Il ministro Luciana Lamorgese riceve il titolo di Laureata illustre dall’Università degli Studi di Napoli Federico II





“Una donna in grado di coniugare l’altissimo senso delle istituzioni, professionalità e competenza, con l’attenzione alla sofferenza sociale che si nasconde dietro i numeri e le statistiche che riguardano il nostro presente”. Così, nella sua parte conclusiva, la motivazione con cui l’Università degli Studi di Napoli Federico II ha conferito al ministro Luciana Lamorgese, martedì 21 giugno, il titolo di “Laureata illustre”.

La cerimonia rientra nelle iniziative organizzate per celebrare i 798 anni dalla fondazione dell’Università napoletana, una struttura voluta dall’imperatore Federico II per provvedere alla formazione della classe dirigente del suo Stato.

«Con grande emozione, oggi, accolgo questo premio. Qui, ho vissuto intensamente il mio periodo universitario. Ti dà un metodo di vita. L’università deve essere un luogo dove i ragazzi devono imparare a crescere con dei valori», ha dichiarato il ministro nel suo intervento, introdotta del Rettore Matteo Lorito.

La Lamorgese ha ricordato il percorso professionale che dall’università l’ha portata al vertice del ministero dell’Interno. Un’emozione, dice, che «fa tremare i polsi» anche se «sono stata agevolata rispetto ad altri perché io già conoscevo l’amministrazione, venivo dall’amministrazione». Da subito l’impegno con un sentimento profondo di vicinanza ai cittadini, e un concetto di sicurezza come «precondizione della vita sociale». Una missione da portare avanti secondo principi ben saldi: il bene della collettività, il senso dello Stato e delle istituzioni.

Prima di essere premiata il ministro ha risposto alla domanda che le è stata rivolta da Francesca Pagano, “studente meritevole 2022”, sugli effetti delle migrazioni e la gestione del fenomeno migratorio alla luce della crisi pandemica e del conflitto in Ucraina. «L’azione del ministero – ha risposto la Lamorgese – è stata molto intensa. All’improvviso, dal 24 di febbraio, ci siamo trovati ad affrontare, oltre il periodo di due anni di pandemia, una guerra alle porte dell’Europa».

Nell’immediatezza del conflitto, racconta il ministro, il Consiglio europeo degli Affari Interni, in una riunione straordinaria, ha dato il via all’applicazione, per la prima volta, della direttiva per la protezione temporanea dei profughi in fuga dalla guerra. Subito dopo, l’Italia ha fatto la sua parte ospitando oltre 133mila ingressi di profughi che hanno ricevuto assistenza sul territorio nazionale.

Nel Consiglio Affari Interni dell’Ue dello scorso 10 giugno, precisa il ministro, «abbiamo approvato una risoluzione politica importantissima, direi storica, avvenuta durante la presidenza francese». Nella circostanza, all’Italia è stato riconosciuto il merito di aver dato quella spinta necessaria ad approvare il pacchetto attuativo della prima fase dell’approccio graduale in materia di Migrazione e Asilo, comprendente un meccanismo di solidarietà per aiutare gli Stati membri di primo ingresso con l’impegno ad adottare, quanto prima, una piattaforma informativa dove ogni Paese darà le proprie disponibilità ad accogliere.

«Aver avuto la forza di riuscire a portare gli altri Paesi a questa condivisione – ha concluso la responsabile del Viminale – vuol dire che il nostro metodo, un metodo che non ha lasciato tregua, poi ha dato ragione. E’ stato un grandissimo successo».

Eduardo Cagnazzi





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