“Desidero dirvi ciò che spero come conseguenza della Giornata della gioventù: spero che ci sia chiasso. Qui ci sarà chiasso, ci sarà. Qui a Rio ci sarà chiasso, ci sarà. Però io voglio che vi facciate sentire nelle diocesi, voglio che si esca fuori, voglio che la Chiesa esca per le strade, voglio che ci difendiamo da tutto ciò che è mondanità, immobilismo, da ciò che è comodità, da ciò che è clericalismo, da tutto quello che è l’essere chiusi in noi stessi”. (25 luglio 2013, Gmg di Rio de Janeiro). Furono queste le parole con le quali Papa Francesco si era congedato dalla GMG di Rio e con le stesse parole di un invito al “chiasso” si è aperta la XXXI Giornata Mondiale della Gioventù di Cracovia. Quando si conclude una GMG viene sempre da chiedersi quale sia stato il momento più significativo, quale l’emozione dominante, cosa mi porto a casa di una esperienza cosi bella. È bello che siano soprattutto i ragazzi a raccontarsi dalle pagine di questo giornale, a me resta come sempre lo stupore: lo stupore di esperienze come le GMG che non sono mai uguali, eppure ti lasciano sempre una ricchezza interiore che supera tutte le difficoltà di un evento planetario che penso non abbia eguali. Giovani di tutto il mondo lì a sfidare intemperie, marce che durano intere giornate, digiuni e difficoltà a reperire cibo per tanti, bus a sufficienza per tutti, tabelle di marcia senza perdersi. Eppure accade e ti chiedi: com’è possibile tutto questo? Perché tanti giovani si mobilitano da ogni parte del mondo per esserci? Penso proprio che a mobilitare così tanti giovani sia decisamente un motore nascosto da qualche parte dentro di loro! Ogni Papa, si sa, ha una sua personalità, ma qui in Polonia ho capito che questi giovani vanno al di là di essa o del nome che porta: i giovani vedono nel Papa il Gesù che parla loro, li convoca, li ascolta, li sa capire e soprattutto li ama. Allora non mi stupisco se ieri le magliette, le sciarpe, gli slogan erano per Giovanni Paolo, poi per Benedetto ed oggi per Francesco. Oggi ho capito che le GMG non appartengono e non apparterranno più ad un solo pontefice, perché sono diventate un punto di riferimento nella storia della Chiesa. Questa GMG di Cracovia è stata un segno profetico per la Polonia, per l’Europa e per il mondo. Ed è stato proprio così: una festa di colori, di volti diversi, di lingue, di storie diverse, che tuttavia riescono a capirsi, a parlarsi, ad abbracciarsi e volersi bene, come appartenenti ad una unica grande famiglia. Lì a Cracovia, come in ogni GMG, vedi sventolare una accanto all’altra bandiere di paesi in conflitto; giovani tenersi per mano per ballare e cantare insieme. Significativo l’invito del Papa durante la veglia a tenersi tutti per mano, per dire al mondo: “Noi vogliamo la pace, noi vogliamo vivere in una fraternità universale fatta di pace, solidarietà, condivisione, dono di se, per essere uomini e donne di un futuro che non ha posto per il terrore e la guerra, un futuro abitato da costruttori coraggiosi di ponti di unità, riconciliazione e perdono”.
Un ultimo pensiero vorrei rivolgerlo ai giovani delle comunità parrocchiali che con me hanno rappresentato in Polonia la nostra Chiesa diocesana. A loro vorrei dire grazie per la gioia contagiosa della partecipazione; grazie per il coraggio nell’affrontare e superare le difficoltà che abbiamo incontrato, grazie perché siete stati un corpo solo, senza recinti di sorta. Grazie perché vi siete voluti bene, grazie perché a me prete avete detto, col vostro esempio, di camminare con voi, e non solo “voi con noi”. Con il vostro stare insieme mi avete dato una grande lezione: la capacità di fare comunione fra parrocchie diverse, cosa che noi preti non sempre siamo capaci di fare. Voi ci riuscite e dovete insegnarcelo: continuate a farlo! Si conclude così per me un altro momento bello: la GMG porterà anche stavolta i suoi frutti. Non è noto se la maggior parte dei frequentatori delle passate Giornate della Gioventù siano diventati o rimasti tutti dei buoni cristiani. È certo, però, in compenso, che moltissime delle vocazioni sacerdotali germogliate negli ultimi vent’anni hanno trovato terreno fertile proprio nel contesto delle GMG. Sono nate migliaia di coppie, la maggior parte delle quali destinate a matrimoni felicemente cristiani. Al termine di un evento celebratosi nel pieno dell’Anno Giubilare Straordinario, illuminato in modo particolarmente nitido dalla luce della Misericordia, c’è da scommettere che Cracovia 2016 non farà eccezione. A noi che abbiamo partecipato resta il compito di trasferire la ricchezza di questa esperienza che ancora una volta ci fa travalicare i confini di una parrocchia, di una diocesi, di una Chiesa particolare, per proiettarci in una realtà molto più grande, quella di una Chiesa universale, dal volto giovane e fresco: si, giovane e fresco come quei volti che ho incontrato a Cracovia.
Mario Russo
Parroco Sacro Cuore dei Gerolomini a Pozzuoli – Direttore Ufficio diocesano per la pastorale giovanile
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