Prima di raccontarvi della straordinaria esperienza che stiamo vivendo da qualche mese come Pastorale giovanile, credo sia importante partire da ciò che ci ha spinto a muovere i primi passi per la creazione di nuovi progetti pastorali, per una stretta e fruttuosa collaborazione tra diversi centri della nostra diocesi impegnati verso i giovani.
Provando a guardare all’attuale contesto di crisi che stiamo attraversando, ci siamo resi conto, innanzitutto, che il tempo della pandemia ha “stravolto” completamente la nostra quotidianità e le nostre consuete abitudini. Mai avremmo pensato che un “nemico invisibile” potesse mettere così in discussione anche la nostra stessa vita di fede. In questo clima di difficoltà e incertezze, l’attenzione dei giornali e dei principali canali d’informazione sembra essere concentrata unicamente sulle scelte politiche mirate a proteggere l’economia del paese, come se fosse l’unica cosa da salvare. È pur vero che bisogna dedicare grande attenzione e priorità al sistema economico – anche in seguito all’aumento vertiginoso della disoccupazione – ma non si può restare in silenzio di fronte al “disastroso” impatto che il Covid-19 ha avuto nel mondo giovanile. Da un giorno all’altro i bambini e i ragazzi hanno dovuto lasciare i banchi di scuola, rinunciare agli incontri con gli amici, ai propri hobby, alle attività ricreative. Anche all’interno di molte parrocchie, purtroppo, hanno trovato chiuse le porte dei centri giovanili e degli oratori, trovandosi a vivere, di conseguenza, una profonda crisi di smarrimento che non ha fatto altro che aumentare in loro la paura del “contatto”.
In questo scenario s’inseriscono le prime iniziative che, gradualmente, la Pastorale giovanile ha messo a punto, in collaborazione con il CDV centro diocesano vocazioni, l’ufficio missionario, il settore biblico e l’ufficio catechetico. Due erano le possibilità: aspettare tempi migliori oppure cogliere, qui ed ora, l’appello dei giovani che ci spingeva a ristrutturare totalmente le nostre attività pastorali: il Coronavirus non può togliere ai nostri ragazzi il “diritto alla gioventù”!
Tutto nasce da un desiderio di don Vincenzo Cimarelli, parroco della chiesa Santi Pietro e Paolo in Soccavo, al quale il vescovo il mese di ottobre ha affidato la guida della Pastorale giovanile diocesana. Grazie alla sua particolare cura per i ragazzi che ha da sempre caratterizzato il suo ministero sacerdotale, raccogliendo i frutti del singolare lavoro fatto per diversi anni da don Mario Russo, ha voluto potenziare l’azione di “rete”, perché diversi settori della nostra diocesi impegnati nel mondo giovanile possano camminare insieme. Questo rappresenta un punto di forza per rendere la Chiesa vicina ai giovani in questo tempo di pandemia.
Si devono mettere al primo posto i bisogni dei nostri ragazzi, i loro sogni e la loro voglia di mettersi in gioco, continuare a farli sentire protagonisti, abbandonando quella mentalità degli “uffici” e delle “poltrone”, tipica del clericalismo e dell’ambiente curiale, che molto spesso ci allontana dalla concretezza del reale.
Nasce così nella nostra diocesi una equipe, in particolare di sacerdoti e suore, che insieme hanno iniziato a progettare la pastorale giovanile curando le sue diverse sfumature: vocazioni, missionarietà, catechesi, associazioni, movimenti… Sotto la guida di Luigi Cotichella, esperto di training tools e di progettazione, sono stati avviati una serie di incontri di formazione per inquadrare le finalità e gli obbiettivi a partire dai quali saranno strutturati gli incontri e gli eventi per i giovani della nostra diocesi.
È stata un’esperienza costruttiva, di confronto tra opinioni e sensibilità diverse, tutte però con un unico e medesimo fine: riaccendere la speranza dei nostri giovani!
E sappiamo molto bene che la speranza per noi cristiani non è qualcosa di astratto o di aleatorio ma è una persona viva e vera il cui nome è Gesù di Nazareth. I momenti di riflessione e di condivisione ci hanno permesso di ritornare al senso più profondo della nostra vocazione che è quello di testimoniare a tutti, e in modo
particolare ai giovani, che Egli è morto e risorto e che ci è accanto ogni giorno fino alla fine del mondo (Cf. Mt 28,20).
Non si può non constare che nel mondo giovanile è nato un nuovo linguaggio di comunicazione fatto di emoticon, hashtag e altre tante parole e segni utilizzati soprattutto sui social. Si è pensato così di incentivare le pagine Facebook e Instagram della Pastorale giovanile con l’obiettivo di renderle non soltanto dei canali di informazione ma anche, e soprattutto, dei veri e propri strumenti di evangelizzazione. Durante tutto il tempo di Avvento ogni giorno, in piena sintonia con il settore biblico della diocesi, grazie alla collaborazione di sacerdoti, suore, coppie di sposi, giovani e seminaristi, sono stati pubblicati dei brevi video-commento al Vangelo. Tale esperienza, intitolata “Avvento in 90 secondi”, ha visto come protagonisti anche un gruppo di ragazzi i quali, dietro le quinte, si sono occupati del montaggio, della grafica e della condivisione dei singoli video, dando origine al primo settore di “Comunicazioni sociali e media” della Pastorale giovanile.
In collaborazione con l’ufficio missionario è partita anche la scuola di “mondialità” insieme ai salesiani dell’Ispettoria meridionale. Una serie di incontri mensili tesi a suscitare nei nostri giovani uno spirito missionario che faccia cadere i muri della divisione e le barriere dell’odio e che li apra totalmente all’incontro con la diversità.
L’invito per tutti: “Diamo una bella ‘stiracchiata’ alle gambe”. Riprendendo una espressione del celebre film Titanic, di James Cameron. Dopo essersi messo in rotta nell’Oceano, in direzione dell’America, il capitano comanda al suo primo ufficiale di spingere i motori “avanti tutta”, facendo raggiungere al transatlantico una velocità di crociera decisamente sorprendente per l’epoca. Come Pastorale giovanile, questo è il tempo favorevole per darci “una bella stiracchiata alle gambe”. Il desiderio è quello di cogliere l’invito del nostro “Capitano”, Gesù Cristo, che ci spinge, con la creatività e l’entusiasmo, a spendere tutte le nostre energie affinché i giovani, di fronte alla vastità dell’Oceano di questo mondo, non abbiano paura di mettersi in gioco e di realizzare i propri sogni. Sappiamo, tuttavia, che proprio l’eccessiva velocità si rivelerà catastrofica per il Titanic, che i progettisti chiamavano “inaffondabile”. Per evitare il rischio di collisioni che possano farci “affondare”, siamo consapevoli, infatti, che bisogna navigare “a vista”, facendo ciascuno la propria parte e allontanando quelle pretese che molto spesso ci fanno sentire “inaffondabili”.
Giovanni Di Meo
seminarista