Papa Francesco ha invitato a non “truccare” una pratica virtuosa come quella della penitenza. Il vero digiuno? Non si tratta solo di “scelte alimentari”, ma di stili di vita per i quali si deve avere l’«umiltà» e la «coerenza» di riconoscere e correggere i propri peccati. Questo l’invito espresso dal Pontefice all’inizio del cammino quaresimale, durante la messa celebrata a Santa Marta venerdì 16 febbraio.
«Digiuno davanti a Dio, digiuno che è adorazione, digiuno sul serio», perché «digiunare è uno dei compiti da fare nella Quaresima», «fai un digiuno umile, ma vero».
«Non digiunate più come fate oggi, così da fare udire in alto il vostro chiasso», aggiunge Papa Francesco mettendo in guardia dall’atteggiamento di chi, ad esempio, ricorda sempre: «noi siamo cattolici, pratichiamo; io appartengo a quella associazione, noi digiuniamo sempre, facciamo penitenza». A loro ha idealmente chiesto: «Ma, digiunate con coerenza o fate la penitenza incoerentemente come dice il Signore, con rumore, perché tutti la vedano, e dicano: “Ma che persona giusta, che uomo giusto, che donna giusta”?». Questo, infatti, «è un trucco; è truccare la virtù. È truccare il comandamento».
Al contrario, il Signore «consiglia ai penitenti, a quelli che digiunano di truccarsi, ma sul serio: “Digiunate, ma truccati perché la gente non veda che stai facendo penitenza. Sorridi, stai contento». «Dobbiamo fare penitenza, dobbiamo sentire un po’ la fame, dobbiamo pregare di più», ha detto Francesco; ma se «noi facciamo tanta penitenza» e non viviamo così il digiuno, «il germoglio che nascerà da lì» sarà «la superbia». Gesù stesso suggerisce «non far vedere agli altri che io digiuno» (cfr. Matteo, 6, 16-18).
La domanda da porsi, ha concluso il Pontefice, è: «Come mi comporto con gli altri? Il mio digiuno arriva per aiutare gli altri?». Se ciò non accade, quel digiuno «è finto, è incoerente e ti porta sulla strada di una doppia vita».
Nell’Angelus di domenica 18 febbraio, Papa Francesco ha poi ricordato che «Gesù va nel deserto per prepararsi alla sua missione nel mondo. Questa preparazione consiste nel combattimento contro lo spirito del male, cioè contro il diavolo. Anche per noi la Quaresima è un tempo di “agonismo” spirituale, di lotta spirituale: siamo chiamati ad affrontare il Maligno mediante la preghiera per essere capaci, con l’aiuto di Dio, di vincerlo nella nostra vita quotidiana. Noi lo sappiamo, il male è purtroppo all’opera nella nostra esistenza e attorno a noi, dove si manifestano violenze, rifiuto dell’altro, chiusure, guerre, ingiustizie. Tutte queste sono opere del maligno, del male. Subito dopo le tentazioni nel deserto, Gesù comincia a predicare il Vangelo, cioè la Buona notizia».
Il Pontefice ha ricordato che la Quaresima è un tempo di penitenza, ma non è certo un tempo triste: «È un impegno gioioso e serio per spogliarci del nostro egoismo, del nostro uomo vecchio, e rinnovarci secondo la grazia del nostro Battesimo. Siamo esortati a iniziare con impegno il cammino verso la Pasqua, per accogliere sempre più la grazia di Dio, che vuole trasformare il mondo in un regno di giustizia, di pace, di fraternità. Maria Santissima ci aiuti a vivere questa Quaresima con fedeltà alla Parola di Dio e con una preghiera incessante, come fece Gesù nel deserto. Non è impossibile! Si tratta di vivere le giornate con il desiderio di accogliere l’amore che viene da Dio e che vuole trasformare la nostra vita e il mondo intero».
Il Papa ha concluso comunicando che dal 19 al 24 marzo, verranno a Roma circa 300 giovani da tutto il mondo per una riunione preparatoria al Sinodo di ottobre: «Desidero però fortemente che tutti i giovani possano essere protagonisti di questa preparazione. Perciò, essi potranno intervenire on line attraverso gruppi linguistici moderati da altri giovani. L’apporto dei “gruppi della rete” si unirà a quello della riunione di Roma. Cari giovani, potete trovare le informazioni sul sito web della Segreteria del Sinodo dei Vescovi. Vi ringrazio del vostro contributo per camminare insieme».
(foto papaboys.it)