Ci sono diversi studi sulle origini del Rione Terra di Pozzuoli. Secondo le ipotesi più accreditate, questo promontorio a picco sul mare sarebbe l’acropoli della greca Dicearchia (città del giusto governo) fondata da alcuni profughi dell’isola di Samo intorno al 528 a.C. A seguito di alcuni scavi stratigrafici nella piazzetta San Liborio, furono individuati tre frammenti di ceramica greca. Uno addirittura risale al VII sec a.C., il che farebbe pensare all’esistenza di uno scalo portuale cumano a Pozzuoli, già cent’anni prima della sua fondazione.
E’ stato altresì accertato che nel 421 a.C. i Sanniti occuparono Cuma e dintorni, e quindi anche Dicearchia. Nel 300 la Campania fu occupata dai Romani e solamente nel 194 a.C., dopo la sconfitta di Annibale (che avvenne a Zama nel 202 a.C.), nell’antica zona flegrea fu fondata la vera città marittima ed il suo porto divenne molto importante in tutto il bacino del Mediterraneo. Negli anni successivi, a seguito dell’inabissamento costiero provocato dal bradisismo, ci fu l’abbandono del porto, con la valorizzazione di quello di Ostia e fino al Medioevo la città fu limitata alla rocca che divenne Castrum puteolanum.
Come Capitolium della città, Lucio Calpurnio, ricco mercante, fece costruire dall’architetto Lucio Cocceio un tempio sui resti di quello antico risalente al 194 a.C. in onore dell’imperatore Augusto. Tra la fine del V e gli inizia del VI secolo i Puteolani decisero di trasformare questa struttura di età augustea in chiesa e di dedicarla al Santo patrono Procolo. Nel 1538, a seguito dell’eruzione di Montenuovo, la Chiesa fu danneggiata ed il Vescovo Gian Matteo Castaldo ottenne l’autorizzazione del Papa Paolo III, con decreto del 15 giugno 1544, a vendere alcuni beni stabili della mensa vescovile per restaurare il Duomo . Mel 1636 il Vescovo Martin de Leòn y Càrdenas fece apportare alcune modifiche ed all’interno fu costruita anche una Cappella del Santissimo Sacramento, arricchita con splendidi quadri di noti artisti dell’epoca, tra cui Artemisia Gentileschi, autrice di tele quali San Gennaro nell’Anfiteatro di Pozzuoli, San Procolo e Nicea, Adorazione dei Magi.
In tempi più recenti, nella notte tra il 16 ed il 17 maggio del 1964 divampò un incendio nell’altissimo tetto di legno che copriva la volta in incannucciato e fu quasi totalmente distrutto. Nel 1970, a causa del bradisismo fu sgomberato tutto il Rione Terra, abitato prevalentemente da pescatori, in strutture non tutte nel rispetto igienico-sanitario. Vi rimase solamente il Vescovo, monsignor Salvatore Sorrentino, per seguire più da vicino i lavori di restauro, ma a seguito del terremoto in Irpinia del 1980 che provocò il forzato allontanamento del Vescovo e la successiva recrudescenza del fenomeno bradisismico dell’83/84, il Rione fu completamente abbandonato, alla mercè dei vandali e di alcune occupazioni abusive. I lavori di ripristino del Duomo continuarono e furono completati. Iniziarono anche i lavori delle strutture del rione, ad oggi senza la definizione concreta di destinazione d’uso, pur essendo diventato patrimonio comunale.
Come memoria storica dell’evacuazione del 2 marzo 1970, ci sono molte pubblicazioni, sono state organizzate tante iniziative da parte di associazioni e di studiosi. Preferiamo riportare integralmente la testimonianza dell’avvocato Sergio Causa, all’epoca assessore del Comune di Pozzuoli, che riportiamo integralmente.
«Il 2 marzo del 1970 è una giornata che non dimenticherò mai. Mi trovavo, dal primo mattino, presso il Comune di Pozzuoli in quanto, come amministratore, fui pregato dal Sindaco Angelo Nino Gentile, di non partecipare all’incontro che doveva tenersi a Roma con il Ministro degli Interni, per valutare in che modo affrontare una eventuale emergenza causata dalla ripresa dell’attività bradisismica nell’area flegrea, ma avrei dovuto ricevere l’allora Presidente della Provincia di Napoli, il dott. Ciro Cirillo, il quale, per le stesse motivazioni, aveva fissato un incontro operativo. Pochi minuti dopo il mio arrivo al Comune, arrivò una telefonata da parte del Prefetto di Napoli il quale mi annunciò che aveva disposto l’immediato sgombero del Rione Terra in quanto, secondo le notizie pervenute dall’Osservatorio Vesuviano, durante la notte si erano verificati dei movimenti anomali del suolo che avevano interessata soprattutto l’area del rione. Rimasi di stucco e gli chiesi se, oltre al provvedimento di sgombero fossero stati assunti consequenziali provvedimenti per la sistemazione degli oltre tremila abitanti. Mi rispose che avremmo dovuto pensarci noi. La telefonata terminò, da parte mia, in maniera sgarbata. Avvertii immediatamente il Sindaco, che era in riunione al Ministero, il quale cominciò a singhiozzare e mi assicurò che sarebbe tornato il più presto possibile. Poco dopo giunse il Presidente Cirillo, che si era reso conto che era sorto qualche problema, perché fermato più volte ai posti di blocco posti dalle forze dell’ordine. Gli spiegai la situazione e immediatamente si collegò telefonicamente con gli uffici della Provincia. Dopo un po’ mi disse che aveva trovata una soluzione, sia pure temporanea, per accogliere i cittadini sfrattati presso il nuovo Ospedale Frulloni, appena terminato ma non ancora operativo. Questa fu l’unica soluzione positiva in una disastrosa giornata. E’ triste dover riconoscere, che dopo decenni, il problema della positiva riutilizzazione di quello storico Rione, non sia stato ancora risolto».
Giovanna Di Francia