OLTRE L’EPIDEMIA. Appello del Regina Pacis per minori, disabili e detenuti. È una crisi sanitaria, ma anche sociale e psicologica





La crisi che stiamo affrontando non è esclusivamente sanitaria, ma anche sociale, economica, psicologica, soprattutto nel Sud Italia. Dalle realtà impegnate in prima linea a favore dei più bisognosi, che non hanno chiuso le porte per la paura del contagio, ma al contrario hanno potenziato le loro attività di accoglienza e sostegno, arriva un invito ad attivare soluzioni coraggiose ed importanti.

Significativo l’appello del direttore della Fondazione Regina Pacis, don Gennaro Pagano, affinché vengano individuate soluzioni “capaci di tener conto del bene integrale della persona e delle fasce più marginali della popolazione”.

«Più volte – sottolinea don Gennaro – ho sentito ripetere da qualcuno che l’epidemia da covid-19 è democratica in quanto potenzialmente coinvolge tutti: se lo è dal punto di vista biologico e medico non lo è dal punto di vista sociale. Siamo nel bel mezzo di una crisi che non è più esclusivamente sanitaria ma anche psicologica, sociale, economica. Pertanto credo, con i mezzi che solo chi governa e amministra può immaginare, anche questi altri tre criteri (psicologico, sociale, economico) debbano essere utilizzati con maggior centralità, nell’ambito della riflessione politica e sociale».

Il direttore evidenzia che alcune fasce di “marginalità sociale” soffrono più di altre in questo momento. Fa riferimento ai minori, “bombardati da continui bollettini di guerra, respirano un senso di insicurezza” che impongono la presenza, immediata ed urgente, di adulti che siano per loro punto di riferimento. I genitori devono essere rassicuranti e non trasmettere le loro ansie, seppure comprensibili. Va potenziata l’attività di maestri, insegnanti, educatori, operatori per offrire un sostegno ai genitori nel compito educativo e di cura.

Impegnato come cappellano nell’istituto penale minorile di Nisida, don Gennaro parla della situazione dei detenuti: «Privi dei colloqui, delle occasioni ricreative organizzate dal volontariato carcerario, delle attività formative e laboratoriali si troverebbero a fare i conti con un tempo vuoto, generatore di malessere interiore e di dinamiche pericolose».

Poi una riflessione a favore dei disabili. Sono stati chiusi i centri specializzati e sospese le attività socio-educative; in molte zone del paese è stata interrotta l’assistenza domiciliare, questo comporta “un’inevitabile ricaduta psicologica su molte persone con disabilità e lascia sprofondare in un senso di stanchezza e di indicibile solitudine molte delle loro famiglie”: «Occorre fare qualcosa in tal senso – conclude il giovane sacerdote – per evitare delle vere e proprie tragedie familiari» (scarica il testo dell’appello di don Gennaro Pagano).

A Quarto la Cittadella dell’Inclusione non ha sospeso l’accoglienza, offrendo ospitalità alle donne immigrate e bisognose d’aiuto; non ha sospeso l’attività di sostegno alle famiglie, organizzando la consegna a domicilio della spesa; ha potenziato l’azione di supporto psicologico; ha attivato diversi laboratori per bambini tramite i social, creando anche “Favole al telefono” (per info su facebook fondazione “centro educativo diocesano regina pacis”).

L’apporto dei volontari non manca. Le restrizioni per gli spostamenti, anche tra comuni diversi, non bloccano chi vuole impegnarsi nella solidarietà. L’ordinanza (n. 23 del 25 marzo) del presidente della Regione Campania fa riferimento proprio “agli operatori impegnati nell’assistenza ai singoli cittadini indigenti e/o soli, nonché nelle attività di volontariato per l’aiuto alimentare o farmaceutico”. I servizi sociali e il Terzo Settore non hanno alibi e non devono scoraggiarsi. Come ha sottolineato anche il Papa, “siamo sulla stessa barca, tutti fragili e disorientati, ma nello stesso tempo importanti e necessari”.





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