Era il 1913, quando a Giulio Quirino Giglioli, ispettore alle antichità presso il museo archeologico di Napoli, giunse la notizia del ritrovamento: un monumento funerario epigrafico di epoca romana, dedicato alla figura di un ufficiale delle legioni.
Una volta sul posto, all’ispettore venne riferito che l’ara votiva era stata trovata dieci anni prima, sulla «sommità del cratere estinto, a sinistra, per chi viene da Napoli» e dunque nel complesso termale di epoca romana, che sorge su un versante dell’omonima conca, sulle pendici della sella del Monte Spina. Lo scrupoloso archeologo segnalò che di questo piccolo altare di marmo non ne risultava alcuna precedente catalogazione. Si trattava quindi di una scoperta tanto unica quanto straordinaria. L’ara, una volta catalogata, fu messa al sicuro nel neonato stabilimento termale realizzato dal famoso architetto Giulio Ulisse Arata, all’esterno della stupenda ala che, nel complesso sorto sui terreni del lago di Agnano appena prosciugato, venne riservata ai mutilati della prima guerra mondiale.
Ma che cos’è un’ara funeraria? Si tratta di un cippo con iscrizioni celebrative, sul quale nell’antichità venivano riportate non soltanto frasi per commemorare la persona scomparsa, ma anche per rammentarne le gesta ritenute meritevoli di essere ricordate per onorare il defunto. Così, grazie a questa pratica di incidere parole sulle pietre, oggi si possono scoprire eventi legati a un passato anche lontano. In questo caso l’antico reperto ci può far conoscere la vita di un ufficiale romano. Un combattente appartenuto a una leggendaria legione imperiale nata in Spagna ma in seguito svanita chissà dove e chissà quando. Il riferimento va alla Nona Legione Hispana, di cui così tanto si è scritto e ipotizzato e a Decrius Lucius Longinus; un montanaro dei Peligni che ha svolto e maturato il suo percorso militare in molte legioni e in molte province dell’impero. Un combattente-ingegnere che nell’esercito ha lottato sì per abbattere ma che ha anche lavorato per costruire. Una peculiarità questa connaturata sia in Longino che nelle operazioni delle legioni di Roma.
Un percorso che nel tempo ha portato Longino a un progressivo avanzamento di carriera. Da legionario a centurione, da capo centurione al livello di “Praefectus fabrum”, ingegnere del genio militare, per raggiungere l’importante grado di “Comandante di Campo” nella Hispana. Quella stessa che ancora oggi si ritiene sia la “legione scomparsa”.
Nella sua lunga professione di soldato, svolta nel II secolo d.C., Longino (da non confondere con l’omonimo centurione che la leggenda vuole abbia trapassato con la lancia il costato di Gesù sulla Croce) ha avuto modo di spostarsi in molti angoli del vasto impero. Una lunga strada che lo ha stanziato in legioni che vanno dalla suddetta IX Hispana alla II Augusta, entrambe assegnate alle province della Britannia. Il nostro Praefectus ha svolto il suo servizio anche in Egitto nella XXII Deiotorana e in Spagna nella VII Gemina. Sempre dalla lettura del reperto marmoreo di Agnano si viene a conoscenza che pure il figlio Iulianus volle ripercorrere le orme paterne, svolgendo con onore il servizio militare come legionario nell’XI Claudia, unità nella quale raggiunge il grado di centurione, con il particolare ruolo di aggregato al quartier generale di quell’unità.
Sempre dalle diciture riportate sul monumento in custodia alle Terme, si può apprendere che abbandonato l’esercito, il vecchio soldato si ritirò nei dintorni di Napoli (Agnano), a godere gli onori e la lauta pensione; e là gli fu innalzata la tomba dal figlio L. Decrius Iulianus, che si aggiunse egli stesso l’appellativo di Numisianus, il quale fece erigere il piccolo monumento.
Grazie alla possibilità che si è avuta di scorrere l’iscrizione, ma soprattutto per il contenuto di molteplici accurate indagini storiche, si è potuto anche scoprire molto altro sulla vita di questo “demolitore-edificatore”. Non a caso, ogni legionario veniva istruito, oltre che a usare il gladio anche a maneggiare la pala.
In questa storia ha un posto speciale la conca di Agnano, un sito a quel tempo ritenuto degno dal maturo soldato di essere scelto come località nella quale godersi, da congedato, il resto della sua esistenza, per un meritato riposo.
Sia sul cippo funerario che sulla vita del prefetto Lucius Decrius Longinus, oltre agli studi già pubblicati da numerosi documentaristi internazionali, sono in corso da alcuni anni anche altre interessanti ricerche.
Aldo Cherillo