La bella storia di un diacono in parrocchia. Così un bisnonno battezza la nipotina venuta dagli Usa





Forse troppo poco si dice della bellezza del diaconato permanente! Ancora meno si legge della grazia che alcuni parroci hanno nel poter vivere la gioia della collaborazione di un diacono permanente in comunità. Oggi desidero farlo per tanti motivi: innanzitutto perché nel mio percorso vocazionale, il primo orientamento è stato quello del diaconato permanente. Ricordo con gioia i cinque anni di formazione all’I.D.I.M. della diocesi di Napoli, guidato allora dal caro don Ugo Grazioso, mio padre spirituale, guida forte e indispensabile nel cammino di tanti. E poi le tappe del lettorato e accolitato, vissuto con tanti che oggi nella nostra diocesi sono diaconi permanenti. Il mio cammino, poi, è andato diversamente. Oggi mi ritrovo parroco della comunità del Sacro Cuore ai Gerolomini a Pozzuoli e da dodici anni, vivo il mio ministero collaborato dal diacono Giuseppe Renzi.

Cosa dire? Per me è un dono! Conosco Giuseppe e Lella fin dai tempi della mia permanenza al santuario di San Gennaro. Io catechista e lui era insegnante nella scuola elementare. Papà di Diomira e Viviana, delle quali sono stato catechista per la prima Comunione. Poi gli anni sono trascorsi. Giuseppe ordinato diacono permanente ed io dopo alcuni anni sacerdote. Poi, per un disegno veramente provvidenziale di Dio, Giuseppe venne affidato alla mia comunità ed eccoci a vivere insieme la cura della nostra parrocchia da dodici anni belli, intensi, ricchi di esperienze, vissuti l’uno accanto all’altro. Lui per me, un padre saggio e amorevole, consigliere importante e sostegno in tanti momenti difficili della mia salute spesso precaria. Tanto ho ricevuto dal lui e rendo grazie a Dio per il suo dono nel mio cammino sacerdotale.

Significativo il battesimo che Giuseppe ha amministrato alla sua pronipote Maria, venuta dall’America. Lì, davanti a me tre generazioni: figlie, nipoti e pronipote. Tutti uniti – nel percorso della loro vita familiare e di fede – dall’abbraccio benedicente di Giuseppe. Sì, perché è stato lui a benedire le nozze delle figlie, a battezzare i suoi nipoti.

Ed ora quest’ulteriore tassello, di cui sono stato testimone. Volevo scrivere altro, ma preferisco lasciare la “parola” ad uno scritto che Alexis, la madre della piccola Maria, ha voluto indirizzare ai nonni: «Essere lontani da casa non è mai facile. Fin da quando ero piccola i miei nonni mi dicevano che ci separava solo una telefonata. Nonostante la distanza mia nonna è (e sempre sarà) come una mamma per me e nel mio cuore conto i giorni che mancano per essere di nuovo tra le sue braccia. Nonno, invece, mi chiede sempre “Come va a scuola?” “Cosa hai mangiato oggi?” Amo sapere di poter sempre contare su di lui per consigli e preghiere. I miei nonni sono tutto per me. Un giorno spero di diventare come loro e di avere un amore profondo come il loro. Sono riconoscente a Dio per avermi donato come nonni due persone così speciali. Mi sento così emozionata ad essere qui con tutti voi a celebrare questo giorno splendido nel mio paese. Ho detto a mio nonno che per Maria desideravo celebrare un battesimo tradizionale italiano e lui è stato entusiasta nell’organizzarlo. Sono immensamente grata di far parte di una comunità così premurosa e amorevole. Grazie a tutti per il vostro amore e sostegno».

Mario Russo





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