“Cari giovani, non siamo venuti al mondo per “vegetare”, per passarcela comodamente, per fare della vita un divano che ci addormenti; al contrario, siamo venuti per un’altra cosa, per lasciare un’impronta!”. Incisive le parole di Papa Francesco alla Veglia della Giornata Mondiale della Gioventù, momento culmine di tutta la settimana. A Campus Misericordiae eravamo circa un milione e settecentomila giovani di lingue, culture, popoli differenti, ma figli di un unico Padre. Radunati in silenzio, sotto il chiarore delle stelle, eravamo un mosaico di fraternità: le nostre mani strette le une alle altre, hanno costruito un ponte umano, tutto sapeva di unità! Non c’erano confini, non c’erano differenze, bandiere di nazioni in conflitto fra loro sventolavano vicine. L’inesauribile misericordia di Dio passava in una brezza leggera, nella fiamma delle candele accese. Bastava semplicemente guardarsi attorno per avvertire la mano materna del Dio invisibile che si rendeva visibile nel fratello che avevamo accanto. Il Papa ci ha intimato ad essere giovani protagonisti della storia, “giovani svegli” che non permettono a nessuno di decidere del proprio futuro. La nostra presenza lì ha dimostrato che siamo disposti a rischiare per seguire Cristo, che siamo disposti a rinunciare alla comodità di un divano, che siamo disposti a prendere sulle spalle uno zaino, indossare degli scarponcini, lasciare casa, progetti e vie sicure per camminare su strade mai sognate e nemmeno pensate, seguendo la “pazzia di Dio” che si vede negli ammalati, nell’ “amico finito male”, nei “profughi” e di diventare “attori politici, persone che pensano” e “animatori sociali”. Cristo ha bisogno della nostra energia, delle nostre mani, del nostro coraggio per continuare a costruire il mondo di oggi, un mondo diverso dove non si distrugge ma si crea, dove non ci sia più odio ma amore, un mondo che trova la sua pace nel perdono. Noi dobbiamo essere gli artefici di una nuova umanità, è su di noi che Cristo scommette! Ciascuno di noi ha l’impegno di fare della propria vita un ritratto di Dio, e non lo dobbiamo fare inventando qualcosa di strano, lo dobbiamo fare esattamente con le cose che sappiamo fare perché “quando il Signore ci chiama non pensa a ciò che siamo, a ciò che eravamo, a ciò che abbiamo fatto o smesso di fare. Al contrario: nel momento in cui ci chiama, Egli sta guardando tutto quello che potremmo fare, tutto l’amore che siamo capaci di contagiare. Lui scommette sempre sul futuro, sul domani”. Ci basti sapere di essere amati, non per quello che sappiamo fare, per quello che abbiamo, per come appariamo, ma per quello che siamo in profondità. Questo il nostro punto di forza e da qui ricominciare sempre. E allora non un vita paralizzata dalla paura, ma una vita sensata e bella, che è il riflesso del Volto Misericordioso di Dio. Una vita vissuta a costruire ponti e ad abbattere i muri, una vita che testimonia l’incontro con Cristo. Sono certa che quanto vissuto a Cracovia non resterà solo un ricordo: l’incontro con Cristo ha segnato e trasformato le vite di ognuno di noi giovani presenti. La GMG continua nel nostro quotidiano, incarnando le parole del Vangelo “Beati i Misericordiosi perché troveranno Misericordia!”
Connye Mattera