L’Intelligenza Artificiale tra paure e scetticismo. Il Papa: “Non dimentichiamo le relazioni”





Cosa ne sarà dell’intelligenza umana, del pensiero e delle emozioni, dell’idea o della proposta o del confronto? Sono interrogativi che ci poniamo da diversi mesi, aspettando il futuro e curiosi di capire come sarà l’avvento dell’Intelligenza artificiale. Sembra quasi l’attesa di un grande uragano che potrebbe spazzare via tutto ciò che siamo oggi oppure di nuovo fenomeno rinascimentale o rivoluzione culturale.

Qualcosa già si muove e lo stiamo sperimentando attraverso i mezzi tecnologici a nostra disposizione, ma non riusciamo ancora ad immaginare il futuro con l’AI. Dobbiamo essere scettici o fiduciosi, spaventati o ottimisti? Sarà uno strumento utile per la crescita occupazionale e per le nuove generazioni oppure l’uomo sarà sostituito totalmente?

Tutti quesiti che al momento non trovano risposte precise e in questo percorso che guarda al domani, la Chiesa non si contrappone, si mostra favorevole al progresso tecnologico ma ribadisce di affrontare con cautela l’utilizzo dei nuovi strumenti. In particolare, Papa Francesco è intervenuto in più occasioni sulla questione.  Lo ha scritto nella Laudato si’, nella Laudate Deum e nel Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace, lo ha detto nel discorso al G7 in Puglia, evidenziando che “L’intelligenza artificiale è e deve rimanere uno strumento nelle mani dell’uomo. Siamo sicuri di voler continuare a chiamare ‘intelligenza’ ciò che intelligenza non è? L’IA influenza in modo dirompente l’economia e la società e può avere impatti negativi sulla qualità della vita, sulle relazioni tra persone e tra Paesi, sulla stabilità internazionale e sulla casa comune”.

L’ultimo intervento di Bergoglio risale alla visita di settembre scorso a Singapore ed anche in quella occasione. tra gli innumerevoli temi affrontati, il Papa ha evidenziato anche quello del rapporto tra l’uomo e il progresso scientifico e tecnologico davanti alle autorità, alla società civile e al Corpo diplomatico di Singapore: “Le sofisticate tecnologie dell’era digitale e i rapidi sviluppi nell’uso dell’intelligenza artificiale non possono farci dimenticare che è essenziale coltivare relazioni umane reali e concrete. Queste tecnologie possono valorizzare proprio per avvicinarsi gli uni agli altri, promuovendo comprensione e solidarietà” e “non per isolarsi pericolosamente in una realtà fittizia e impalpabile”. “Di fronte ai prodigi delle macchine, che sembrano saper scegliere in maniera indipendente, dobbiamo aver ben chiaro che all’essere umano deve sempre rimanere la decisione”. Anche l’impiego a fini militari è stato un tema: “Urgente ripensare lo sviluppo e l’utilizzo di dispositivi come le cosiddette ‘armi letali autonome’ per bandirne l’uso. Nessuna macchina dovrebbe mai scegliere se togliere la vita ad un essere umano”.

Il monito di Papa Francesco appare ben chiaro, ci sta avvisando sui possibili pericoli e di usare molta cautela. I suoi annunci non si distaccano molto da quelli lanciati anche nel mondo scientifico.

Di intelligenza artificiale si è tornato a parlare nelle settimane scorse in occasione della consegna del premio nobel per la Fisica assegnato agli scienziati John Hopfield e Geoffrey Hinton, pionieri degli studi sulle reti neurali artificiali e sui computer capaci di imparare in modo autonomo.  Hinton ha dichiarato che l’intelligenza artificiale “avrà conseguenze sull’umanità paragonabili alla rivoluzione industriale. Allora le macchine ci superavano in forza fisica, ora sono destinate a superarci dal punto di vista intellettuale. Ci saranno effetti estremamente positivi, avremo una medicina migliore ma ci potranno essere però anche delle conseguenze negative, qualora le macchine riescano a sfuggire al nostro controllo”.

Colui che si dimostra ottimista è invece Dario Amodei, considerato dalla rivista Time una delle “100 persone più influenti del mondo nell’IA” a capo di Anthropic, azienda che sviluppa alcuni tra i migliori modelli di intelligenza artificiale del pianeta. In un lungo saggio, come riportato anche da Repubblica online, Amodei parla degli impatti positivi che l’IA avrà sulla società e in particolare sul benessere fisico degli esseri umani.  Il saggio, si ispira ad una poesia di Richard Brautigan, scrittore e poeta americano simbolo della controcultura americana che nel lontano 1967 scrisse dei versi avveniristici (All Watched Over by Machines of Loving Grace) immaginando un mondo in cui la cibernetica è avanzata a uno stadio in cui consente un ritorno all’equilibrio della natura e un’eliminazione della necessità del lavoro umano.  Amodei parte proprio da questi versi e prova illustrare “come potrebbe apparire un mondo con una IA potente se tutto andasse per il verso giusto”.

Ma tra ottimisti e pessimisti bisogna fare i conti anche con i costi del progresso, come ha dichiarato il direttore del Sole 24 Ore, Fabio Tamburini nel suo intervento alla prima edizione di AI Transition 2024: «Come verrà prodotta l’enorme energia necessaria per alimentare i data center; chi governerà i dati che sono il nuovo petrolio».

Le Big Tech Amazon, Microsoft, Meta e Google supereranno quest’anno i 200 miliardi di dollari di investimenti sull’intelligenza artificiale con crescite ulteriori nel 2025, innescati dall’arrivo di ChatGpt. I giganti del settore sono costretti quindi a spendere somme stratosferiche per chip sofisticati e per i data center, strutture affamate di energia 24 ore su 24 e sette giorni su sette che non potranno garantire l’impegno ad un limitato impatto climatico nel mondo. Non ci resta che attendere.

Lello La Pietra

Segni dei Tempi – Dicembre 2024 – pagina 11

 





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