia del Verbo Incarnato a Betlemme. Il ricavato della manifestazione sarà devoluto, infatti, per lHogar Niño Dios (casa del Dio bambino), comunità che accoglie una trentina di bambini affetti da gravi disabilità. La struttura è attigua alla Basilica della Natività. In prevalenza vengono seguiti casi di bambini totalmente abbandonati dai loro genitori, spesso perché l’handicap viene considerato una sorta di disonore, in un contesto locale privo di ogni forma di welfare e di assistenza sociale, per cui il peso delle situazioni multiproblematiche viene sostenuto solo dalle famiglie.

Per info e raccolta fondi: parrocchia Gesù Divino Maestro a Quarto (Via Marmolito, 1). I biglietti si potranno acquistare anche direttamente nello stadio comunale domenica pomeriggio.

Ecco i primi nomi dei calciatori convocati per la partita del cuore: don Vincenzo Cimarelli, parroco dei santi Pietro e Paolo a Soccavo; don Fabio De Luca, parroco di San Vitale a Fuorigrotta; don Elio Santaniello, parroco di sant’Artema a Monterusciello; don Pasquale Di Giglio, parroco del Buon Pastore a Fuorigrotta; don Ngolo Felix, parroco di santissimo Salvatore a Pozzuoli; don Gregory Tungaraza Kiloma, vicario parrocchiale di San Luca ad Arco Felice; diacono Renato Rotta e don Gennaro Guardascione, parroco di Gesù Divino Maestro di Quarto.

 

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LHogar Niño Dios è una casa di accoglienza per bambini handicappati, abbandonati o in grave necessità, gestita dalle religiose della Famiglia del Verbo Incarnato. Le suore accolgono oltre venti bambini e ragazzi disabili fisici e mentali che altrimenti non avrebbero dove andare, oltre a seguire altri ragazzi disabili che vengono soltanto per seguire le attività pomeridiane.

L’Hogar e la Basilica della Natività hanno questo stretto rapporto di vicinanza che rende sacro il cammino che dalla basilica porta a questa casa di accoglienza, in un edificio concesso dal patriarcato latino di Gerusalemme all’istituto religioso.

Le suore hanno scelto di prendersi cura di bambini abbandonati o handicappati, diventando la loro famiglia. In un contesto, come quello palestinese, già povero e caratterizzato da una situazione endemica di violenza e tensione, le madri non sanno come far fronte alle disabilità dei figli a causa della mancanza di una cultura dell’assistenza verso i più deboli e sfavoriti. Molte sono in ogni caso le famiglie che non sanno come trattare il familiare disabile o che, comunque, non credono che si possa fare qualcosa per migliorarne la condizione (mancando scuole specifiche, terapie mirate) e quindi si limitano a nutrirlo e a mantenerlo in vita.

 





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