Un amico di don Iaia, pastore della Chiesa valdese di Firenze, così l’ha descritto nel saluto che ha voluto far giungere al vescovo di Pozzuoli e di Ischia, don Carlo Villano: «La lezione ricevuta da don Gaetano, usare liberamente e responsabilmente tanto il cervello che il cuore nell’esperienza di fede, la porto ancora con me. Lo ricordo come un brillante predicatore, un fine pensatore (non solo di teologia) un anticonformista insofferente verso ogni forma di bigottismo».
Una descrizione perfetta e sentita, così come evidenziato da Villano durante il funerale: «Gaetano era un appassionato della vita, del pensiero, di una vita che non è mai banale, che non si lascia scorrere gli eventi addosso in maniera impermeabile; di una vita che si lascia interrogare; sì, perché Gaetano, di fronte alle grandi domande della vita si lasciava interpellare, si metteva in gioco, e le sue riflessioni, i suoi pensieri amava condividerli in maniera appassionata e intensa, sempre e comunque rispettoso del suo interlocutore. Gaetano persona buona e intelligente, dal carattere raffinato e gentile, sempre disponibile al dialogo ed al confronto aperto e autentico. Carissimo Gaetano, mi piace ora rivolgermi a te così come mi rivolgevo a te quando mi esponevi i risultati delle tue ricerche e i nostri incontri si orientavano sempre in quella ricerca della Verità che è sempre lì ad aspettarci e mai si lascia completamente afferrare; una Verità, mi dicevi, verso la quale hai orientato sempre l’intero percorso della tua esistenza. Carissimo Gaetano, oggi noi tutti siamo qui, insieme con te e per te, al termine di una vita, di una esistenza, che dalla scorsa estate ha avuta molta familiarità, forse anche troppa, con la sofferenza, in un cammino quasi ininterrotto tra diversi ospedali della nostra Città; un itinerario nella sofferenza che, però non hai percorso mai da solo, con la presenza continua e costante della tua famiglia, in particolare della tua cara mamma, che mai si è assentata da te; ogni giorno, ogni giorno con te negli orari consentiti dai vari ospedali; a lei, alla tua famiglia l’affetto e l’abbraccio di tutta la Chiesa di Pozzuoli e non solo; il tuo è stato un cammino, una via Crucis (permettetemi di dirlo con piena cognizione di causa) che hai sempre percorso con umiltà e con molta dignità. In questa tua via del dolore sei sempre stato cosciente della realtà ed ultimamente avevi iniziato a comprendere che forse, per davvero, la tua vita stava giungendo al compimento dell’incontro con il Dio della Vita».
Villano, affiancato dai vescovi concelebranti Gennaro Pascarella, Salvatore Visco e Michele Autuoro, ha ricordato che San Paolo, nella lettera ai Romani, ci invita a non disperare, a sperare: «Se noi crediamo che Cristo è risorto allora siamo chiamati a credere che anche noi risorgeremo insieme con Lui. Gaetano era particolarmente legato a san Paolo; ricordo che uno dei suoi doni che mi raccomandò di custodire con cura erano gli Atti del Convegno su Paolo “L’ultimo viaggio di Paolo”, che si svolse nella nostra diocesi e che lo vide tra gli organizzatori più competenti ed appassionati.
È la Parola di Dio che, ancora una volta ci viene in sostegno ed alimenta come lampada la nostra fede, anche di fronte a questo grande mistero che, ancora, resta la sofferenza e la morte. Lo stesso Pietro, nella sua prima lettera che abbiamo ascoltato, ci invita a vivere in pienezza il nostro battesimo, invocazione di salvezza che trova, nella vita di Gaetano, compimento e sintesi nel dono della sua vocazione e del suo ministero sacerdotale.
Nel Vangelo che abbiamo ascoltato e accolto, le prime parole che Marco pone sulla bocca di Gesù sono parole sulla “compiutezza del tempo”: oggi per Gaetano questo tempo compiuto è il tempo dell’incontro con Dio; questo tempo compiuto da oggi per Gaetano è speranza di eternità».