La morte di Diego Armando Maradona ha scosso ed emozionato tutto il mondo, che dal giorno della sua scomparsa, lo scorso mercoledì 25 novembre, lo sta celebrando come il più grande atleta della storia dello sport del calcio. Il cordoglio che è seguito alla sua morte ha dimostrato come fosse il più amato calciatore di tutti i tempi per le sue straordinarie qualità tecniche.
In modo particolare, la sua scomparsa è stata avvertita a Napoli quasi come la perdita di una persona cara, di un figlio della nostra terra, pur essendo egli argentino di nascita. In realtà, il suo legame con la città di Napoli, e con tutta la sua popolazione, non solo non è venuto meno nel corso degli anni, ma si è anzi addirittura rafforzato grazie a numerose reciproche attestazioni di affetto e di vicinanza. I napoletani hanno continuato ad amare Maradona anche dopo che egli ha lasciato la squadra cittadina, non perché il suo nome sia legato a vittorie e a conquiste di trofei sportivi, ma perché lo hanno sempre avvertito come “uno di noi”: allo stesso modo Maradona non ha mai smesso di evidenziare il suo speciale legame con Napoli, mostrando ogni qual volta fosse possibile di sentirsi parte di questa città.
Ci piace inoltre sottolineare come Maradona avesse soprattutto un tratto distintivo in comune con i napoletani: la generosità. Non a caso, anche recentemente, Papa Francesco – argentino come lui, e che lo aveva più volte incontrato – ha ricordato il suo impegno per numerose iniziative benefiche a favore dei più bisognosi, come la partecipazione a diversi progetti ed iniziative nel segno dell’educazione e della solidarietà organizzate da “Scholas occurrentes”, organizzazione internazionale promossa da Papa Francesco.
Da ricordare, ad esempio, la sua partecipazione alla Partita interreligiosa per la pace svoltasi nel 2014, e a quella del 2016, in aiuto della popolazione di Amatrice colpita dal terremoto. In quell’occasione la conferenza stampa di presentazione dell’evento, a cui lo stesso Maradona volle partecipare, si tenne nei locali di Radio Vaticana.
Teatro delle gesta sportive di Maradona, nei 7 anni di appartenenza alla squadra del Napoli, è stato lo Stadio San Paolo. Quest’impianto sportivo fu inaugurato nel 1959, ed ebbe in principio la denominazione di Stadio del Sole. Fu intitolato a San Paolo con delibera n. 218 del 5 maggio 1961, a firma del sindaco G. Fiorentino, approvata all’unanimità dalla Giunta Comunale. L’occasione per il cambio di denominazione fu il XIX anniversario centenario dell’arrivo di San Paolo in terra flegrea, così come ricordano gli Atti degli Apostoli, in cui l’evangelista Luca, compagno di predicazione di San Paolo, racconta: “Il giorno seguente si levò lo scirocco e così l’indomani arrivammo a Pozzuoli. Qui trovammo alcuni fratelli, i quali ci invitarono a restare con loro una settimana. Quindi arrivammo a Roma” (At 28,13-14). La via che da Pozzuoli (allora Porto di Roma prima della costruzione del Porto di Ostia) portava alla Città Eterna passava nelle vicinanze del luogo dove era stato costruito lo Stadio (l’attuale via Terracina, in cui ancora oggi sono visibili alcuni scavi archeologici di notevole importanza). Non a caso in quella zona fu dedicato a San Paolo anche un parco residenziale, e successivamente anche l’ospedale.
Il passaggio dell’Apostolo delle genti nel nostro territorio, testimoniato dal Nuovo Testamento, è stato sempre considerato dalla nostra Chiesa di Pozzuoli un episodio di fondamentale importanza non solo per la fede cristiana, ma per la stessa civile convivenza. Luca, infatti, sottolinea la tradizione di ospitalità della nostra terra: pur essendo San Paolo in quel momento un prigioniero, non solo fu accolto benevolmente, ma gli fu offerta accoglienza per tutta una settimana. Questa grande tradizione, mai venuta meno nel corso dei secoli, e oggi ancora più da coltivare, fonda la stessa identità del nostro popolo aperto per sua natura alla cultura dell’incontro: non perderne la memoria è sempre stato considerato di grande rilievo.
È questa memoria che oggi preme a tutti noi conservare. A questo, il nome dello Stadio San Paolo può contribuire in modo efficace. Pur tuttavia, non ci sembra l’unico modo. Essa si è mantenuta viva, infatti, per molto tempo prima che lo Stadio venisse costruito, e si manterrà viva ancora dopo. È nel cuore, nella coscienza, di ogni abitante di questa terra che essa vive. Ci sembra invece che intitolare lo Stadio a Diego Armando Maradona possa oggi essere un segno di richiamo ai valori fondanti lo sport, facendo riferimento a uno dei suoi più grandi rappresentanti, e a una passione che dall’ambito puramente sportivo deve diffondersi in tutto il tessuto sociale, politico, economico della nostra terra flegrea, con particolare attenzione ai più bisognosi secondo quella generosità che fu anche del giocatore argentino.
Ben venga, dunque, l’intitolazione a Diego Armando Maradona del principale impianto sportivo della nostra città, se questo aiuterà la crescita umana e sociale della nostra terra purché non si perda la memoria delle nostre radici e ci siano iniziative culturali significative che mettano in evidenza i fondamenti greco-romani e cristiani della storia del nostro territorio. Senza radici profonde dove andiamo?
Diocesi di Pozzuoli
(foto da ilmessaggero.it)