Papa Francesco ha firmato la sua terza enciclica, “Fratelli tutti”, sul tema della fraternità e dell’amicizia sociale. Un appello alla pace rivolto a tutto il mondo, che acquista un valore ancora più alto in questo periodo caratterizzato soprattutto dalla diffusione del Covid-19.
Diverse sono state le tappe che hanno accompagnato la stesura di questa nuova Lettera apostolica. Significativo il primo storico viaggio fuori le mura del Vaticano, l’8 luglio 2013, quando va a Lampedusa per denunciare la «globalizzazione dell’indifferenza» che rende insensibili alle grida degli altri, gettando una corona di fiori in mare, nel ricordo dei morti annegati. Una denuncia inascoltata e profetica, perché in quel mare si consuma una tragedia il 3 ottobre dello stesso anno (il naufragio di un’imbarcazione libica provoca la morte di ben 368 migranti e circa 20 dispersi presunti). Lo scorso anno è stato segnato dal “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”, che Bergoglio ha firmato ad Abu Dhabi il 4 febbraio 2019, nel suo viaggio apostolico negli Emirati Arabi, insieme al Grande Imam di Al-Azhar Ahamand al-Tayyb: una pietra miliare nei rapporti tra islam e cattolicesimo, un invito alla riconciliazione e alla fratellanza.
Il titolo dell’enciclica “Fratelli tutti” rimanda agli scritti di san Francesco. Al poverello d’Assisi è ispirato tutto il pontificato. Basta ricordare la scelta del nome: «Nell’elezione – ha raccontato lo stesso Bergoglio – avevo accanto a me l’arcivescovo emerito di San Paolo e anche prefetto emerito della Congregazione per il Clero, il cardinale Claudio Hummes: un grande amico, un grande amico! Quando la cosa diveniva un po’ pericolosa, lui mi confortava. E quando i voti sono saliti a due terzi, viene l’applauso consueto, perché è stato eletto il Papa. E lui mi abbracciò, mi baciò e mi disse: “Non dimenticarti dei poveri!”. E quella parola è entrata qui: i poveri, i poveri. Poi, subito, in relazione ai poveri ho pensato a Francesco d’Assisi. Poi, ho pensato alle guerre, mentre lo scrutinio proseguiva, fino a tutti i voti. E Francesco è l’uomo della pace. E così, è venuto il nome, nel mio cuore: Francesco d’Assisi».
Storica anche la scelta di Papa Francesco di non firmare l’enciclica a Roma e di recarsi sulla tomba di San Francesco nella basilica inferiore di Assisi. In conclusione della celebrazione vissuta nel pomeriggio di ieri 3 ottobre con i frati, con molta semplicità Bergoglio ha ringraziato i tre membri della Prima sezione della Segreteria di Stato (monsignor Paolo Braglia, Juan Antonio Cruz e Antonio Ferreira), che hanno curato la stesura e la traduzione del documento, pubblicato nella versione originale in lingua spagnola. Li ha invitati a togliersi momentaneamente la mascherina per permettere una foto ricordo. Poi, alle ore 15.55, ha firmato il documento.
La terza enciclica, che inizia con le parole “Fratelli tutti” (tratte dall’esortazione contenuta nelle Ammonizioni di San Francesco d’Assisi, “Fratres omnes”), segue la Lumen Fidei (29 giugno 2013) e la Laudato Si’ (24 maggio 2015), un invito al rispetto e alla cura della “Casa comune”, richiamando il cantico di San Francesco, “esempio per eccellenza della cura per ciò che è debole e di una ecologia integrale, vissuta con gioia e autenticità”.
***
TESTO ENCICLICA “FRATELLI TUTTI”