Coraggio, lettori di Segni dei Tempi, facciamo anche noi il giochino tipico degli ultimi giorni di un anno che sta per finire e dei primi di un anno appena cominciato. Quale giochino? No, non la tipica e napoletana tombola, quell’altro… Non avete ancora capito? Ma in che mondo vivete? Ma non ascoltate la TV, non leggete i siti dei maggiori quotidiani nazionali on-line, non sfogliate le pagine patinate dei settimanali più venduti? Parlo del giochino del “cosa vorresti dal nuovo anno”? È la variante di quell’altro giochino: “cosa vorresti trovare sotto l’albero di Natale?”, o di quell’altro: “cosa vorresti che ti portasse Babbo Natale… la Befana?”. Una volta era la letterina di Natale, ricordate? Si esprimevano desideri, si chiedeva qualcosa, e in cambio si prometteva di essere più buoni, di non far arrabbiare mamma e papà, di non litigare con il fratellino più piccolo, di non tirare più la coda al cane, e così via. Buoni propositi, che (chissà perché!) con il nuovo anno si dissolvevano (o con l’arrivo di Babbo Natale e della sua vecchia moglie la Befana, o comunque quando si aveva avuto ciò che si era chiesto… non sempre, però!).
Oggi il giochino si è evoluto: non più una semplice letterina, ma un sondaggio; non più promesse di cambiare i propri comportamenti sbagliati, ma richieste rivendicate con forza; non più l’ambito familiare, ma Internet, i social media, Facebook, e via dicendo. Allora, che dite? Lo facciamo questo giochino? Bene. Per vedere i risultati, continuate a leggere.
Come pensavo. Le risposte a questo mini sondaggio (virtuale) sono arrivate numerose, e i risultati sono abbastanza chiari. Al primo posto, tutti (il 100%) desiderano dal nuovo anno la pace nel mondo: in pratica, che non ci siano più guerre e violenze in nessuna parte, che Trump e il nord coreano Kim non facciano gli stupidi, che non inizi una nuova escalation di violenza in Medio Oriente, e così via. Al secondo posto, si classifica il desiderio che non ci siano più attacchi terroristici, dell’Isis o di chiunque pensa che seminare il terrore e la paura uccidendo persone innocenti sia una buona cosa per i propri fini. E poi, venendo più vicino a noi, si desidera un lavoro per tutti e la fine di questa tremenda crisi economica che sembra non finire mai. Subito dopo, e collegato a ciò, è il desiderio che i giovani non debbano andare via dalla propria terra e dai propria affetti per lavorare in altre zone, o addirittura in altri Paesi, anche non europei. Al quinto posto, si colloca il desiderio di poter formare una famiglia, ma questi sono soprattutto i giovani che lo esprimono. Significativo poi il desiderio di molti bambini e adolescenti che la mamma e il papà tornino insieme, o che non litighino più, o che si vogliano di nuovo bene (le considero espressioni equivalenti).
Potrei proseguire, ma tant’è, ci siamo capiti. Ho scherzato, ma non troppo, a dire il vero. Chi può negare che questi siano alcuni dei principali desideri del nostro cuore all’inizio di un nuovo anno? Chi può dire che non sia vero che da esso vorremmo pace, felicità, serenità per tutti, il che vuol dire anche un lavoro sicuro e dignitoso, la possibilità di avere un futuro certo, il superamento di ferite e traumi interiori come quelli che derivano dalla fine di una famiglia? Tutto vero, dunque. Ed è questo che ci auguriamo tutti, e che anch’io auguro a voi, cari lettori di questo giornale. Però… però, bastasse desiderare, o chiedere, o augurarselo! Il mondo già da un pezzo sarebbe un posto migliore di quello che è adesso. Purtroppo non basta, ci vuole ben altro. Cosa ci vuole ce lo ha ripetuto la Parola di Dio, continuamente, in Avvento, ma è chiaro che l’esortazione vale sempre: “Preparate la via del Signore, raddrizzate i suoi sentieri!” (Mt 3,3).
Che significa, nel nostro contesto, fare in modo che lungo le tortuose vie della storia si apra continuamente la porta della speranza, dalla quale poi può entrare l’azione creativa dello Spirito. Significa costruire nuove possibilità, concrete e fattibili, perché il mondo cambi. Solo facendo così, potremmo far sì che il nuovo anno continui a mantenere a luglio (e anche a dicembre) le stesse promesse fatte a gennaio.
Pino Natale