Anche quest’anno si è svolto l’incontro residenziale estivo dei diaconi permanenti, insieme al vescovo monsignor Gennaro Pascarella e al delegato responsabile, don Franco Bartolino.
Un appuntamento nel quale ormai da diversi anni si raggiunge un clima di sincera cordialità e affettuosa familiarità, sostenuti da un forte desiderio di “fare comunione” e di sentirsi “uniti come fratelli in Cristo, senza distinzione di ruoli e compiti”. Familiarità favorita dalla presenza quasi completa delle consorti dei diaconi partecipanti (anche se resta alto il numero dei diaconi assenti). Presenza femminile in grado di catalizzare il “desiderio di accoglierci e stabilire relazioni sincere che ci ha dato la gioia di rigenerarci e di fare esperienza di cosa significa sentirsi parte di una famiglia diaconale” come suggerito da un confratello presente all’incontro. Le signore mai come quest’anno hanno avuto un ruolo importante nello svolgersi dei lavori. La loro partecipazione visibilizza quella diaconia familiare che è ricchezza per la Chiesa e per noi, che uniamo in un unico ministero, due sacramenti. Concretezza di questa diaconia familiare è stata la presenza di un’intera famiglia con tanti figli, che hanno apprezzato molto il luogo della residenziale avendo l’opportunità di fare alcuni piacevoli bagni di mare.
Sede dell’incontro è stata la Casa religiosa di ospitalità “Villa Tiberiade”, delle Figlie di Maria Ausiliatrice, a Torre Annunziata (dal 19 al 21 luglio). Una location di particolare bellezza che si affaccia sul golfo di Napoli di fronte a Castellammare con terrazze sul mare, prati verdi, pettinati, uniformi come tappeti di velluto e maestosi ulivi.
Non è mancato il tempo del raccoglimento spirituale e dell’azione liturgica, alternato a felici momenti di convivialità e di benefico riposo del corpo e della mente, come distacco dai ritmi delle nostre attività quotidiane, sia nel ministero che negli impegni di famiglia e di lavoro.
Come sempre, l’incontro è iniziato con la celebrazione eucaristica, che rappresenta “cibo, bevanda e sostegno della nostra vita”, sacramento di unità e vincolo di carità, nel quale si riceve Cristo e l’anima viene ricolma di grazia. Questo beneficio ci prepara al lavoro di comunione e fratellanza e ci rende corpo unico ricapitolato nel Signore Gesù, condizione perché il lavoro in questi incontri sia proficuo per il bene nostro e dell’intera Chiesa che è in Pozzuoli.
Nelle due mattinate successive ci sono state riflessioni del vescovo sul tema eucaristico, presentatoci con la grazia e l’amore paterno che lo distingue, il quale ci ha aiuto ad accogliere seriamente innanzitutto il grande dono che il Signore ci ha fatto lasciandoci il memoriale della sua morte e risurrezione, che è azione presente che attua, nella storia, l’incontro con Cristo vivo e vivificante e offre spessore alla nostra fede. Il vescovo ci ha ricordato che, come ribadito nel Concilio VII, il fine della Chiesa è la santificazione dell’uomo in Cristo e la glorificazione di Dio. Rigenerati dalla e nella eucaristia, chiamati alla pienezza dei frutti di carità nella santità, noi cristiani siamo “spinti” a proporre un tenore di vita più umano al servizio del prossimo perché il mondo creda che “Gesù è l’inviato del Padre e credendo abbia la vita”.
L’eucaristia ci fa uno (unità), ci fa segno e strumento di fraternità e di amore: «Guardate come si amano» (Tertulliano – Apolog. 39). L’eucaristia attua la condivisione dei beni spirituali e materiali, come la primitiva comunità di Gerusalemme, perché è cosi che si realizza la Koinonìa: «In questo amore riconosceranno che siete miei discepoli» (crf. Gv 13,35).
Durante queste riflessioni il vescovo ci ha “provocato” con alcune domande personali per un nostro totale e produttivo coinvolgimento:
– perché, pur celebrando tante eucaristie, non c’è nel mondo un tenore di vita più umano?
– perché non produciamo frutti di santità?
– perché non siamo sempre segno di unità e nulla cambia dopo la celebrazione?
– perché l’Eucaristia non ci trasforma?
– come uscire da un atteggiamento abitudinario nei confronti di questa celebrazione?
– come vivere ogni volta la celebrazione come la prima volta/l’ultima/l’unica?
Durante la condivisione nei gruppi alcuni di noi hanno risposto in modo personale a questi interrogativi.
Anche quest’anno siamo stati coinvolti tutti a riflettere e presentare proposte sulle questioni che riguardano la vita del diacono:
– come coniugare in uno stile diagonale i tre momenti di vita del diacono (matrimonio – occupazione – ministero)?
– come favorire/aumentare la comunione tra diaconi nel collegio?
– come fare emergere la via della santità coniugale nella esperienza diaconale?
– in quali ambiti si esercita il ministero diaconale?
Ci siamo divisi in due gruppi mantenendo l’unità della coppia. È stato un prezioso momento di reciproco ascolto e accoglienza, disposti a condividere le più personali esperienze, difficoltà, dubbi, sofferenze ma anche gioie e vittorie di un Dio che si fa storia nelle nostre vite e mostra, attraverso la Chiesa, la sua Gloria.
Dopo la celebrazione eucaristica domenicale, con il rinnovo delle promesse diaconali e il pranzo, siamo ritornati alle nostre quotidiane faccende, con il cuore colmo di gioia e di riconoscenza a Cristo e al nostro Pastore.
diac. Alberto Iannone