Nel duomo di Napoli il pranzo dei poveri con il cardinale Sepe: “Accogliamo gli stranieri, senza pregiudizi”





Anche quest’anno il cardinale Crescenzio Sepe servirà ai tavoli nel pranzo dei poveri organizzato nel duomo di Napoli, giovedì 28 dicembre (alle ore 12.30).

L’iniziativa, avviata a dicembre dell’anno scorso, ha visto, forse per la prima volta in Italia, una cattedrale ospitare un pranzo nel periodo natalizio: «La cattedrale – ha affermato il cardinale nel 2016 – è la casa di Dio, dove si fanno le cerimonie. Però è casa di Dio anche quando si incontrano i poveri. Dare loro un senso di fiducia significa anche rispettare la loro dignità umana».E come l’anno scorso, nella chiesa saranno accolte 600 persone, tra poveri, senza fissa dimora e nuclei familiari senza reddito. Anche il menù sarà sempre particolare, con mozzarelle fresche, pizze e panuozzi preparati al momento. Sul sagrato del duomo ci saranno forni e le attrezzature occorrenti alla preparazione delle pietanze, offerte dal cavaliere Vincenzo Staiano di Gragnano, titolare della pizzeria/ristorante Zì Aniello, noto ormai come il “Piazzaiolo del Papa”. Per il Pontefice, infatti, ha preparato e distribuito migliaia di pizze in piazza San Pietro e nei comuni terremotati del Centro Italia, mentre, nei giorni scorsi, ha offerto allo stesso Papa Francesco una grande pizza  per il suo compleanno. Il pranzo verrà allietato da artisti con la esecuzione di canzoni classiche napoletane. Al termine, il Cardinale Sepe consegnerà un dono a tutti gli ospiti.

«Dio è amore – ha ricordato il cardinale nell’omelia natalizia – chi ama tende ad avvicinarsi, a parlare, ad unirsi a colui che ama. Eppure, questo Natale di Dio, che ci narra una lunga meravigliosa storia di amore iniziata fin dall’eternità, non sempre e non da tutti è stato accolto come la Parola Incarnata. Così, Gesù di Nazareth, il pellegrino inviato dal Padre sulla terra non è stato accolto né dai potenti, né da chi egoisticamente agisce solo per interessi. E noi, oggi? Quanti, anche cristiani, dimenticano il precetto di accogliere i pellegrini, a causa di pregiudizi che causano solo paura ed egoismo. Eppure, questi pellegrini, che vengono da lontano o vivono nelle nostre città o nei nostri quartieri, sono nostri fratelli e sorelle, sono la “carne viva di Cristo”. Spesso, anche noi cristiani ci distraiamo, manifestiamo insensibilità di fronte ai drammi di tanti che vivono nella solitudine, nell’abbandono, nella disperazione, prima che nella fame, nella sete, nel freddo. Non abbiamo il coraggio di guardare i loro volti e di incrociare gli sguardi di chi vive senza speranza. Accogliamo Cristo nei nostri cuori e nelle nostre case, mettendoci a servizio di fratelli e sorelle che sono soli e poveri, nello spirito e nel corpo».

 

 

 

 

 





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