Il sussidio intitolato “Dall’ascolto, la vita”, che racchiude la sintesi del cammino sinodale percorso dalla nostra Diocesi negli ultimi due anni – sintesi consegnata in forma cartacea lo scorso 27 ottobre ai partecipanti alla celebrazione eucaristica con cui si è dato inizio all’anno pastorale, ma che è a disposizione di tutti in forma digitale sul sito della diocesi – contiene in sé molteplici elementi e indicazioni che sarebbe davvero peccato grave far cadere nel vuoto. La sintesi, infatti, non guarda solo al passato, ma si apre al futuro, ai passi che la nostra Chiesa è chiamata a compiere a breve e medio termine. In questo senso, il titolo del sussidio – “Dall’ascolto, la vita” – è a mio parere tra i più bei titoli di documenti ecclesiali degli ultimi anni: la vita, il futuro, sgorga dall’ascolto del passato e del presente, e questa, come si sa, è la dinamica della profezia biblica. In questo senso, sin dal titolo, questo sussidio dimostra di avere una valenza profetica. Proprio per questo merita di avere forse più attenzione di quello che gli è stato dedicato: purtroppo gli eventi, anche in ambito ecclesiale, si susseguono in modo continuo e talvolta frenetico, e non lasciano molte possibilità di fermarsi a riflettere. E questo è, per me, uno dei più grandi mali di oggi.
Quando nel 1992, ancora diacono, il vescovo di allora, monsignor Sorrentino, volle affidarmi la responsabilità dell’Ufficio Catechistico Diocesano, per forza di cose dovetti acquistare alcuni testi per studiare l’argomento: per me, infatti, proveniente da tutt’altra esperienza, la catechesi era un mondo del tutto sconosciuto. Fu grande la mia meraviglia, quindi, quando mi resi conto che essa non era, come si diceva allora, finalizzata ai sacramenti, ma alla vita cristiana. Insomma, non ci si formava per ricevere la comunione o la cresima, ma per diventare cristiani. Mi parve subito evidente che non era ancora così, nel modo comune di pensare dei fedeli di una parrocchia, ma che a questo bisognava tendere. D’altronde, non è così anche nel Nuovo Testamento? Ad esempio, è vero che negli Atti, nel famoso sommario del capitolo 2, si dice esplicitamente che i primi cristiani «erano perseveranti nell’insegnamento degli apostoli e nella comunione, nello spezzare il pane e nelle preghiere» (At 2,42), ma poi era davvero così? Non penso, se l’autore della Lettera agli Ebrei deve richiamare la sua comunità: «Non disertiamo le nostre riunioni, come alcuni hanno l’abitudine di fare, ma esortiamoci a vicenda» (Eb 10,25). Ecco, la formazione è da sempre priorità per la comunità ecclesiale (l’insegnamento degli apostoli è al primo posto nei segni distintivi della comunità…), e non potrebbe essere altrimenti; è da sempre riconosciuta da tutti come necessaria e indispensabile; ma è quasi sempre la prima cosa a cui si rinuncia senza sentirsi in colpa (ci si confessa se la domenica non si è partecipato alla messa, ma non se si è saltato un incontro di formazione!). La nostra Diocesi ha una lunga tradizione di riconoscimento del valore della formazione, ma ha anche sempre saputo tenere gli occhi aperti su questi aspetti meno positivi. Trovo importante, allora, che il sussidio di cui si diceva all’inizio si inserisca in questa tradizione, individuando come priorità tra le priorità – «che pensiamo possano indirizzare future scelte pastorali nella nostra chiesa diocesana» – proprio la formazione alla fede e alla vita, indicando anche alcuni focus tematici specifici. In primo luogo, infatti, tale formazione deve recuperare la centralità della Parola di Dio, così come ci chiedeva già l’VIII Sinodo Diocesano, perché solo essa «deve ispirare, caratterizzare e orientare il pensiero e l’azione pastorale del singolo e della comunità». Bisogna poi riscoprire l’importanza della famiglia «come soggetto attivo di evangelizzazione e luogo naturale per vivere la fede in modo semplice e spontaneo», come pure la valenza “vitale” della formazione catechistica dei fanciulli, che deve «uscire dal modello scolastico per attivare itinerari formativi più attenti alla vita, con la ricchezza dei linguaggi che la caratterizza» (ma su ciò sono stati fatti passi da giganti negli ultimi 30 anni!). Fondamentale risulta poi la formazione permanente, che «è comunicazione di un’esperienza di vita, elaborazione di essa, testimonianza, condivisione». Come si vede, vengono fornite delle indicazioni che qualcuno può trovare ancora troppo vaghe e generiche, ma che se riempite di proposte concrete possono davvero segnare una svolta per il nostro cammino futuro.