Giovedì 9 giugno, Papa Francesco, in un incontro con vescovi e sacerdoti della Sicilia, è tornato a sottolineare quanto sia dannoso il pettegolezzo.
Dapprima ha chiesto “la liturgia, come va?” E con grande umiltà ma anche determinazione, ha sottolineato l’importanza della concretezza: «Non so come predicano i preti siciliani, se predicano come è stato suggerito nella Evangelii gaudium o se predicano in modo tale che la gente esce a fare una sigaretta e poi torna… Quelle prediche in cui si parla di tutto e di niente. Tenete conto che dopo otto minuti l’attenzione cala, e la gente vuole sostanza…. Io non vado a Messa lì, ma ho visto delle fotografie…. Ma carissimi, ancora i merletti, le bonete [berrette]…, ma dove siamo? Sessant’anni dopo il Concilio… A volte portare qualche merletto della nonna va, ma a volte… È bello fare omaggio alla nonna, ma è meglio celebrare la santa madre Chiesa».
In particolare, Bergoglio ha messo in luce una questione che è universale: «Una delle cose che più distruggono la vita ecclesiale, sia la diocesi sia la parrocchia, è il chiacchiericcio, il chiacchiericcio che va insieme all’ambizione… Noi non riusciamo a mandare via il chiacchiericcio: anche dopo una riunione: Ciao, ci salutiamo, e incomincia: “Hai visto cosa ha detto quello, quell’altro…”. Il chiacchiericcio è una peste che distrugge la Chiesa, distrugge le comunità, distrugge l’appartenenza, distrugge la personalità…. il chiacchiericcio ti toglie l’identità… Scusatemi se predico queste cose che sembrano da prima Comunione, ma sono cose essenziali: non dimenticarle». Considerazioni che si possono estendere al di fuori delle parrocchie o diocesi, riguardano gli ambienti di lavoro, i rapporti interpersonali.