Indonesia. Caritas: “A quasi una settimana dal terremoto, situazione ancora drammatica a Lombok”





A quasi una settimana dal terremoto che ha colpito l’isola di Lombok in Indonesia, sulla base degli ultimi dati della National Disaster Management Authority (BNPB), sarebbero un totale di oltre 270mila le persone sfollate, oltre mille quelle rimaste ferite, mentre purtroppo il numero delle persone che hanno perso la vita avrebbe superato le 250. In questa situazione ancora drammatica continua l’azione a supporto delle persone colpita dal sisma di Karina/Caritas Indonesia, che ha aperto il suo centro di coordinamento presso la parrocchia Santa Maria Immacolata a Mataram, il capoluogo di Lombok, dove ha anche costituito un centro di informazione per la popolazione e per i mass media. Inoltre l’associazione dei medici cattolici indonesiani ha inviato come volontari 7 medici e 8 suore infermiere a supporto del personale dell’Ampenan Catholic Hospital di Mataram, mentre alcune Diocesi indonesiane, tra cui anche quella di Malang sull’isola di Giava, hanno avviato raccolte fondi e spedito i primi aiuti fornendo 150 tende, 600 materassini, articoli da toeletta e altri articoli di soccorso.

«Dato il forte sisma e il grande bisogno – spiega Yohanes Baskoro, il responsabile dei progetti di Karina/Caritas Indonesia – il Team di risposta rapida per l’emergenza della Caritas diocesana locale ha necessità ora di rafforzare gli aiuti non alimentari (pale, cariole, chiodi, teloni di plastica…) dalla vicina isola di Bali: tutti questi strumenti, utilissimi in questa prima fase di emergenza, non sono reperibili a Lombok. Ciò rende più difficile e costoso l’intervento. Inoltre altri nuovi volontari sono in arrivo dalle diocesi vicine: il bisogno c’è e aumenta di ora in ora». Il direttore di Karina/Caritas Indonesia, padre Banu Kurnianto, in visita a Lombok aggiunge: «Quello che i sopravvissuti al terremoto ora ci chiedono sono coperte e materassi dove dormire, teloni per coprire i tetti, medicine e spray antizanzare e zanzariere. Stiamo cercando di recuperarne il più possibile. Nei prossimi giorni ci aspettiamo anche di intervenire nel campo dell’igiene con la necessità di ristabilire le infrastrutture idriche e sanitarie per evitare malattie».

Inoltre dalle tende e dai teloni di plastica degli attuali 121 rifugi dove sono presenti gli sfollati, ben presto occorrerà a passare a strutture di emergenza più sicure. «Molto probabilmente ci impegneremo nella ricostruzione di case per le famiglie colpite più bisognose – aggiunge padre Banu -, ma ora stiamo attendendo di raccogliere i dati finali sui danni alle strutture e dovremo anche capire cosa succederà nei prossimi giorni con le scosse di assestamento ». Per Karina/Caritas Indonesia il passo successivo sarà poi quello di «ridare alle famiglie colpite la possibilità di riavere un lavoro proprio e una fonte di reddito, in modo da ripartire ed evitare di cadere nella trappola della povertà che nel post-emergenza è uno dei pericoli peggiori per i sopravvissuti». Caritas Italiana, in coordinamento con Caritas Internationalis, si è attivata subito a sostegno dell’azione di Karina/Caritas Indonesia con cui collabora da oltre 15 anni anche con l’invio di operatori e dei giovani in servizio civile nazionale all’estero.

CS Ferruccio Ferrante

 

E’ possibile sostenere gli interventi di Caritas Italiana (info: www.caritasitaliana.it)

 





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