Papa Francesco, che in questa domenica prega per la pace nel Mondo, in particolare per le tensioni in Ucraina e per i migranti che ancora muoiono in mare perché gli viene negato l’approdo nei porti, si è soffermato sulla “forza” della Parola di Dio. Quando la leggi, nella tua anima incomincia un “oggi”.
«Quello che Gesù “riempie di senso” con la potenza dello Spirito è l’oggi… Sì, a volte si ascoltano conferenze impeccabili, discorsi ben costruiti, che però non smuovono il cuore e così tutto resta come prima. Anche tante omelia – lo dico con rispetto ma con dolore – sono astratte, e invece di svegliare l’anima l’addormentano. Quando i fedeli incominciano a guardare l’orologio – “quando finirà questo?” – addormentano l’anima. La predicazione corre questo rischio: senza l’unzione dello Spirito impoverisce la Parola di Dio, scade nel moralismo o in concetti astratti; presenta il Vangelo con distacco, come se fosse fuori dal tempo, lontano dalla realtà. E questa non è la strada. Ma una parola in cui non pulsa la forza dell’oggi non è degna di Gesù e non aiuta la vita della gente. Per questo chi predica, per favore, è il primo a dover sperimentare l’oggi di Gesù, così da poterlo comunicare nell’oggi degli altri».
Ringrazia, quindi, i predicatori e gli annunciatori del Vangelo che rimangono fedeli alla Parola che scuote il cuore, che rimangono fedeli all’“oggi”: «Ricordiamoci: la Parola di Dio trasforma una giornata qualsiasi nell’oggi in cui Dio ci parla. Allora – conclude il Pontefice – portate in tasca il Vangelo o nella borsa, per leggerlo nel viaggio, in qualsiasi momento, e leggerlo con calma. Con il tempo scopriremo che quelle parole sono fatte apposta per noi, per la nostra vita. Ci aiuteranno ad accogliere ogni giornata con uno sguardo migliore, più sereno… La Parola di Dio è anche il faro che guida il percorso sinodale avviato in tutta la Chiesa».