Da poco, a Natale, è ufficialmente iniziato il Giubileo 2025, il cui tema “Pellegrini di speranza” indica in modo immediato sia la natura provvisoria e itinerante della condizione umana (siamo tutti pellegrini in cammino…), che la virtù fondamentale richiesta in questo tempo (chi può negare che oggi ci sia bisogno anche solo di qualche parola di speranza?). Devo confessare, però, che ho una forte preoccupazione, e i segnali che arrivano in questi primi giorni giubilari non fanno che rafforzarla. Al di là della domanda che fotografa in modo impietoso il passare del tempo: “Possibile che siamo già a un nuovo Giubileo?” (a me sembra ieri che si organizzava il Giubileo del 2000), la preoccupazione nasce da un altro interrogativo: ma questa volta, riusciremo a spiegare bene il senso profondo di questo evento? Riusciremo stavolta a trasmettere alla gente, la nostra gente, ma anche l’altra gente, la natura vera del Giubileo? O saremo ancora costretti a discutere delle indulgenze, del passaggio della Porta Santa, delle singole iniziative giubilari, delle parole del Papa o di qualche “principe della Chiesa”, delle canonizzazioni già annunciate, del rapporto della Chiesa con il mondo di oggi, e così via?
Il punto per me è questo: se vediamo il Giubileo come l’occasione per “occupare uno spazio” da parte della Chiesa, per riaffermare in modo incalzante una sua presenza mondana mediante la mobilitazione della massa dei suoi fedeli, per avanzare rivendicazioni e esigere quasi dei veri e propri atti di sottomissione, allora non solo non stiamo dicendo al mondo cos’è per davvero il Giubileo, ma addirittura ne stiamo negando la natura autentica, perché il Giubileo non ha niente a che fare con tutto ciò. Questo pericolo serio si può evitare solo se ne siamo consapevoli, e se prendiamo coscienza di cos’è veramente il Giubileo. Il fatto è che non c’è nulla di più liberante e di meno mondano, di più moderno e attuale dell’evento giubilare rettamente inteso. Basterebbe tornare alla Parola di Dio, allo spirito di quel libro della Bibbia che si chiama Levitico per potercene rendere conto. È il libro che istituisce il tempo giubilare, ma spesso viene saltato a piè pari, pieno com’è di indicazioni e prescrizioni ormai superate: eppure, a esso è utile tornare per comprendere le radici non solo del Giubileo, ma anche di molte feste cristiane. Se lo facessimo, potremmo riconoscere gli elementi fondamentali del Giubileo validi anche per noi oggi: il riposo della terra -in sostanza il rispetto dell’ambiente, che non dev’essere sfruttato in modo indiscriminato-; la remissione dei debiti -l’attenzione ai più poveri e bisognosi, agli “scarti della terra” che non possono saldare il proprio debito, ma che non per questo possono essere privati della loro dignità-; la restituzione dei terreni ai primitivi proprietari; la liberazione degli schiavi. Riletto in questa chiave, il Giubileo ha a che fare non con la logica del potere secondo il mondo, bensì piuttosto con la destinazione universale dei beni, con la fraternità e la solidarietà, con il riconoscimento della dignità di ogni persona, con il rispetto dell’ambiente, insomma con le più alte e significative aspirazioni etiche dell’umanità di sempre. Personalmente trovo molto significativo l’elemento del ritorno della terra ai propri legittimi proprietari: spesso ne viene sottolineata la dimensione quasi utopistica, e si aggiunge subito dopo che esso non è mai stato storicamente attuato. Ma questa prescrizione, retta dal principio che “la terra è di Dio”, vuol dire essenzialmente che ogni uomo è chiamato a riconoscere di essere un semplice inquilino della nostra “casa comune”: come i vignaioli della parabola di Gesù, noi non siamo i proprietari della terra e non possiamo impadronirci dei suoi frutti, che anzi siamo chiamati a restituire ai nostri fratelli, ai poveri, a coloro a cui abbiamo preso senza dare niente in cambio. In questo senso, il Giubileo ci permette anche di riconoscere i nostri errori e di ritrovare il giusto equilibrio con Dio, con gli altri, con l’ambiente, mediante il perdono ricevuto e dato. Solo rendendoci conto di ciò si riesce a entrare sul serio nell’anno di grazia del Signore, solo aprendoci a questa dinamica iniziamo a intravedere la natura intima del Giubileo.