Un nuovo sacerdote per la Chiesa di Pozzuoli: Mariano Amirante è stato ordinato presbitero dal vescovo, monsignor Gennaro Pascarella. La celebrazione eucaristica si è svolta nel santuario Maria Regina della Pace a Quarto, venerdì 2 ottobre, giorno dedicato alla Memoria dei Santi Angeli Custodi.
Prima dell’ordinazione, Mariano ha voluto esprimere, anche tramite il nostro giornale, la gioia provata in questo momento così importante per la sua vita e per la diocesi flegrea: «Sento forte nel cuore una profonda gratitudine al Signore per essersi mostrato a me vicino in tutti gli “angeli custodi” che ha inviato sul mio cammino. Trovo molto significativa la data che insieme al vescovo è stata scelta per la celebrazione. In fondo, il prete è un “angelo custode”, un messaggero della Buona Notizia, chiamato a custodire quei fratelli e quelle sorelle che incontra sul cammino. È questo quello che più desidero e che più mi emoziona: poter restituire al Signore, nella donazione totale e povera di me alla Chiesa, una minima parte di quella custodia e di quell’amore ricevuti in questi anni» (su sdt on line l’articolo completo).
Il giovane sacerdote, come sottolineato dal vescovo, ha compiuto un “lungo percorso”, «in cui, aiutato dai suoi educatori, ha compiuto un serio discernimento, rendendo più solide le motivazioni della risposta alla chiamata del Signore, ad essere suo “ministro”».
Durante l’omelia, monsignor Pascarella ha espresso un augurio, invitando tutto il presbiterio alla fraternità, mettendo in risalto la “natura comunionale del sacerdozio”, richiamata da san Giovanni Paolo II. «Per tutta la comunità diocesana, soprattutto per il presbiterio, è un giorno di festa (ndr, le ultime ordinazioni sacerdotali sono state celebrate nel 2016). Mariano, sii uomo di dialogo e di comunione, operatore di pace, costruttore di unità nel presbiterio e nella comunità parrocchiale e non dimenticare mai che se vuoi esserlo, devi percorrere la via della croce, pronto ad essere crocifisso come il tuo unico Maestro e unico Signore. Con la vita e con le parole il prete è chiamato ad aiutare le persone che gli sono affidate ad essere discepoli di Gesù, che ha come primo passo l’incontro con Lui. È dalla bellezza dell’incontro con Lui che nasce la gioia di evangelizzare!
Il prete non può isolarsi in una “torre” e guardare dall’alto gli uomini e le donne e le loro storie senza sporcarsi le mani. È chiamato a condividere le sofferenze, le angosce, le domande, i dubbi, le ferite della gente e portare vicinanza, guarigione, speranza. Il prete è “per la gente”, per i feriti della vita è il buon samaritano.
Egli deve sempre prima lasciarsi guarire, illuminare dal Signore. L’ascolto e la meditazione assidua della Parola di Dio, la preghiera costante, i sacramenti vissuti intensamente sono la fonte a cui sempre attingere. In particolare, l’Eucarestia connota la vita del prete: la sua esistenza deve essere una “pro-esistenza”, un vivere per Dio e per gli altri, un farsi pane spezzato e vino versato. Se si vuole contare nella comunità bisogna essere piccoli, porsi in un atteggiamento di servizio» (testo completo dell’omelia in pdf).
La celebrazione si è svolta nel più rigoroso rispetto delle norme per il contenimento della diffusione del coronavirus, grazie anche alla perfetta organizzazione dei volontari del santuario che hanno invitato i partecipanti a mantenere la distanza di sicurezza tra loro e ad igienizzare le mani all’ingresso e all’uscita della chiesa.