Nella Giornata mondiale del Rifugiato la denuncia del ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia





La Fondazione Migrantes ricorda il 20 giugno la Giornata mondiale del Rifugiato. Quest’anno, probabilmente, il numero dei rifugiati stimato sarà il più alto degli ultimi 50 anni: ormai 100 milioni nel mondo. Le guerre, anche l’ultima in Ucraina con sei milioni e mezzo di rifugiati e altrettanti profughi interni, i 34 conflitti in corso nel mondo, i disastri ambientali, la fame, la tratta e lo sfruttamento stanno costringendo sempre più persone e famiglie a lasciare la propria terr        a per chiedere protezione e asilo altrove. Di fronte a questo fenomeno epocale, la politica continua a fare passi avanti, ma anche molti passi indietro.

Se da un lato è apprezzabile la proposta europea che finalmente impegna ogni Paese, seppur in forma diversa, diretta o volontaria, alla solidarietà nei confronti di richiedenti asilo e rifugiati, dall’altra non si può non denunciare il ritorno alle deportazioni di ucraini in Russia e di migranti, per lo più asiatici, dall’Inghilterra in Rwanda, nonostante le condanne della Corte europea dei Diritti umani; l’aumento del numero dei morti nel Mediterraneo, sebbene siano diminuiti gli arrivi; la diversa attenzione prestata a richiedenti asilo e rifugiati di diversi Paesi; i respingimenti in mare e in terra senza identificazione e tutela; la crescita di violenze nei campi profughi di Libia, Sud Sudan, Ciad.

L’auspicio è che questa Giornata mondiale del rifugiato accenda i riflettori sulla imprescindibile esigibilità dei diritti dei richiedenti asilo e dei rifugiati, senza i quali non si può immaginare un futuro e un mondo fraterno.

cs

L’appello della Caritas, riportato su VaticanNews  

Caritas Internationalis “leva la propria voce ed esprime preoccupazione per la mancanza di solidarietà internazionale nell’accogliere i rifugiati e i richiedenti asilo senza discriminazioni. Le richieste di sicurezza e di una vita dignitosa per i rifugiati sono rimaste per lo più inascoltate”. Nei primi mesi del 2022, più di 100 milioni di persone sono state forzatamente sfollate in tutto il mondo a causa di persecuzioni, conflitti, violenze o violazioni dei diritti umani e disastri climatici, registrando i livelli più alti di sfollamento mai osservati. “Oggi vediamo anche come questi fattori – afferma Caritas Internationalis – diventino concause degli spostamenti e non possano essere considerati separatamente”. Nel periodo 2019-2021, più di 8.436 migranti, compresi i richiedenti asilo, hanno perso la vita e 5.534 migranti sono scomparsi durante il viaggio.





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