Una stagione estiva che potrebbe rivelarsi ricca di novità per l’area flegrea, con alcune scoperte nel settore delle ricerche speleo-archeologiche che ben presto potrebbero andare ad arricchire la già interessante offerta turistica del Parco Archeologico dei Campi Flegrei. Alcune di queste ricerche, portate avanti fin dal 2013 dall’Associazione Cocceius, hanno come fine quello di mappare i sistemi idraulici antichi presenti nell’area flegrea. E proprio a tal proposito, durante una recente ricognizione nella Villa dell’Ambulatio (nella foto), è stato scoperto un ingresso antico, quasi completamente nascosto dai detriti, con una camera di ispezione e con un vero e proprio speco dell’Acquedotto Augusteo, interrotto dalla persistenza di detriti.
Un nuovo tratto, di circa 70 metri, è stato, dunque, portato alla luce nel percorso delle acque che dalle sorgenti del Serino, in provincia di Avellino, raggiungevano l’odierna Bacoli. Ma non si tratta della prima scoperta, perché nell’area dei Campi Flegrei numerosi sono i tratti dell’acquedotto venuti alla luce col tempo, a partire da quello parallelo alla Crypta neapolitana, la galleria sotto la collina di Posillipo che ha dato il nome alle attuali Piedigrotta e Fuorigrotta. Successivamente sono emersi anche un ramo che riforniva le Terme antiche di Agnano, una conduttura di circa 200 metri realizzata tra Bagnoli e Pozzuoli, e uno speco sotto l’anfiteatro Flavio di Pozzuoli che percorre tutta l’area archeologica di Baia e la galleria di Scalandrone.
In Campania sono diversi gli acquedotti di grandi dimensioni, ma quello del Serino – in latino Aqua Augusta Campaniæ – risulta essere sicuramente il più grande ed esteso. Gran parte dell’opera, di una lunghezza totale pari a circa 105 Km, venne progettata e realizzata in un sottosuolo enorme che ancora oggi è ricco di segreti. Questa grande opera di ingegneria idraulica nacque, in particolare, fra il 33 ed il 12 a.C. per risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico del porto di Puteoli e della flotta stanziata a Miseno, ma oltre alle città di Neapolis e Cumae fu l’unico acquedotto in tutto il mondo romano a rifornire più città con diverse diramazioni minori che alimentavano addirittura i bacini degli attuali territori di Acerra, Atella, Nola e forse Pompei. Il ramo principale per Cuma, invece, proveniente da Neapolis, giungeva al porto militare di Puteoli e alla piscina Mirabilis di Miseno, dove persisteva – ed è ancora oggi visitabile – una grande cisterna al servizio dei soldati della flotta imperiale.