Alla scoperta del Coro diocesano con il direttore e concertista don Giovanni Varriale: il duale approccio passionale del maestro.
E dopo il successo dei concerti natalizi l’appuntamento del Venerdì Santo con lo Stabat Mater
Le vite dominate dalle passioni sono quelle più dense di significato, perché sono rivolte a uno scopo ben preciso. L’esistenza di don Giovanni Varriale è animata – in ogni fibra del suo essere – dall’amore per la musica, che è nato fin da bambino quando subito scoprì il mondo del vinile con le sue copertine illustrate e dai colori sgargianti o basici, anche se la fascinazione più intensa è avvenuta ascoltando il canto gregoriano. Il melomane don Varriale è oggi direttore dell’Ufficio per la musica sacra della diocesi di Pozzuoli e direttore del Coro diocesano; inoltre è concertista ed organista nelle cerimonie ufficiali più importanti. Nel periodo natalizio la basilica cattedrale San Procolo martire del Rione Terra è stato caratterizzato da quattro appuntamenti musicali – tutti guidati dall’organizzazione di don Giovanni con il patrocinio dell’amministrazione comunale -, tra i quali spicca il concerto di Natale eseguito dall’ensemble del maestro, che ha emozionato e commosso tanto il pubblico in sala attraverso il suo caratterizzante lirismo, tantopiù che il concertista alternava musica a spiegazioni forbite e colte circa l’universo musicale.
Don Giovanni ha avuto una formazione costituita da un percorso preciso e netto, difatti da adolescente ha iniziato gli studi di pianoforte, di canto fino ad arrivare al raggiungimento dei titoli accademici con il diploma al Conservatorio di Napoli in organo, composizione organistica e canto lirico. La verve partenopea è sempre ben presente nel suo lavoro odierno. «Noi napoletani siamo molto avvantaggiati per il canto – afferma – perché abbiamo una dote innata, che consiste nell’avere le vocali aperte, e ciò che caratterizza il suono non sono le consonanti, ma le vocali. Per tale motivo la cultura cantautorale napoletana è immensa: la nostra lingua flessibile è patrimonio dell’umanità». D’altronde il duale approccio passionale provato dal maestro: la “spiritualità” e la “musica” sono entrambe molto simili nella loro accezione fenomenologica, ossia nell’aggregazione e nell’ecumenismo insito in entrambe le istanze. «Sì, per me la religiosità e la melodia sono ambedue “armonia” nella visione completa dell’esperienza esistenziale. Etimologicamente “armonia” significa collegamento, connessione di sensi; infatti – continua il parroco – come la preghiera collega Dio all’uomo, la sinfonia rimanda la nostra mente ad un percorso a-temporale, fatto di ricordi e di vissuto indelebili, esplorando il nostro inconscio più remoto, pur cercando di rimuovere gli eventi. Quando ascoltiamo un brano non viviamo mai le stesse emozioni, come accade anche nell’esperienza di fede. Il simbolo spirituale parte dal finito ed arriva all’infinito. Secondo il testo biblico, noi uomini siamo stati creati dall’alito di vita, quindi siamo fatti della stessa sostanza delle vibrazioni, in tal misura ai brani melodici. Noi stessi siamo musica». Una data da tenere ben presente è il concerto del Venerdì Santo al Rione Terra, in cui il maestro Varriale – dirigendo il Coro diocesano – eseguirà lo “Stabat Mater” di Giovanni Battista Pergolesi: un appuntamento da non mancare.
Federica Nerini
___________________________
GOSPEL NELLA CATTEDRALE DEL RIONE TERRA
Il ciclo di concerti di musiche natalizie organizzati nella Basilica Cattedrale San Procolo martire a Pozzuoli si è concluso il 5 gennaio con il Coro Gospel Eyael e il Coro Città di Pozzuoli, diretto dal maestro Enrica Di Martino, fondatrice della Campi Flegrei Accademy (su SdT foto di Raffaele Esposito).
La manifestazione, è stata organizzata in sinergia con l’Ufficio diocesano per la Musica Sacra, guidato da don Giovanni Varriale. Presenti il vescovo di Pozzuoli, monsignor Gennaro Pascarella, e l’assessore comunale per la cultura, Maria Teresa Moccia di Fraia. Gli eventi, che hanno visto il duomo gremito, sono stati particolarmente apprezzati e applauditi.