Il Papa ha ribadito che siamo di fronte ad una sfida epocale. Non è il tempo dell’indifferenza, degli egoismi, delle divisioni, della dimenticanza. Parole che non vogliamo sentire in questo tempo, ma che vogliamo bandire da ogni tempo. Il pontefice chiede la sospensione di tutte le guerre e i conflitti nel mondo. L’Unione Europea è chiamata in causa in maniera diretta: «Dopo la Seconda Guerra Mondiale – ha ricordato il Papa – questo amato continente è potuto risorgere grazie a un concreto spirito di solidarietà che gli ha consentito di superare le rivalità del passato… Non si perda l’occasione di dare ulteriore prova di solidarietà, anche ricorrendo a soluzioni innovative. L’alternativa è solo l’egoismo degli interessi particolari e la tentazione di un ritorno al passato, con il rischio di mettere a dura prova la convivenza pacifica e lo sviluppo delle prossime generazioni”.
Anche oggi, all’interno della Basilica San Pietro vuota, nel giorno che celebra la resurrezione di Gesù, il suo pensiero va a quanti sono stati colpiti direttamente dal coronavirus, ai medici e infermieri, agli operatori sanitari, alle forze dell’ordine e ai militari, a tutti coloro che sono impegnati per garantire i servizi essenziali necessari alla convivenza civile. I poveri, quanti vivono nelle periferie, i profughi, i senza tetto, nessuno sia lasciato solo.
Il Papa rinnova l’invito di esporsi a un “altro contagio”, quello della Risurrezione, “che si trasmette da cuore a cuore”.
Ieri, durante l’omelia della Veglia pasquale, ha invitato a specchiarsi nei sentimenti che le donne provano nel giorno del grande silenzio, nel quale si ha la morte nel cuore, al dolore si accompagna la paura e il timore per il futuro, tutto va ricostruito (riportiamo più avanti il rimando al Vangelo di Matteo). La Madonna, di sabato, prega e spera. Non si abbandonano al pessimismo. In questo giorno, afferma il pontefice, abbiamo conquistato un diritto fondamentale, che non ci sarà tolto: il “diritto alla speranza”. Si amplifica così la portata dell’appello “non lasciamoci rubare la speranza”. La speranza è un “diritto” e in quanto tale deve essere assicurato a tutti. Innanzitutto il diritto ad avere un lavoro, ma anche diritto alla vita, ad essere aiutato nel momento del bisogno, ad avere alimenti e il minimo necessario per poter vivere. Un richiamo rivolto quindi anche a tutti coloro che devono assicurare il rispetto di questi diritti, ai vari livelli, in tutti i settori, sociale, economico, sanitario. Si segna nella nostra storia una Pasqua diversa, particolare, una Pasqua della Solidarietà.
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Dall’omelia di Papa Francesco durante la Veglia pasquale:
La memoria ferita, la speranza soffocata. Per loro era l’ora più buia, come per noi. Ma in questa situazione le donne non si lasciano paralizzare. Non cedono alle forze oscure del lamento e del rimpianto, non si rinchiudono nel pessimismo, non fuggono dalla realtà… La Madonna, di sabato, nel giorno che verrà a lei dedicato, prega e spera. Nella sfida del dolore, confida nel Signore. Queste donne, senza saperlo, preparavano nel buio di quel sabato «l’alba del primo giorno della settimana», il giorno che avrebbe cambiato la storia. Gesù, come seme nella terra, stava per far germogliare nel mondo una vita nuova… Quante persone, nei giorni tristi che viviamo, hanno fatto e fanno come quelle donne, seminando germogli di speranza! Con piccoli gesti di cura, di affetto, di preghiera. All’alba le donne vanno al sepolcro. Lì l’angelo dice loro: «Voi non abbiate paura. Non è qui, è risorto» (Mt 28,5-6). Davanti a una tomba sentono parole di vita… E poi incontrano Gesù, l’autore della speranza, che conferma l’annuncio e dice: «Non temete» (v. 10). Non abbiate paura, non temete: ecco l’annuncio di speranza. È per noi, oggi.