La storia di Agnano come laboratorio per le scuole. Le tante risorse del geosito





«Nel corso degli ultimi anni sono passata molte volte da queste parti e in qualche occasione mi sono anche fermata. In tutta sincerità, del luogo conosco solo le terme e l’ippodromo».

A parlare è una giovane insegnante, dai lineamenti delicati appena coperti dagli occhiali, in servizio in un istituto della “Città Metropolitana di Napoli”, il complesso di scuole da poco entrato in funzione ad Agnano. Dall’occasionale dialogo su Agnano, tra un quesito e un riscontro verbale, sono emersi alcune riflessioni e taluni approfondimenti. La docente, infatti, ha chiesto innanzitutto perché per gli abitanti del quartiere questo territorio è reputato di grande interesse.

La conca di Agnano è da ritenersi un vero e proprio geosito. Un posto nel quale sono presenti più di una testimonianza, con fenomeni geologici in aggiunta a numerosi eventi storici. Evidenze che si possono sicuramente configurare di grande valore didattico e formativo in ambito scolastico. La conca è quello che resta di un grande vulcano spento che ha eruttato per l’ultima volta poco più di 4 mila anni fa. Noti sono i movimenti di innalzamento o di abbassamento del suolo che originano il fenomeno unico del bradisismo. Vi insistono manifestazioni di vulcanesimo secondario, come emissioni di gas, anche mefitici, come quelli presenti nella celebre Grotta del Cane. Oggi come allora, affiorano anche vapori respirabili utilizzati per la cura di infermità mediante saune naturali in cavità. La stessa morfologia del suolo mette a disposizione numerose sorgenti minerali tra le più calde del mondo, utilizzate da millenni per fini terapeutici. Eppure, come ammette la nostra interlocutrice, di tutto ciò ben pochi insegnanti sono a conoscenza.

Il territorio ha subito numerose variazioni nel corso dei secoli: prima un lago, poi una pianura fertile. E qui ci soccorre la storia perché il sito, già popolato molto tempo prima dell’arrivo dei romani, ha ospitato complessi termali imponenti, a partire dai Greci con il tempio dedicato ad Igea (nella foto: resti dell’edificio sacro dedicato alla salute in una rara immagine del 1912). E, alla docente che chiede come visitare i ruderi scoperti all’inizio del secolo scorso, il consiglio è di recarsi alle Terme moderne.

Anche le stufe (“sudatori”) sono poste sempre nella stessa area: un’antichissima sauna praticata in gallerie per bagni di vapore naturali attraverso la diffusione negli ambienti di aria calda comunque respirabile. Ammodernati, questi bagni a secco, ancora oggi sono utilizzati per il benessere che riescono a produrre a quanti le usano. Da notare l’uscita del fumo nella zona dei Pisciarelli, alle spalle della Solfatara. E sempre alla natura vulcanica del suolo sono dovute le caratteristiche della famosa Grotta del Cane: in realtà una cavità ipogea artificiale scavata in età preromana, forse per ricercare acqua sorgiva oppure essa stessa un sotterraneo a uso sudatorio. In seguito si verificarono emissioni gassose pericolose per la salute, acido carbonico, che però nello scavo non superano l’altezza da terra di una trentina di centimetri. Il riferimento al cane viene da una vecchia e rozza usanza di introdurre animali di piccola taglia per palesare gli effetti nocivi del gas sugli esseri viventi (Dipinto di Jules M. Dèsandré, 1865).

Intanto, negli ambienti della “Grotta” è in corso uno studio da parte di ricercatori europei per la verifica della presenza di vita in mancanza di ossigeno. I dati saranno posti all’attenzione della NASA. L’insegnante è interessata ai risultati di queste ricerche: ebbene, potrebbero essere presentati nel prossimo giugno a Città della Scienza.

Su un versante del Montespina ci sono poi i resti delle terme di epoca romana: vestigia di un edificio imponente realizzato intorno al I secolo d.C. su 6-7 piani disposti a terrazzi. Questo impianto termale sfruttava il calore naturale del suolo, mentre l’acqua era fornita da un collegamento con il vicino Acquedotto Augusteo, l’opera idraulica più imponente della Campania. Come conoscere tutto ciò? In varie occasioni associazioni di volontariato organizzano visite guidate; basta consultare il web. Inoltre con le scuole si potrebbero organizzare esplorazioni dal vivo con la certezza del supporto dell’associazionismo locale.

Nel 1911, nell’area delle antiche terme adrianee, durante i primi scavi archeologici, furono ritrovate alcune sculture in marmo: la Venere marina, l’Afrodite armata, Hermes con Dioniso bambino e di Ganimede, tutte custodite nelle Terme moderne. Mentre la prima serie di statue si è riusciti a conservarla sempre in loco, il gruppo delle cosiddette Muse di Agnano (nella foto), in seguito a “trattative” avvenute a Napoli agli inizi del secolo scorso, fu ceduto al Liebieghaus di Francoforte sul Meno.

Conservati, sempre nello stabilimento, si trovano anche molti altri antichi reperti, tra cui cippi funerari marmorei. L’Archivio storico delle Terme, riorganizzato dall’architetto Giovanni Bartolo, già allievo dell’Istituto d’arte Boccioni, offre una grande possibilità per gli studi di approfondimento.

Aldo Cherillo





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