L’antica invasione dei pescatori puteolani in Sardegna, con il Pennone e l’Assunta





Nella seconda metà del XVIII secolo molti pescatori di Pozzuoli iniziano a stabilirsi in Sardegna in seguito alla presa di possesso di quest’isola da parte dei Savoia. Una nuova situazione storica garantiva ai pescatori campani una certa sicurezza per via della presenza di navi armate del Regno Sardo che scoraggiavano sia malintenzionati locali che pirati berberi. Il tutto inizia nell’isola La Maddalena dove, dopo l’occupazione piemontese, arrivano i primi napoletani, puteolani, procidani e ponzesi, che lasciano paesi ormai sovrappopolati con attività insufficienti per tutti mentre trovano qui zone vergini mai sfruttate prima; lasciano golfi troppo aperti e pericolosi per le intemperie e trovano coste articolate con maggiori possibilità di riparo. Ma, soprattutto, provenendo da paesi con attività molto specializzate, i ponzesi adoperano le nasse e i puteolani le reti, tutti lavorano senza importunarsi l’un l’altro.

Sono però, dal punto di vista amministrativo, stranieri, provenienti dal Regno di Napoli, e sottoposti quindi a pagare dei diritti allo stato ospite; e poiché sulla loro esazione e nel 1789, per proteggere gli interessi dei propri cittadini, il console di Napoli a Cagliari presenta un’istanza al viceré savoiardo per far nominare un viceconsole a La Maddalena. Le barche portate dai pescatori campani sono di tre tipi: il gozzo violone di Pozzuoli, la feluca di Ponza e la spagnoletta dei napoletani. Dal Settecento a oggi, in oltre due secoli, ad esercitare la pesca nell’arcipelago non sono i maddalenini, almeno quelli del ceppo originario, ma gli immigrati che costituiscono una fetta consistente della popolazione e che solo di recente realizzano una completa integrazione con le altre componenti isolane. I matrimoni fra campani e maddalenini sono rari e sempre nuovi arrivi, soprattutto da Ponza e da Pozzuoli di individui o di intere

famiglie, vanno a rimpinguare il nucleo primitivo mantenendone le caratteristiche iniziali.

La comunità dei pescatori, all’inizio del ‘900, è divisa in due gruppi principali, puteolani e ponzesi, e in altri meno numerosi; tutti mantengono, insieme alle abitudini derivate dai diversi luoghi di provenienza, una netta differenziazione degli attrezzi da lavoro. I puteolani si sono stanziati, cercandosi l’un l’altro man mano che arrivano, a Abbass ‘a marina; i ponzesi a U Molu di Cala Gavetta; gli altri, seguendo il destino delle minoranze, senza una localizzazione precisa, ma il più possibile vicino al mare.

I pozzolani occupano la lunga fila di vani al pian terreno dell’allora via Nazionale e le zone immediatamente retrostanti. Essi vivono stabilmente a La Maddalena mentre i ponzesi vengono in Sardegna e nell’arcipelago per “fare la stagione con le nasse”; in genere per la pesca delle aragoste. La boga (vopa in napoletano), comune in tutto il Mediterraneo, nell’arcipelago della Maddalena è oggetto di pesca professionale soprattutto da parte di pescatori pozzolani che adoperano l’impostata, una rete lunga 2/300 metri con tramaglio e un “velo” alto 6/7 metri. Le bettole del porto sono frequentate nelle lunghe serate invernali d’inattività. Lì i pescatori giocano a carte con in palio un quarto di vino che i vincitori spesso non consumano sul posto, ma portano a casa per la cena. Quando non è possibile uscire per mare i puteolani sono occupati nella preparazione delle loro reti o nella manutenzione delle barche per le quali si servono dello scalo che occupa il lato nord della cala, fangoso e malsano a causa della turbolenta vadina nella quale affluiscono gli scarichi fognari della zona a monte.

Nel tentativo di trovare un correttivo anche a questa situazione nel 1919 nasce “La Società fra i Pescatori” di La Maddalena, con lo scopo di «assicurare un sussidio ai soci ammalati e cooperare alla loro educazione ed istruzione civile, venire in aiuto alle famiglie dei soci defunti, accordare al socio che ne farà richiesta mutuo in danaro». Primo presidente è Luigi Birardi di Alghero; tra i soci fondatori troviamo Giuseppe Di Fraia e Gennaro Grieco di La Maddalena; e Vincenzo Del Giudice, Procolo D’Agostino, Vincenzo D’Oriano e Leonardo Di Fraia di Pozzuoli. Molti, con ancora cittadinanza puteolana, appartengono alle susseguenti generazioni di immigrati; ma ci sono anche nominativi di pescatori maddalenini il cui cognome svela l’origine flegrea. Si dice che i figli degli immigrati diventano presto “quasi maddalenini” e i loro nipoti diventano maddalenini del tutto e come tali restii alle fatiche, ai pericoli, ai sacrifi ci e all’aleatorietà dei guadagni che l’attività della pesca comporta.

Nell’isola resta ferma e radicata la fede per Santa Maria Maddalena, patrona dell’isola, ma dalla seconda metà dell’ottocento i pescatori, specialmente di origine puteolana, ogni 15 agosto iniziano a portare in processione la statua della loro protettrice, la Vergine Assunta. La processione si svolge dapprima a terra, poi, negli anni seguenti, a mare con la statua festosamente addobbata sulla barca di testa seguita da imbarcazioni di ogni tipo. Nella zona di Bassa Marina, ornata per l’occasione, si svolgono giochi e gare di abilità fra le quali competizioni di nuoto e le tradizionali regate a vela e a remi. A quest’ultima partecipano anche anziani pescatori, ricchi di esperienza, che maneggiano con sicurezza i loro remi lunghi 6 metri, con la classica posizione dei puteolani, in piedi con il viso rivolto nel senso di marcia. Si gareggia poi per l’albero della cuccagna a terra e quello a mare, ricordo del pennone; giochi che coinvolgono i giovani e un pubblico vociante ed entusiasta. La tradizione resta viva a lungo, certamente fino alla seconda guerra mondiale.

Giuseppe Peluso





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