Il commento di un partecipante alla Giornata regionale per i giovani. Ripercorse le tappe sulle orme dell’Apostolo delle Genti
Essere venuti a Pozzuoli, con gli amici che hanno scelto con te l’avventura di Cracovia, è un po’ come fare il primo passo – decisivo – verso un incontro che ti cambierà. Il viaggio è sempre immagine di qualcosa di più grande: il cammino si fa strada… il passo diventa decisione… lo zaino è la tua storia e i compagni di viaggio sono testimoni del tuo andare… la giusta direzione è segnata da quel fiume di giovani che, con gioia trascinante, ti indica la meta finale: Gesù, colui che ti dà la pienezza.
Siamo partiti da Mondragone accompagnati da don Nando e don Osvaldo: essendo tempo di esami e di piccoli impieghi lavorativi, alcuni non sono potuti venire, li abbiamo però portati spiritualmente con noi. Nell’aria si respirava un clima già vissuto agli altri incontri preparatori per la GMG… primo fra tutti l’arrivo nell’aprile 2015 del Crocifisso di S. Damiano e della Vergine Lauretana: l’accoglienza dei simboli degli italiani verso Cracovia ci diedero la carica giusta, l’entusiasmo motivante per pensare con serietà la possibilità di venire all’Incontro internazionale dei giovani nel Paese dell’ideatore delle GMG, san Giovanni Paolo II.
In quell’occasione riecheggiarono nel cuore di ognuno di noi queste parole, prese dal tema della Peregrinatio: “Pensavamo di essere turisti e ci siamo scoperti pellegrini”. Aver vissuto in quest’anno pastorale, tante vicende, piccoli successi, altrettante difficoltà, incontri con persone che attualmente stanno percorrendo con te la fede, gli amici, lo studio, il gruppo, l’esperienza della vita in parrocchia, è stato per me, come una palestra che sta preparando il cuore all’avventura di Cracovia. I tanti momenti di preghiera, le catechesi con il vescovo, gli incontri per conoscerci (siamo 56 da 4 foranie diverse) sono tessere di un mosaico che compone l’opera che il Signore realizza attraverso le nuove amicizie, sono momenti dove ognuno si arricchisce della testimonianza dell’altro. Seguendo le orme di San Paolo, sbarcato a Pozzuoli per dirigersi a Roma, abbiamo fatto sosta presso via Celle e ascoltato la testimonianza sul cammino. Siamo pellegrini, con una meta definita, sappiamo chi ci indica la strada: con la bussola della Fede non possiamo smarrire la rotta, non siamo vagabondi in cerca di un senso che non c’è. Abbiamo fatto esperienza di Gesù: in qualche volto lo abbiamo riconosciuto e ora ci mettiamo in discussione per andare verso quel Volto, ben sapendo che Egli cammina con noi.
La seconda tappa del nostro pellegrinaggio a Pozzuoli è stata la prova della credibilità cristiana: nell’Anfiteatro abbiamo percepito materialmente la forza del martirio, il seme della presenza cristiana è germogliato sul suolo irrigato dal sangue dei martiri. Dopo aver sostato vicino al tempio di Serapide, ci siamo recati al porto, sul luogo dello sbarco di Paolo di Tarso.
In questo luogo ognuno ha potuto mirare il mare: l’incertezza di chi lascia la Patria e viene verso l’ignoto, il non ricevere accoglienza, la non disponibilità ad accettare le diversità culturali e religiose, è il male di questo tempo indifferente: “Paolo era uno di loro ed ognuno di loro potrebbe essere il nostro Paolo”. Abbiamo vissuto una giornata intensa, che mi ha già proiettato verso Cracovia, alla ricerca di quel Volto.
Luca Caiazzo