La Cei in difesa dei più deboli. Con le “Linee Guida per la Tutela dei minori” la Chiesa per la trasparenza e la comunicazione





Qualche mese fa la Conferenza episcopale italiana ha pubblicato le Linee Guida per la Tutela dei minori e delle persone vulnerabili. «Qualsiasi abuso sui fanciulli e sui più vulnerabili – scrivono i vescovi nella premessa -, ancor prima di essere un delitto, è un peccato gravissimo, ancor più se coinvolge coloro ai quali è affidata in modo particolare la cura dei più piccoli. La Chiesa cattolica in Italia intende contrastare e prevenire questo triste fenomeno con assoluta determinazione».

L’Assemblea Generale della Cei ha tracciato dei principi guida molto chiari: rinnovamento ecclesiale; protezione e tutela dei minori e delle persone vulnerabili; ascolto, accoglienza e accompagnamento delle vittime. Soprattutto, riprendendo le parole di Papa Francesco, si punta l’attenzione sulla responsabilizzazione comunitaria e la formazione sia degli operatori pastorali che dei candidati agli ordini sacri e alla vita consacrata. Fondamentale l’invito alla collaborazione con la società e le autorità civili, nonché alla trasparenza e comunicazione.

E a luglio la Conferenza episcopale della Campania ha istituito il Servizio Regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili, presieduto da monsignor Domenico Battaglia e coordinato da don Gennaro Pagano, psicologo e psicoterapeuta, a cui abbiamo chiesto indicazioni sulle attività svolte.

Di cosa si occupa il Servizio?

«Il Servizio regionale recepisce le indicazioni della Cei (nella foto l’Assemblea Generale) e i frutti del magistero di papa Francesco. Il Servizio ha una declinazione regionale e diocesana: il compito è aiutare i vescovi, ed eventualmente i superiori delle congregazioni religiose, a prevenire l’abuso sessuale e altre tipologie di abuso. Quando si è davanti ad un delitto di questo genere il vescovo o il superiore deve intervenire in maniera efficace, veloce e congrua e operare in favore delle vittime e per il recupero di chi ha commesso il reato».

Quali le novità più importanti?

«La grande novità è che la Cei promuove l’obbligo morale di denuncia: in altre parole i vescovi sono moralmente obbligati a denunciare alle autorità giudiziarie italiane un presbitero o un laico che nell’ambito ecclesiale ha commesso questi delitti. L’altro aspetto importante è quello della prevenzione. Ci saranno anche momenti di formazione specifica nei seminari».

Qual è il compito del coordinatore?

«È tenere insieme le fila del Servizio regionale, aiutare le diocesi, consentire una sinergia di lavoro tra le varie realtà ecclesiastiche. Intanto proseguono gli incontri con i delegati diocesani e, insieme a monsignor Battaglia, si definiranno le iniziative da intraprendere».

Il Servizio non è dedicato solo agli abusi sessuali…

«Non si parla solo di abusi sessuali: la Chiesa specifica che questo nuovo Servizio tutela i minori e le persone vulnerabili. Per esempio persone con disabilità e fragilità psichica. Tutti, chiaramente, riconducibili a frequentazioni dell’ambito ecclesiastico, compreso il mondo dell’associazionismo cattolico e quello sportivo di matrice cattolica».

Abusi e Chiesa: ma questo non è l’unico contesto…

«È vero che la Chiesa Cattolica non è l’unico contesto dove si verificano abusi. Statisticamente, nel mondo, la famiglia è il primo luogo dell’abuso. Si verificano casi analoghi anche in ambienti di altre confessioni religiose. Ma, anche se ci fosse un solo caso nella Chiesa, esso deve essere affrontato in maniera energica, prevenuta e sostanziosa. C’è anche un’altra questione che deve emergere: noi Chiesa siamo chiamati ad essere “luce del mondo”, siamo chiamati a testimoniare e a dare l’esempio. Una Chiesa che agisce bene è una Chiesa che mette in campo azioni di prevenzione degli abusi, che è tempestiva nel denunciare nel momento in cui ci sono prove serie e tempestiva nel sostegno alle vittime. Una Chiesa che fa questo sta svolgendo un magistero esemplare al mondo e alla società; il tema dei minori è un tema, purtroppo, trascurato. Anche in questo settore la Chiesa deve essere luce: testimoniando l’impegno a protezione dei piccoli che così erano cari al Signore Gesù».

Ciro Biondi

 

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In Campania così funziona la struttura per la formazione

La Conferenza Episcopale Campana dà il via al Servizio Regionale per la tutela dei minori e delle persone vulnerabili. Il delegato è monsignor Domenico Battaglia, vescovo di Cerreto Sannita – Telese – Sant’Agata de’ Goti. Coordinatore è don Gennaro Pagano, direttore del Centro Educativo diocesano Regina Pacis di Quarto. La struttura è composta dai referenti diocesani e ha il compito di attuare le Linee Guida approvate nell’Assemblea Generale della Conferenza episcopale italiana e della Conferenza italiana superiori maggiori che si è svolta a Roma nel mese di maggio. Obiettivi: monitorare e documentare le iniziative di prevenzione e formazione e le modalità di attuazione a livello locale delle Linee guida nazionali; accompagnare le singole diocesi, comunità religiose, associazioni o altre realtà ecclesiali nella stesura di protocolli e indicazioni di buone prassi per la tutela dei minori; stimolare, promuovere e coordinare l’informazione e la formazione degli operatori pastorali sulle tematiche della tutela dei minori e della prevenzione degli abusi; se richiesto dal vescovo diocesano o dal superiore maggiore competente, accogliere e trattare secondo i protocolli stabiliti dal Servizio nazionale le segnalazioni di abusi sessuali in ambito ecclesiale. La Segreteria del Servizio regionale è gestita dalla Fondazione “Centro educativo diocesano Regina Pacis” della diocesi di Pozzuoli. Info: segreteria@centroreginapacis.it (per conoscere le Linee Guida e tutte le attività del Servizio Nazionale: www.tutelaminori.chiesacattolica.it).

 





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