Il Papa, nella giornata dell’Epifania, ha ricordato la Giornata Missionaria dei Ragazzi, quest’anno sul tema “Orchestriamo la fraternità”.
Bergoglio, nella Liturgia della Parola, ha invitato a riflettere su tre espressioni: “alzare gli occhi”, “mettersi in viaggio” e “vedere”.
«Queste tre espressioni – sottolinea Papa Francesco – ci aiuteranno a capire cosa significa essere adoratori del Signore. La prima espressione, alzare gli occhi, ce la offre il profeta Isaia… È un invito a mettere da parte stanchezza e lamentele, a uscire dalle strettoie di una visione angusta, a liberarsi dalla dittatura del proprio io, sempre incline a ripiegarsi su sé stesso e sulle proprie preoccupazioni… Ciò non vuol dire negare la realtà, fingendo o illudendosi che tutto vada bene. No. Si tratta invece di guardare in modo nuovo i problemi e le angosce.
La seconda espressione che ci può aiutare è mettersi in viaggio… Dopo un viaggio non si è più come prima. C’è sempre qualcosa di nuovo in chi ha compiuto un cammino: le sue conoscenze si sono ampliate, ha visto persone e cose nuove, ha sperimentato il rafforzarsi della volontà nel far fronte alle difficoltà e ai rischi del tragitto.
Per adorare il Signore bisogna “vedere” oltre il velo del visibile, che spesso si rivela ingannevole. Erode e i notabili di Gerusalemme rappresentano la mondanità, perennemente schiava dell’apparenza… D’altro canto, nei Magi vediamo un atteggiamento diverso, che potremmo definire realismo teologale: esso percepisce con oggettività la realtà delle cose, giungendo finalmente alla comprensione che Dio rifugge da ogni ostentazione… Noi perciò, come scrive l’apostolo Paolo, “non fissiamo lo sguardo sulle cose visibili, ma su quelle invisibili, perché le cose visibili sono di un momento, quelle invisibili invece sono eterne” (2 Cor 4,18)».
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