L’articolo del vescovo, monsignor Gennaro Pascarella, è stato pubblicato sul giornale Segni dei Tempi di marzo, distribuito ad inizio mese. Lo riproponiamo oggi sul sito per l’attualità dell’appello alla solidarietà.
Il nostro giornale “Segni dei tempi” si pone con occhi di speranza di fronte agli eventi, anche drammatici, della storia e, prima ancora, guarda tutta la realtà, non accentuando solo quella negativa. Un detto popolare recita che “il bene non fa notizia”. È vero – come dice un proverbio cinese – che “fa più rumore un albero che cade che una foresta che cresce”; ma oggi gli alberi che cadono sono tanti e sono essi a prendersi le prime pagine! Eppure c’è la foresta che cresce. Ad essa vogliamo dare voce, senza chiudere gli occhi su una cultura che rischia di far ammalare la foresta! Cresce, per dirla con parole di papa Francesco, una “cultura dello scarto e dell’indifferenza”, una cultura dell’avere e del possedere.
Consapevoli della nostra debole voce, vogliamo contribuire a sviluppare insieme a tutti gli uomini e le donne di buona volontà una cultura dell’accoglienza e dell’inclusione, una cultura del dare, della solidarietà e della condivisione, una cultura dell’unità. Tutto ciò che è autenticamente umano ci interessa!
Un cristiano non può non avere la passione per l’uomo. Egli è discepolo di Uno che è nato per ridonare la dignità ferita o sfigurata agli uomini, rendendoli liberi figli di Dio, non asserviti a nessun faraone di turno.
Gesù Cristo ha speso tutta la sua vita, sanando e beneficando come buon samaritano tutti coloro che erano prigionieri del male e ha dato la vita sulla croce per me, per te e per ogni uomo, senza escludere nessuno. La Sua risurrezione ci dice che la vittoria finale sarà del bene sul male, della vita sulla morte, della libertà sulla schiavitù, della grazia sul peccato. Qui e ora siamo chiamati a realizzare – nel già, anche se nel non ancora in pienezza! – questa vittoria. Come discepoli del Signore dovremmo essere in prima fila nella lotta alla povertà in tutte le sue varie forme: povertà materiale, culturale, spirituale.
Dobbiamo dire con “opere-segno” che un mondo più umano è possibile. Non possiamo non essere “compagni” (etimologicamente cum con panis pane, partecipi dello stesso pane) di viaggio con tutti coloro che hanno fame e sete di giustizia, che non accettano che siano solo pochi a godere dei beni che la terra ci offre, che vogliono che la vita sia rispettata e curata in tutte le sue fasi, che nessuno sia scartato. Non possiamo non godere di tutto il bene che si fa dentro e fuori la Chiesa. Dio è là dove l’amore si realizza concretamente in infinite sfaccettature: in famiglia, sul lavoro, in parrocchia, nel quartiere, nella città, nella scuola, nello sport, nella politica, negli ospedali
… dovunque l’uomo vive ed opera.
E come non collaborare perché la nostra casa comune, che è la terra, non sia resa invivibile? Come cristiani siamo “testimoni privilegiati”
di una dimensione del mondo, che è quella di essere chiamato ad “andare oltre”. L’attesa di un “oltre”, di un “futuro”, non è un rifiuto del valore del mondo e del nostro impegno in esso: “salva quell’impegno, gli dà consistenza e direzione”. Abbiamo una “riserva” da donare al mondo, che è una riserva di speranza.
Ci sono segni di speranza nel nostro territorio? Basta sfogliare i numeri di “Segni dei tempi” per scoprirne alcuni. Continueremo a raccontarli. Il nostro raccontare le buone prassi è non solo per dare una boccata di ossigeno, ma anche per dire che è possibile che ci sia una realtà diversa e spingere a non stare alla finestra a guardare e eventualmente a lamentarsi, ma a rimboccarsi le maniche, non facendo mancare il proprio, anche se piccolo, contributo.
Tornando da Oslo (dove aveva ricevuto il premio Nobel per la pace) Madre Teresa fece tappa a Roma – racconta il cardinale Comastri –
Vari giornalisti si accalcarono nel cortile esterno della povera dimora delle Missionarie della Carità sul Monte Celio. Madre Teresa non si sottrasse ai giornalisti, ma li accolse come figli, mettendo nella mano di ciascuno una piccola medaglia dell’Immacolata. I giornalisti furono generosi in foto e domande; una domanda fu un po’ birichina: «Madre, lei ha settanta anni! Quando lei morirà, il mondo sarà come prima. Che cosa è cambiato dopo tanta fatica?».
pulita, nella quale potesse brillare l’amore di Dio. Le pare poco?».
Il giornalista non riuscì a rispondere, mentre attorno alla Madre si era creato il silenzio dell’ascolto e della emozione. Madre Teresa riprese la parola e chiese al giornalista: «Cerchi di essere anche lei una goccia pulita e così saremo in due. È sposato? ». «Sì, Madre». «Lo dica anche a sua moglie e così saremo in tre. Ha dei figli?». «Tre figli, Madre». «Lo dica anche ai suoi figli e così saremo in sei …».
Segni dei Tempi vuole dire agli altri: “sii anche tu una goccia di acqua pulita”! Se nessuno di noi facesse mancare nella Chiesa, nella società, nella famiglia… la sua goccia di acqua pulita, vivremmo in un mondo veramente a misura d’uomo, quello per cui Gesù ha pregato, ha donato sé stesso, quello che nel profondo ognuno di noi desidera! E troveremmo il “significato” della nostra vita: «Quello che tu puoi fare è solo una goccia nell’oceano – diceva Albert Schweitzer, pastore e missionario luterano in Africa, insignito anche lui del premio Nobel nel 1952 – ma è ciò che dà significato alla tua vita».
† Gennaro
vescovo di Pozzuoli